La rete di filiali del Montepaschi ha spinto la performance 2024 delle attività caratteristiche, con gli indicatori oltre i target, rappresentati da un utile netto pari a 1,9 miliardi. La prestazione è stata «sostenuta da un’eccellenza operativa e in crescita del +16,9% anno su anno per la parte relativa all’attività core», si legge nel comunicato sul bilancio approvato dal cda, da cui discende un monte dividendi per i soci triplicato a oltre 1 miliardo, cresciuto da 0,25 a 0,86 euro per azione, e un pay-out del 75% sull’utile ante imposte. Questo andamento positivo corrobora il progetto di ops promosso su Mediobanca: «Possiamo creare un nuovo campione nazionale», ha detto l’ad Luigi Lovaglio, nella conference con gli analisti nella quale ha dedicato ampio spazio all’operazione. «Possiamo già comprare azioni Mediobanca, non dobbiamo attendere l’ok della Bce».
Il banchiere ha sottolineato che le sinergie lorde stimate di 700 milioni sono quelle minime iniziali e la complementarietà tra le due banche permette di creare un valore maggiore rispetto ad una fusione tra due banche commerciali. I ricavi sono cresciuti del 6,2% a oltre 4 miliardi, margine di intermediazione in aumento sia per il margine di interesse (+2,8% a 2,3 miliardi) sia per le commissioni nette (+10,8%). Nel quarto trimestre il risultato è stato di 384,9 milioni. L’indice patrimoniale Cet1 ratio fully loaded (a regime) al 18,2%.
I COMITATI
Nelle slides di presentazione dei risultati si legge che la capitalizzazione di mercato di Mediobanca ha un sostegno crescente dalla quota nelle Generali: quindi il valore di mercato di piazzetta Cuccia (13,46 miliardi ieri), se non si considera il 13% nel Leone, equivale al 23 gennaio (giorno precedente l’annuncio dell’ops) a 6,7 miliardi.
Agli analisti, Lovaglio ha riferito il sentiment riscontrato nel viaggio a Londra. «L’operazione ha sorpreso il mercato, è chiaro che non è stata immediatamente chiara a tutti la ratio industriale ma una volta spiegata, la sensazione è che la ratio sia stata compresa e condivisa». Mps punta al controllo di Mediobanca: «Abbiamo detto 66,7% e nella fase attuale restiamo su questa posizione, non prendiamo in considerazione uno scenario diverso per il momento».
POTENZA DI FUOCO
L’integrazione con Mediobanca, Lovaglio la definisce una «diversificazione perfetta» in grado di assicurare «un flusso di ricavi» alimentato «dalla potenza della rete di Mps e dalle forti competenze all’interno del management di Mediobanca». «Mettendo assieme i due business saremo in grado di offrire una gamma di servizi completa e di grande qualità e quindi di migliorare il rapporto con clienti e la loro fidelizzazione» e attraverso il cross-selling «riusciremo a generare ricavi aggiuntivi, non sarà solo uno più uno». Confermato l’obiettivo di 300 milioni da sinergie di ricavi. L’ops «non andrà a colpire l’identità» di Mediobanca «che vede già un contributo del wealth management e della banca d’affari pari al 35%» dell’utile netto, un contributo «pari quasi a quello del credito al consumo di Compass che contribuisce col 30%».
Il cda di Mps ha ricostituito i comitati: Rischi e Sostenibilità è composto da Alessandra Barzaghi (Presidente), Stefano Di Stefano, Domenico Lombardi, Paola Lucantoni e Barbara Tadolini; Nomine: Domenico Lombardi (Presidente), Alessandro Caltagirone, Paola De Martini, Francesca Paramico Renzulli, Renato Sala; Remunerazione: Gianluca Brancadoro (Presidente), Caltagirone, Elena De Simone, Marcella Panucci e Renato Sala; Parti correlate: Panucci (Presidente), Lombardi, Raffaele Oriani, Sala e Tadolini; It e Digitalizzazione: Oriani (Presidente), Alessandra Barzaghi, De Simone, Lucantoni, Paramico Renzulli. De Martini, consigliere indipendente, è stata nominata componente dell’Organismo di Vigilanza 231. In Borsa il titolo ha chiuso in crescita dell’1,24% a 6,38 euro.
Intanto Bloomberg ha rivelato un incontro fra Giancarlo Giorgetti e BlackRock, socio con il 4,2% su Mediobanca e il 2% di Mps: «E’ stato un incontro istituzionale, non per Mps», spiegano fonti del Mef.
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