AGI – La Corte penale internazionale (Cpi) ha sede all’Aia dalla sua fondazione nel 2002 ed è responsabile di indagare e processare i maggiori responsabili di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio e aggressione. È stata creata con lo Statuto di Roma, che è stato ratificato da 125 Paesi, ma non aderiscono tre Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu come Stati Uniti, Russia e Cina. La Cpi non è un tribunale delle Nazioni Unite e la sua giurisdizione è definita dallo Statuto. Agisce come tribunale di ultima istanza, intervenendo solo se i sistemi giudiziari nazionali non sono in grado o non vogliono perseguire i crimini di competenza della Cpi.
È competente a giudicare quattro tipi di crimini internazionali: genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, oltre al crimine di aggressione, inteso come uso della forza armata da parte di un Paese contro un altro. La Cpi processa coloro che hanno dato gli ordini o avrebbero potuto impedirne la commissione, ma non l’hanno fatto. È l’unico tribunale che non riconosce l’immunità di carica concessa ai suoi indagati, come presidenti e primi ministri. Ma non conduce processi in contumacia, il che la costringe ad attendere l’arresto dei sospettati.
La Cpi non dispone di una propria forza di polizia per eseguire tali arresti, ma i suoi Stati membri sono obbligati a eseguire i mandati di arresto, anche se ci sono precedenti di Stati che ne fanno parte che scelgono di non collaborare con la Corte quando si tratta di alleati geopolitici. La Cpi non è un tribunale tradizionale a cui chiunque puo’ rivolgersi per “denunciare” un crimine. I cittadini e le varie organizzazioni e Ong possono presentare le cosiddette “comunicazioni” su quelli che considerano crimini di competenza della Cpi per sottoporle all’esame del procuratore, ma questo non obbliga il procuratore ad aprire automaticamente un’indagine.
Per aprire un’indagine, l’Ufficio del Procuratore richiede generalmente il deferimento del caso da parte di un Paese membro o del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; puo’ inoltre aprire un’indagine di propria iniziativa, a condizione che sia autorizzata dai giudici. L’Ufficio del Procuratore è competente anche se i crimini sono stati commessi da un cittadino di un Paese membro o in un Paese non membro che ha accettato la giurisdizione della Cpi, come nel caso dell’Ucraina in seguito all’aggressione russa.
Solo l’anno scorso l’Ucraina ha ratificato lo Statuto di Roma, diventando parte della Corte nel gennaio scorso. Ma dopo l’annessione della Crimea nel 2014, Kiev aveva gia’ acconsentito all’apertura di un’indagine da parte della Cpi, che era ancora in corso quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel 2022. Tra i suoi 125 membri ci sono assenze importanti: Stati Uniti, Russia, Cina, Israele, Siria, Iran, Egitto o Turchia, tra gli altri. Questo limita, ma non impedisce di per sè, la giurisdizione della Cpi sui crimini gravi commessi da cittadini di questi Paesi.
Negli ultimi anni, la Cpi è stata vittima della geopolitica e delle alleanze internazionali. Il precedente procuratore, Fatou Bensouda, ha preso di mira le truppe statunitensi, insieme alle forze talebane e afgane, in un’indagine sui crimini di guerra in Afghanistan. Ciò ha portato a sanzioni statunitensi nel 2020, durante il primo mandato di Donald Trump, una situazione che ora si sta ripetendo. Ieri Trump ha firmato un ordine esecutivo per sanzionare i funzionari della Corte penale internazionale in seguito ai mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza, tra cui l’uso della fame come arma di guerra. Trump ha sostenuto che la Corte penale internazionale ha intrapreso “un’azione illegittima e infondata” contro uno “stretto alleato” come Israele.
Tuttavia, gli Stati Uniti hanno appoggiato l’attuale procuratore, Karim Khan, quando nel 2023 ha emesso mandati di arresto per il presidente russo Vladimir Putin e il suo commissario presidenziale per i diritti dei bambini in Russia, Maria Lvova-Belova, per la deportazione illegale di bambini ucraini nelle zone occupate dalla Russia, un crimine di guerra. Prima di questi casi controversi che coinvolgono grandi potenze, la Cpi e’ stata al centro di polemiche per essersi concentrata in modo sproporzionato sui conflitti in Africa. Oggi ha più di trenta mandati di arresto da eseguire, tra cui quelli contro i leader talebani in Afghanistan e alti funzionari in Libia e Sudan. Sta anche indagando sui crimini contro l’umanità in Venezuela.
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