AGI – Da fine gennaio, un’intensa attività sismica ha interessato le Isole Cicladi, nell’area compresa tra le isole greche di Santorini e Amorgos. Lo sciame è iniziato il 27 gennaio con eventi di magnitudo inferiore a 3 e dal 29 gennaio la magnitudo delle scosse è aumentata, fino a raggiungere, giovedì mattina il valore massimo di 5.2, con numerosi eventi avvertiti nelle isole circostanti e nella città di Atene e a Creta. Secondo l’Osservatorio di Atene, nelle ultime 12 ore sono state registrate più di 50 scosse, la più forte delle quali di magnitudo 4,8 alle 08:16 italiane, in mare aperto e a 2 chilometri di profondità. Dal 26 gennaio, più di 7.700 scosse hanno fatto tremare l’area di Santorini, nel Mar Egeo. Più di 11.000 abitanti e lavoratori stagionali hanno lasciato Santorini via mare e via aerea.
Sono i dati pubblicati dal team Aristotle (Licia Faenza, Alberto Michelini, Spina Cianetti, Ilaria Oliveti, Marco Olivieri, Carlo Giunchi, Giulia Sgattoni) e Boris Behncke sul sito INGVVULCANI.IT. L’area interessata è una delle più attive sismicamente della regione dell’arco vulcanico ellenico. Gli eventi attuali avvengono lungo la zona di faglia Santorini-Amorgos, nota per la sua capacità di generare terremoti di magnitudo elevata. Il terremoto più distruttivo registrato nella zona si è verificato il 9 luglio 1956 con magnitudo 7.1, seguito da un forte aftershock di magnitudo 6.9, causando danni diffusi e un violento tsunami.
Recenti studi geologici hanno evidenziato una faglia con una superficie esposta di recente alla base del fondale marino, compatibile con il sisma del 1956. Queste strutture tettoniche fanno parte di un sistema di faglie normali orientate nord-est/sud-ovest, responsabili della subsidenza e dell’estensione crostale nell’area. Le analisi geofisiche indicano che tali faglie sono attive e capaci di generare forti terremoti, come dimostrato dagli eventi del 1956. Il loro comportamento è influenzato sia dalla tettonica estensionale sia dall’interazione con fluidi profondi, il che potrebbe spiegare la natura dello sciame sismico in corso.
L’evoluzione dello sciame sismico attuale è comunque incerta: l’aumento progressivo della magnitudo e il numero elevato di eventi sismici suggeriscono infatti la possibilità di un coinvolgimento di fluidi nella crosta, piuttosto che una tipica sequenza mainshock-aftershock (scossa principale-scosse successive). In passato sono stati osservati nella regione sciami simili, alcuni dei quali si sono esauriti senza innescare eventi di maggiore magnitudo, mentre altri hanno preceduto terremoti più forti.
Oltre alla già citata sequenza del 1956, a inizio secolo sono stati registrati 2 eventi con magnitudo 6, il 4 aprile 1911 e il 23 ottobre 1919. L’attività sismica in corso si colloca in una vasta zona, a circa 20-40 km a nord-est del famoso vulcano Santorini, sito di diverse eruzioni storiche, tra cui la cataclismica ‘eruzione minoica’ datata al 1610 a.C. circa, una delle più grandi eruzioni vulcaniche sulla Terra degli ultimi 10mila anni. Le ultime eruzioni di Santorini, nel 1570-1573, 1707-1711, 1866-1870, 1925-1926, 1928, 1939-1941 e 1950, hanno formato nuove isole all’interno della caldera formatasi durante l’eruzione minoica, di cui quella più grande si chiama Nea Kameni (“la nuova bruciata”).
Queste eruzioni sono state di carattere lievemente esplosivo, con emissione di lava molto viscosa, che ha formato duomi e colate poco estese. Nel 2011-2012, Santorini ha attraversato una fase di unrest, con aumento dell’attività sismica, deformazioni del suolo e cambiamenti nell’emissione di gas dalle fumarole di Nea Kameni. A circa 8 km a nord-est di Santorini si trova il vulcano sottomarino Kolumbo, caratterizzato da una caldera larga 1.5 km, e la cui cima si trova a 10 m sotto il livello del mare. Nel 1650, il Kolumbo ha prodotto un’eruzione esplosiva che ha formato una nuova isola, dalla quale diversi flussi piroclastici si sono espansi fino alla costa di Santorini. I flussi, probabilmente in associazione con uno tsunami, provocarono la morte di circa 70 persone. Su questo vulcano, considerato potenzialmente molto pericoloso, è stato recentemente installato, con partecipazione dell’INGV, l’osservatorio sottomarino SANTORY.
Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, in visita a Santorini, ha escluso uno scenario catastrofico per l’isola turistica, che sta vivendo un’intensa attività sismica, un fenomeno senza precedenti che finora non ha causato vittime o danni. “Non crediamo che si verifichi qualcosa di catastrofico”, ha dichiarato al termine di un incontro sull’isola con il ministro della Protezione civile Vassilis Kikilias, le autorità locali e gli scienziati. L’isola vulcanica è da giovedì in stato di emergenza dalla Protezione Civile fino al 3 marzo per “far fronte a necessità straordinarie e gestire le conseguenze dell’attività sismica”.
Il capo del governo ha assicurato che “l’intero apparato statale è mobilitato” e che il governo e gli scienziati continuano a “monitorare questo fenomeno geologico attivo”. Esortando ancora una volta i residenti a “mantenere la calma”, Mitsotakis ha affermato che sono in corso misure preventive e il monitoraggio degli edifici da parte di squadre di ingegneri. Kostas Papazachos, professore di sismologia, ha avvertito che “le scosse continueranno per due o tre settimane. Ci sarà una sequenza di scosse di assestamento che diminuiranno lentamente”, ha aggiunto, sottolineando che l’epicentro si è spostato verso la vicina isola di Amorgos, anch’essa meta turistica.
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