I musei non sono aziende né palcoscenici

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Alla vigilia del voto di fiducia al Decreto Cultura, il MiC ha pubblicato il sospirato bando internazionale per la selezione dei direttori di cinque istituti autonomi. Si tratta dei Musei Reali di Torino (guidati sino alla fine del novembre 2023 dalla storica dell’arte Enrica Pagella e attualmente retti ad interim dal segretario generale del MiC Mario Turetta) e della Galleria dell’Accademia di Firenze e dei Musei del Bargello. Quest’ultimo è un polo museale creato nel 2023 (in precedenza l’Accademia di Firenze era governata dalla storica tedesca Cecilie Hollberg) e promosso in prima fascia, il cui interim è assicurato dallo scorso giugno dal dg musei Osanna.

A dover essere rinnovato è anche il vertice del Parco archeologico del Colosseo, che oltre alla Domus Aurea, comprende le aree archeologiche del Foro Romano e del Palatino: oggi il parco continua a essere gestito, ad interim, dall’archeologa Alfonsina Russo, che nel luglio dello scorso anno è stata nominata alla testa del Di.Va., il Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale scaturito dalla riforma dell’ex ministro Sangiuliano. Da assegnare è anche la direzione del Museo Nazionale Romano, diviso tra Palazzo Massimo, Terme di Diocleziano, Palazzo Altemps e Crypta Balbi: l’interim è stato affidato alla direttrice del complesso del Vittoriano e Palazzo Venezia (Vi.Ve.) Edith Gabrielli dopo che lo scorso novembre il ministro Giuli aveva deciso di non rinnovare il mandato allo studioso francese di Protostoria Stéphane Verger.

DIETRO L’ACCUSA di spoil system si cela in realtà il caos provocato dal progetto Urbs, finanziato nel 2022 con fondi Pnrr per la ristrutturazione e il riallestimento delle quattro sedi, le quali – in pieno Giubileo – si trovano però chiuse come la Crypta Balbi o in un preoccupante stato di smantellamento come le Terme di Diocleziano. Attesissimo anche il successore di Paolo Giulierini, il cui doppio mandato si è concluso nel 2023, al Museo archeologico di Napoli (Mann), amministrato nel frattempo dall’onnipresente Osanna.

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per lavori di ristrutturazione

 

LA COMMISSIONE che esaminerà le candidature verrà nominata dal ministro e sarà composta da cinque esperti tra magistrati, docenti universitari in materie giuridiche e umanistiche, alti dirigenti del MiC o di altre pubbliche amministrazioni ed esperti di economia ed organizzazione aziendale. Azienda è in effetti una delle parole chiave del bando, che al di là della retorica a tratti vagamente sovranista sul «rafforzamento del nostro patrimonio culturale con lobiettivo di promuovere l’innovazione, la valorizzazione e la gestione efficace dei nostri musei, luoghi simbolo della nostra identità storica e artistica», relega la tutela dei beni culturali a compito accessorio dei futuri direttori. Per accedere alla selezione è sufficiente avere una laurea specialistica o magistrale: poiché gli ambiti disciplinari non sono indicati, se ne desume che anche un laureato in materie diverse da quelle attinenti al patrimonio possano presentarsi.

D’ALTRONDE, LA QUALIFICAZIONE PROFESSIONALE dev’essere comprovata da un’«esperienza di elevato livello nella gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, nella gestione di istituti e luoghi della cultura» ma anche di non meglio specificati organismi pubblici e privati. Se questo non bastasse a esplicitare l’orientamento aziendalista del bando, ecco il requisito principe da ricercare: «avere ricoperto incarichi gestionali presso aziende private o amministrazioni pubbliche, in Italia o all’estero, da cui possano desumersi le spiccate doti manageriali e organizzative».

Le competenze nel campo della comunicazione e promozione del patrimonio, dei prestiti di oggetti archeologici e opere d’arte in Italia e all’estero e del fundraising sono le attitudini a cui maggiormente punta un ministero sempre più intenzionato a usare i luoghi della cultura come palcoscenico (e dunque strumento) politico nonché come attrattore turistico suscettibile di generare ingenti guadagni. Se il Parco del Colosseo si è già portato avanti con le sponsorizzazioni in stile Airbnb (e poi, chissà, potrebbe affacciarsi il «gladiatore» Elon Musk, che ha già donato 2 milioni di euro al Parco di Ercolano per lo studio dei papiri carbonizzati attraverso l’Intelligenza artificiale), si spera che Giuli sappia scegliere con giudizio i «superdirettori» di franceschiniana memoria. Uno dei rischi, infatti, è quello di estendere i dissesti lasciati, a dispetto della propaganda su ingressi e (presunti) successi, da Giulierini al Mann. Risulta infatti che il bilancio 2024 di uno dei più importanti musei archeologici al mondo esponeva un disavanzo di quasi 6 milioni di euro, poi rimpinguati con decreto ministeriale facendo convogliare a Napoli 4 milioni dalle risorse dei Parchi di Pompei e del Colosseo. Va da sé che persino un’azienda-museo, per sopravvivere, deve essere ben amministrata.



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