La lotta delle ’perline’. Sos cassa integrazione. Al sit-in c’è pure Conte: “La premier venga qui”

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Sono oltre cinquanta le ‘perline’ che hanno accolto, ieri, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, davanti alla sede bolognese de La Perla. Attorno al sit-in delle dipendenti della storica azienda bolognese dell’intimo di lusso, ci sono alcuni oggetti creati ‘ad hoc’ per il presidio. Tra i materiali, due bulbi di vetro collegati da un piccolo foro e con della sabbia all’interno che scorre dall’alto verso il basso, formano la ‘clessidra delle perline’. Come a dire: “Non c’è più tempo”. Intanto le lavoratrici cantano in coro “Compraci, noi siamo in vendita” al futuro imprenditore che acquisirà la ditta. Ed è solo una delle tante cover che hanno arricchito il presidio e accompagnato la lotta delle operaie del brand di corsetteria di lusso.

Il leader pentastellato, una volta giunto sul posto, prima ascolta e batte a tempo le mani (“La vostra tenacia è da ammirare”) e poi interviene parlando davanti al folto gruppo di persone: “Abbiamo un problema di sistema. Oggi chi guadagna profitti è il capitalismo finanziario che si arricchisce a discapito della collettività”. E aggiunge: “La manifattura italiana sta scomparendo – attacca Conte -. Gli speculatori acquistano il marchio e poi delocalizzano l’attività”. Lo sguardo di Conte si sposta verso la premier Giorgia Meloni: “Un esecutivo responsabile deve porsi il problema e contrastare la finanziarizzazione dell’economia, tutelando chi produce valore aggiunto. Il governo, però, non se ne sta occupando. Ci sarà un giorno in cui Meloni si assumerà delle responsabilità?”, si domanda Conte che rilancia: “Venga qui a vedere come va davvero il Paese”.

Il presidio chiede una proroga degli ammortizzatori sociali per le circa 50 lavoratrici delle aziende del gruppo in liquidazione (La Perla Management e La Perla Italia), in attesa che si concretizzi la vendita. E a proposito di ‘scadenza del tempo’, il termine del bando che raccoglie le manifestazioni di interesse è fissato al 10 febbraio. Giorno in cui si sveleranno i potenziali acquirenti e le loro offerte per aggiudicarsi il marchio. Al momento, di certo c’è solo che per 40 dipendenti è scaduta il 25 gennaio la cassa integrazione, per le restanti dieci la fine della cig (cassa integrazione guadagni) è fissata al 10 aprile.

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“Serve al più presto una risposta che accompagni tutte le lavoratrici al rilancio dell’attività – grida Stefania Pisani, Filctem-Cgil Bologna –. Altrimenti rischiamo di essere vittime ancora una volta della speculazione finanziaria”, timore principale di coloro che vivono La Perla, sin da quanto la società è stata portata sul lastrico dal fondo Tennor.

Ad intervenire è anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore, arrivato in via Mattei con la fascia tricolore a sostegno della battaglia delle ‘perline’: “La Perla è importante per il nostro Paese”, dice. Poi guarda le dipendenti e afferma che “queste donne devono essere dentro la procedura” e chiede che vengano riattivati gli ammortizzatori. Il sindaco, inoltre, stila l’identikit cui dovrà corrispondere il nuovo acquirente: “Salvaguardi l’occupazione a Bologna delle ‘perline’”.

“Siamo al fianco delle lavoratrici di La Perla, che anche oggi (ieri, ndr) hanno manifestato in difesa della continuità produttiva di un marchio importantissimo del Made In Italy, un pezzo di storia della moda italiana con una tradizione di oltre 70 anni – fa eco l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Paglia –. È indispensabile che tutti i livelli istituzionali lavorino insieme per garantire che nessuna dipendente sia esclusa dal sostegno degli ammortizzatori sociali, se necessario intervenendo anche sul piano normativo”. E proprio questa istanza sarà oggetto di discussione oggi al tavolo Moda convocato, al ministero del Lavoro.

A difesa dell’operato del governo nella partita La Perla arriva, a stretto giro, l’eurodeputato Fd’I Stefano Cavedagna. “Conte, Lepore e company, strumentalizzando il fatto, si sbracciano con un sit-in a La Perla, dimostrando ancora una volta come, mentre una certa parte della sinistra preferisce le parole, il governo Meloni fa i fatti” afferma, riferendosi al bando di vendita unitaria degli asset del gruppo grazie all’accordo tra procedure italiane e britanniche.



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