quando offrì a un pastore un miliardo per la sua terra

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Nella storia dei sardi c’è un elenco molto lungo di invasori: eserciti partiti dall’altra parte del Mediterraneo e persino aspiranti re ancora senza una corona. Poi c’è stato un principe che non ha mai preteso onori di corte ma che all’isola ha lasciato in eredità un tesoro. E oggi la Sardegna saluterà Karim Aga Khan come uno degli eroi della storia: il visionario arrivato da un luogo sconosciuto, che dell’isola in mezzo secolo ha cambiato il destino. Aveva 88 anni e i suoi ultimi giorni li ha trascorsi a Lisbona, insieme ai quattro figli che lo hanno affiancato negli affari e nei grandi progetti benefici per i paesi sottosviluppati e per l’ambiente. Per la Costa Smeralda oggi davvero si chiude un’epoca.

Aga Khan, la vita privata del principe e il patrimonio miliardario: cavalli, yacht, ville private. E il brand Costa Smeralda

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IL PERSONAGGIO

Nel 1962 Karm al-Husayn era già diventato il grande imam di 15 milioni di musulmani ismailiti, la seconda (e ricca) corrente degli sciiti. Succeduto al nonno Mohammed nel 1957 era diventato Karim Aga Khan IV, considerato dai fedeli il discendente diretto di Maometto. La folgorazione con la Sardegna fu immediata: «Era il mese di luglio, ero venuto con 4 amici, su una barca di 12 metri. Non c’era nulla, era la prima volta che la vedevo. Avevo comprato un piccolo terreno ancora prima di partire per la Sardegna e quindi volevo vedere come fosse quest’isola. Era tutto bellissimo. Adesso qui abbiamo un grande lavoro da fare, stiamo cercando di dare una forma nuova a questa zona della Sardegna». Si chiamava Monti di Mola il paradiso verdeazzurro della Gallura selvaggia e agli occhi di un giovanissimo Karim Aga Khan diede subito un’impressione chiara: «Questa per me è la Costa Smeralda». In quel momento, in un istante, nacque tutto: il sogno del turismo, i grandi investimenti, la svolta economica, il jet set e le grandi star, una compagnia aerea che ha rotto l’isolamento, le regate internazionali, le ville, gli hotel e il mare che è rimasto bello quasi come allora. Ci era passato per caso sui cieli della Sardegna, il Karim ancora sbarbatello: glielo avevano detto alcuni amici che c’era un’isola in cui si campava quasi solo di pastorizia, e di cui oltremare si raccontava per i banditi e i sequestratori. Erano gli anni del piano di rinascita architettato da uno Stato, che però non ebbe idea migliore degli impianti petrolchimici.

LA FAMA INTERNAZIONALE

I terreni vicini alle spiagge venivano tutti lasciati in eredità alle donne. Gli altri, i migliori, erano per i figli maschi, che potevano coltivare o creare grandi distese per l’allevamento del bestiame. E così Karim si trovò a trattare con le signore di Arzachena. Del valore di quelle distese bianche, tra sugherete vergini e sterminate oasi di ginepro, quasi nessuno aveva un’idea chiara. Ma qui il principe non ha mai giocato al ribasso. «Un miliardo?», chiese uno dei pastori con cui si trovò a firmare l’accordo davanti al notaio: «No, no, quale miliardo, noi vogliamo milioni». Erano i tempi della terza elementare al massimo, ma quel visionario che non parlava bene l’italiano non ne ha mai approfittato. Così, pezzo dopo pezzo è venuto fuori il gioiello Costa Smeralda: i grandi architetti chiamati per progettare gli hotel, gli scrittori e gli artisti che nel cuore di Porto Cervo hanno ambientato opere, scritti e pellicole.

GLI ULTIMI ANNI

Era difficile arrivarci in quella Gallura che iniziava da diventare attrazione e ai traghetti sgangherati (sì, già da allora) sembrava non esserci alternativa. Dal cappello di Karim spuntò Alisarda, la compagnia aerea locale che pochi anni dopo diventò Meridiana e che da allora al 2020 ha fatto arrivare i colori della Sardegna da una parte all’altra del mondo. Prima una piccola pista e poi un aeroporto internazionale, alla perifeiria di Olbia. Ma non è stato solo amore e con lo stop al Master plan, il progetto per allargare la Costa Smeralda, l’Aga Khan ha smesso di sognare. Gli hotel sono passati di mano e dopo Tom Barrack, l’amico di Donald Trump, a Porto Cervo è arrivato l’emiro del Qatar. Karim ha tenuto per sé solo il gioiello a cui è stato più legato, lo yacht club che con la vela di Azzurra ha portato per primo il tricolore italiano fino all’America’s Cup.

I RICORDI

La storia insomma è fatta anche di inspiegabili paradossi. E se ai sovrani piemontesi, che all’isola non hanno risparmiato umiliazioni, sono state dedicati piazze e persino la principale strada, con l’Aga Khan i sardi non sempre hanno avuto lo stesso slancio. Forse era solo scaramanzia. Perché ai vivi non si dedicano le vie. E ora dunque ci sarà da scegliere il tributo migliore, che valga quanto l’amore che a Karim è costato moltissimi miliardi, qualche delusione ma anche la gioia di un grandissimo sogno diventato realtà. E rimasto luccicante dopo più di mezzo secolo.
 

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