Il Consiglio superiore della magistratura tace sul procuratore di Roma Francesco Lo Voi. Dopo la richiesta di pratica avanzata dai laici di centrodestra contro il numero uno di Piazzale Clodio, finito nel mirino per aver iscritto sul registro degli indagati la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, i togati rimangono in vigile attesa, senza avanzare, al momento, alcuna richiesta di tutela per il collega. Una stranezza, considerando la facilità con la quale l’istituto viene utilizzato in occasione di polemiche pubbliche anche meno feroci, ma sintomo di un imbarazzo e della «crisi profonda del Csm», riferisce una fonte di Palazzo Bachelet, di fronte ad un magistrato travolto da troppi casi “anomali” in pochissimo tempo.
Dal caso voli di Stato, passando per le verifiche effettuate dai servizi segreti sul capo di gabinetto di Palazzo Chigi, Gaetano Caputi, “svelate” al Domani con un documento allegato ad un fascicolo per diffamazione, per finire con l’inchiesta su mezzo governo, «un assist straordinario all’esecutivo, che ha potuto usare Lo Voi come capro espiatorio», continua la fonte.
Anche la corrente del procuratore di Roma, Magistratura indipendente, rimane in attesa: «Stiamo ragionando – spiega la togata Bernadette Nicotra – soprattutto dopo l’intervento di Nordio (alla Camera contro la magistratura, ndr), ma ancora nulla di deciso. Per me non è un problema di difesa del singolo, ma di tutta la procura capitolina, che subisce un attacco indiscriminato, così da essere delegittimata nel suo operato agli occhi dell’opinione pubblica. Questo procedere crea sfiducia nell’operato della magistratura». Nicotra è l’unica, finora, ad esporsi. Ma di certo l’attendismo di queste ore ha un sapore particolare. Anche perché, ragionano le toghe, la scelta di Lo Voi di iscrivere Meloni e gli altri «non è un atto abnorme», di per sé.
Perché di fronte ad una questione così delicata, continua un consigliere, «ha fatto ciò che doveva fare, visto che poteva essere accusato, in caso di scelta opposta, di aver tenuto nel cassetto un atto potenzialmente esplosivo. Meglio, però, se avesse condiviso la sua decisione con gli aggiunti». E questo è un altro tema, perché non è solo Palazzo Bachelet a non muovere un passo, ma la stessa procura di Roma, finora avvolta da un gelido silenzio. Nessuna solidarietà dai colleghi di Piazzale Clodio al capo, che ha fatto tutto da solo, nella speranza, forse, di mantenere il segreto su un atto delicatissimo,
che però è stata la stessa Meloni a rendere pubblico, di fatto raccogliendo l’assist involontario per riacutizzare lo scontro tra politica e magistratura in un periodo delicato per il dialogo tra le parti. Una delle questioni polemiche riguarda la forma: in questi casi, infatti, il procuratore allega agli atti inviati al Tribunale dei Ministri anche la richiesta nei confronti degli indagati, che non è mai arrivata in mano a Meloni e soci. Ma gira voce che Lo Voi possa aver inviato una richiesta di archiviazione al Tribunale dei Ministri, cosa finora non chiarita. Al netto dei tecnicismi, però, quel che è certo è che il Comitato di Presidenza ha già in mano una richiesta di trasferimento del procuratore per incompatibilità ambientale e, se possibile, un approfondimento di natura disciplinare. Controbilanciato dal silenzio.
«Questo è il primo Consiglio che di fronte ad un attacco del genere non agisce – prosegue una toga -. C’è una pratica a tutela pronta per ogni cosa: com’è possibile che in questo caso si taccia?». Eppure, a quanto pare, nessuno è disposto a fare il primo passo tra le correnti. Mentre si prospetta anche una denuncia da parte del governo nei confronti del procuratore, in relazione alla violazione del segreto relativo agli atti del caso Caputo. Un accerchiamento vero e proprio che potrebbe anche tradursi in scelte drastiche da parte del procuratore, non nuove in questo scontro violentissimo tra la politica e la magistratura: prova ne è la scelta della giudice Iolanda Apostolico, per settimane vittima di feroci attacchi dopo la scelta di disapplicare il decreto Cutro, di lasciare la magistratura anzitempo.
«Prevale il giudizio generale sulla indifendibilità di Lo Voi per il modus operandi – spiega ancora una fonte del Consiglio -. Ma ciò attiene al merito della sua scelta. Il rischio è che, per la prima volta nella storia, un magistrato venga lasciato completamente solo di fronte ad attacchi di inusitata violenza. Tutti tacciono: sembra un regolamento di conti».
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