Per Assonime applicazione della disciplina CSRD da rinviare – La lente sul fisco

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A stretto giro dalla pubblicazione del documento dell’Organismo italiano di Contabilità (si veda “Auspicabili standard di rendicontazione della sostenibilità ad hoc per le mid-companies” del 5 febbraio 2025) anche Assonime, con il Position paper 1/2005 (reso disponibile ieri), è intervenuta con osservazioni e proposte sull’Atto europeo Omnibus in materia di sostenibilità.

Come osservato nelle premesse del documento, l’applicazione della nuova normativa sta suscitando un forte dibattito, anche alla luce della disomogeneità di applicazione a livello europeo. È stata, infatti, avviata la procedura d’infrazione nei confronti di 17 Stati membri, tra cui Paesi economicamente rilevanti come Germania, Spagna e Paesi Bassi, per il mancato recepimento della CSRD nei tempi previsti. A tale situazione consegue “un grave svantaggio competitivo per le imprese, anche italiane, appartenenti a gruppi europei che non hanno recepito la direttiva, che si troveranno a dover pubblicare in proprio una rendicontazione di sostenibilità, con effetti negativi per la competitività delle singole economie europee e maggiore frammentazione del mercato unico”.

L’obiettivo della Commissione europea, attraverso il regolamento Omnibus, è quello di semplificare il quadro normativo per agevolare le imprese, soprattutto le PMI, nella transizione verso modelli più sostenibili, senza tuttavia compromettere gli elevati standard sociali e ambientali dell’Unione europea. Nel complesso, il documento propone un approccio più flessibile e razionale alla normativa sulla sostenibilità, che permetta alle imprese di adempiere agli obblighi previsti senza subire oneri sproporzionati e vedere la propria competitività compromessa. È, pertanto, auspicabile un quadro normativo chiaro, coerente e sostenibile, che supporti la transizione ecologica senza ostacolare la crescita economica e l’innovazione.

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Nel documento vengono evidenziate diverse criticità riscontrate dalle imprese nell’applicazione della normativa vigente. Tra i problemi principali vi sono la complessità delle regole e i connessi costi di conformità elevati, la mancanza di chiarezza in alcune previsioni e il rischio di un disallineamento tra il quadro europeo e quello internazionale. Un aspetto particolarmente problematico riguarda il sistema degli standard di rendicontazione ESRS, che impone obblighi informativi ritenuti eccessivamente onerosi.

Il documento parte da alcune considerazioni generali tra le quali la seguente: “Il novero di informazioni deve essere ridotto nel volume e concentrato sulle informazioni di natura quantitativa considerate strategiche o essenziali”. Inoltre, viene richiesto “uno sforzo di coordinamento complessivo dell’intera disciplina europea in tema di sostenibilità socio-ambientale”.

Sulla base delle premesse, il documento propone un piano d’azione articolato in due fasi. Nella prima, da attuare nel breve termine, si suggerisce di posticipare all’esercizio 2027, con pubblicazione nel 2028, la presentazione dell’informativa sulla sostenibilità per la grandi imprese non soggette a DNF, quali ad esempio le società non quotate. Si propone, inoltre, una revisione degli standard ESRS, con l’obiettivo di ridurre di almeno il 50% gli obblighi informativi attualmente previsti, concentrandosi esclusivamente sui dati più rilevanti. Un ulteriore intervento immediato riguarda il Regolamento tassonomia, per il quale si suggerisce l’eliminazione di alcune informazioni di cui dare informativa, come la quota di spese operative relative ad attività ecosostenibili.

La seconda fase del piano prevede riforme strutturali più profonde, tra cui una migliore armonizzazione tra le normative europee sulla sostenibilità, anche con riferimento alla finanza, al fine di garantire maggiore coerenza tra gli obblighi informativi e quelli di comportamento imposti alle imprese. Ad esempio, sul fronte dell’ambito soggettivo di applicazione, si propone di escludere le PMI quotate dagli obblighi di rendicontazione ed esonerare dagli obblighi di rendicontazione di sostenibilità le holding che non esercitano attività di direzione e coordinamento e le società quotate che rientrano in una rendicontazione di sostenibilità. Lato contenuti informativi della CSRD, invece, vengono auspicati interventi su aspetti quali:
– la doppia rilevanza;
– la qualità e la granularità dell’informazione;
– il perimetro e il contenuto delle informazioni sulle catene di valore;
– gli standard settoriali.

Per quanto riguarda il Regolamento Tassonomia, il documento sottolinea la necessità di rivedere i criteri per la classificazione delle attività ecosostenibili, ampliando la definizione di “attività di transizione” e includendo settori industriali che, pur avendo un impatto ambientale significativo, stanno investendo in tecnologie innovative per la decarbonizzazione. Si evidenzia inoltre la necessità di rivedere i criteri di vaglio tecnico per garantire una maggiore equità tra le imprese e di introdurre soglie di materialità che consentano di limitare gli obblighi informativi solo alle informazioni effettivamente rilevanti.





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