ULTIMA PUNTATA. Oggi รจ terminato ufficialmente il lavoro della commissione dโaccesso e quindi anche il nostro lavoro di approfondimento. Dal tecnico ed ex presidente ASI, sotto processo per aver favorito imprenditori di camorra, allโinquietante lotta di potere tra Emiliano Casale e Massimiliano Marzo, con i campo le famiglie Rondinone e Capone. Lโaccoltellamento tra membri di questi due gruppi e il cinque che Carlo Marino dร a Raffaele Capone, poi condannato per quel tentato omicidio. Infine, il timore che un imprenditore di camorra โ secondo la DDA โ ha nei confronti del sindaco e di Franco Biondi
CASERTA (gianluigi guarino) โ Come abbiamo fatto per la seconda puntata, anche per questa terza ed ultima parte del focus
che CasertaCe ha dedicato ai motivi che, ad avviso di questo giornale, integrano pienamente le ragioni e i contenuti normativi alla base dellโistituto dello scioglimento dei comuni e di ogni altro ente pubblico territoriale a causa di infiltrazioni della criminalitร organizzata, vi consigliamo propedeuticamente di CLICCARE QUI e di leggervi le venti righe iniziali della prima puntata con le quali speriamo di aver chiarito con precisione quale siano le norme di riferimento che portano ad uno scioglimento.
Poco o addirittura niente a che vedere, poco o addirittura nessuna relazione con la procedura penale, ma solo la presa dโatto di elementi, raccolti nelle indagini conoscitive di una commissione dโaccesso in grado di evidenziare la presenza, anche indiretta, anche mediata, degli interessi economici della criminalitร organizzata o di soggetti singoli interni alla stessa nei procedimenti amministrativi.
E non รจ affatto detto che i sindaci, gli assessori, gli amministratori, i funzionari debbano essere attori o partecipi di queste attivitร di cura degli interessi di cosche e clan. Anche se queste figure istituzionali diventano incudine, ossia vittime, di unโinfiltrazione che colgono o non colgono, ma esiste, ci sono i presupposti per lo scioglimento.
Ed รจ da questa base costitutiva di quella che รจ e resta solo una decisione amministrativa, priva di connessioni funzionali con la procedura penale, che CasertaCe ha sostenuto fortemente il suo punto di vista: lโamministrazione comunale di Caserta devโessere necessariamente, assolutamente, incontestabilmente sciolta, esistendo diversi settori della stessa in cui la criminalitร organizzata si รจ infiltrata direttamente, ma soprattutto tramite colletti bianchi, aziende in cui la camorra prospera.
Nella prima puntata, il cui link abbiamo giร messo a vostra disposizione, ci siamo occupati della vita e delle opere della Ecocar, la cui storia recente รจ densa di vicissitudini, di interdittive antimafia e presenze inquietanti nei loro organici, con esponente direttamente legati al clan Belforte, che a Caserta ha riferimenti stabili da trentโanni. Nella seconda puntata spazio alla chiacchieratissima famiglia Dresia, mattatrice nel settore dei parcheggi, imparentata con quella dei Mazzara di Cesa, una dei bracci operativi, federali e federati con il clan dei Casalesi di Casal di Principe (CLICCA E LEGGI). La vicenda dei Dresia รจ davvero unica nel suo genere.
La questione del parcheggio dellโex Caserma Pollio, il piรน remunerativo della cittร , รจ avvenuta in spregio di ogni clausola dei capitolati e dei contratti, con una continuitร ancor piรน inquietante, dato che i Dresia hanno costituito almeno due societร usa-e-getta che hanno accumulato debiti nei confronti del comune di Caserta, rispetto al quale per anni non hanno consegnato un solo euro della montagna di quattrini ricevuti per la gestione di questo spazio pubblico. Riteniamo che veramente la relazione tra il comune di Caserta e la famiglia Dresia, legata a triplo filo da anni e anni al sindaco Carlo Marino, non ha nessuno eguali del mondo. Ad una societร in liquidazione, ne arrivava una nuova, appena costituita, con lโamministrazione che si teneva i debiti, come nulla fosse successo, fino ad arrivare alla grande impresa del project financing con cui, tra parcheggi, sale e ristoranti, nellโex Caserma Pollio i Dresia erano pronti ad incassare milioni grazie ad una gestione per i prossimi 20 anni.
ANCHE PIERO CAPPELLO CONTA
Bisogna rimanere aderenti โ scusateci se ci ripetiamo โ alla normativa vigente sullo scioglimento per infiltrazione camorristica se si vuole considerare, come รจ serio e giusto che sia, anche Piero Cappello, un tempo presidente dellโAsi Caserta, poi funzionario o responsabile del settore Lavori Pubblici in qualche comune, fino ad arrivare a Calvi Risorta, dove รจ incespicato pesantemente, una presenza comunque ascrivibile ad un mondo non estraneo alla criminalitร organizzata.
Questa affermazione non รจ frutto di una nostra idea, magari forzata in una costruzione logica complessa. No, no. Roba semplice. Per rendersene conto basta leggere il recente provvedimento del giudice per lโudienza preliminare del tribunale di Napoli, Marcello De Chiara, la cui sorella Emanuela รจ da qualche mese segretaria generale al comune di Aversa, che ha condotto al rinvio a giudizio Piero Cappello, lโimprenditore di Casal di Principe, trapiantato in ogni dove, Raffaele Pezzella, il sodale Tullio Iorio, lโex sindaco di Calvi, Giovanni Lombardi e il suo vice, Giuliano Cipro.
Piero Cappello, assieme a queste persone nominate, รจ stato rinviato a giudizio per i reati di corruzione e falso in concorso, ma soprattutto anche per il reato previsto dallโarticolo 416 bis, comma uno, che ha incubato la norma espressa per decenni nel celeberrimo articolo 7 della legge 203 del 1991 che, in pratica, punisce tutti coloro che con la propria opera hanno favorito gli interessi della criminalitร organizzata.
Piero Cappello รจ accusato di aver truccato le gare dโappalto del comune di Calvi Risorta a favore di Tullio Iorio e Raffaele Pezzella, giร implicati in altre indagini di camorra e citati da piรน pentiti quali imprenditori a disposizione del clan dei Casalesi.
Piero Cappello รจ stato dentro sia con le mani, sia con il cuore dellโamministrazione provinciale di Caserta. Fan sfegatato di Carlo Marino, al punto da aver creato una pagina Facebook in suo onore (Carlo Marino โ sindaco bis โ LEGGI LA SUA RISPOSTA) รจ stato ampiamente ristorato dal primo cittadino, ricevendo incarichi diretti da supporto al rup, spesso ruolo ricoperto da Franco Biondi, ovvero il dirigente che firmava gli affidamenti dei servizi tecnici a favore di Cappello, come, ad esempio, quale collaudatore dellโarea giochi di Piazza Padre Pio (LEGGI QUI), lโassistenza a Biondi per lโUrban Center, progetto recentemente finito sotto la lente di ingrandimento della guardia di finanza (clicca e leggi), per non parlare poi del vero albo dโoro degli incarichi da vice-rup, ben 17(!), devoluti a Piero Cappello e ad un altro nome eccellente del movimentismo negli uffici tecnici locali, quel Maurizio Mazzotti, da qualche anno in pensione (LEGGI QUI LโARTICOLO), con due incarichi da complessivi 160 mila euro.
FRANCO BIONDI E VIA SAN CARLO, IL PARCHEGGIO CHE INTERESSAVA AL BOSS MICHELE ZAGARIA
Come avete potuto leggere, anche nelle righe dedicate a Cappello, cโentra anche Franco Biondi, il quale รจ letteralmente subissato dalle contestazioni di reato della procura, ma โvantaโ anche un pesantissimo rinvio a giudizio, con processo in atto, per il parcheggio di via San Carlo. Ci ripetiamo perchรฉ quelle imprese, attive nellโappalto in questione, non erano semplicemente costituite da imprenditori edili di Casapesenna, ma erano quelle realmente vicine al superboss Michele Zagaria. Non a caso, nella vicenda appare un residente di via San Carlo e cliente storico di Carlo Marino, ossia lโingegnere Carmine Nocera, talmente dentro al sistema familiare degli Zagaria da essere considerato affidabile al punto da commissionargli il progetto per realizzare uno dei tanti bunker nei quali Capastorta ha protetto la sua latitanza.
Abbiamo voluto privilegiare in questo focus delle questione che riteniamo piรน ampie, piรน complesse e articolate. Ma a nostro avviso basterebbe ciรฒ che scrisse la procura di Santa Maria Capua Vetere e fatto proprio dallโUfficio Gip del tribunale omonimo.
Il fatto che la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, pur avendo unโautostrada aperta dalle fotografie e dagli spezzoni di video che CasertaCe ha pubblicato durante la campagna elettorale e durante il pomeriggio di festeggiamenti, susseguenti allโesito del ballottaggio, non abbia combinato nulla, non significa che i rilievi di una procura, non antimafia, ma autorevole e importante, come quella di Santa Maria Capua Vetere, assumano un peso minore in quanto non hanno lโimprinting dellโazione penale di un organo requirente distrettuale abilitato ad hoc alle inchieste sulla camorra.
MARZO E CAPONE VS. RONDINONE E CASALE
I magistrati sammaritani hanno scritto, nellโordinanza che ha portato allโarresto di Massimiliano Marzo, oltre che allโiscrizione nel registro degli indagati di Emiliano Casale, la cui lotta allโultimo sangue (forse realmente) per il voto si รจ concluso con un incredibile pareggio, hanno ricevuto il pieno sostegno di due famiglie legate alla criminalitร organizzata: i Capone e i Rondinone.
Durante quella campagna elettorale (e questo lo abbiamo sempre aggiunto noi), Raffaele Capone ha accoltellato pesantemente i fratelli Gennaro e Gianfranco Rondinone, con il primo che ha rischiato seriamente la vita, visto che i quattro fendenti lo hanno attinto alla spalla e allโaddome.
Da una parte i Capone, dallโaltra i Rondinone. Da una parte Massimiliano Marzo, dallโaltra Emiliano Casale. Da una parte colui che sarebbe diventato il numero tre dellโamministrazione di Carlo Marino, dallโaltra colui che sarebbe diventato il numero due, dato che Emiliano Casale conquistรฒ la carica di vicesindaco della cittร di Caserta, propiziando, secondo i magistrati sammaritani, lโaffidamento di un importante lavoro pubblico a una societร per cui lavorava Gennaro Rondinone.
CAPONE ACCOLTELLA RONDINONE A 10 GIORNI DALLE ELEZIONI. E LA FESTA CON CARLO MARINO
Quel fatto di sangue avvenne il 22 settembre 2021, a pochi giorni dal ballottaggio. E non รจ escluso che Raffaele Capone, subito dopo aver cercato di ammazzare Rondinone โ ripetiamo, ammazzare, perchรฉ questo ha sancito una sentenza definitiva della corte di Cassazione, che lo ha condannato a 7 anni di reclusione โ non sia andato ad una manifestazione elettorale a supporto di Carlo Marino, alle quali partecipava abitualmente.
Sappiamo, invece, che Raffaele Capone era presente nel ruolo di protagonista ai festeggiamenti post ballottaggio che ebbero inizio nellโarea per eventi di via G.M. Bosco. Ed รจ proprio lรฌ che le mani di Carlo Marino cercarono quelle ancora insanguinate di Raffaele Capone.
Quando si stringe una mano, tutto sommato la presa riguarda anche il dorso dellโarto inferiore. Quando invece ci si scambia il cinque, come dicono gli americani gimme five, in comunione vanno solamente i due palmi. E quello di Raffaele Capone aveva scagliati dei fendenti terribili contro la schiena di Gennaro Rondinone.
Noi ricordiamo bene quei giorni e il pesantissimo clima di rivalitร che si era formato tra il clan elettorale di Massimiliano e Paolo Marzo e quello di Emiliano Casale. Non erano solamente i Capone e i Rondinone, ma cโerano fior di criminali che addirittura si esponevano senza alcun ritegno in strada.
Non sappiamo se i componenti della commissione dโaccesso, i quali hanno terminato il loro lavoro proprio ora, e che forse in parte hanno scritto giร la relazione da inviare al ministero degli Interni, al quale toccherร la decisione di proporre o meno al governo e al suo massimo organo collegiale, ossia il consiglio dei ministri, lo scioglimento dellโamministrazione comunale di Caserta, abbiano assunto informazioni dai carabinieri rispetto a quegli incredibili giorni, a partire da un particolarissimo striscione, comparso fuori da un balcone di un appartamento popolare di via Trento.
In quella casa abitava ed abita uno dei piรน temibili narcotrafficanti casertani, con pesanti precedenti, e con la DDA che lo ha sempre ritenuto un criminale legato al clan Belforte. Quello striscione promuoveva la candidatura di Emiliano Casale. A quanto ci risulta, i carabinieri del capoluogo si recarono sul posto, fotografarono lo striscione e ne fecero anche oggetto di unโinformativa.
QUANDO IL CLAN AVEVA โPAURAโ DI BIONDI E MARINO
Diciamocela tutta. Sulle infiltrazioni nelle attivitร del comune di Caserta, anche in quelle del passato, ad esempio sul ruolo e sulle cose ottenuto a suo tempo da Nicola Ferraro, altro pezzo da 90 del clan dei Casalesi, si potrebbe scrivere per ore, riempiendo un libro intero.
Anche perchรจ il riverbero degli interessi costruiti a quel tempo nel rapporto tra esponenti della malavita e amministratori comunali del capoluogo, produce ancora oggi conseguenze concrete e operative. E soprattutto produce tanti introiti. Ma, ripetiamo, non la finiremmo piรน.
E allora, salvando un poโ la vicenda della figlia del boss di Recale, Antimo Perreca, che qualche mese fa abbiamo ritrovato in foto con il sindaco Carlo Marino, appassionatissimo delle sorti della casa albergo Nonna Anna, vogliamo chiudere con un sorriso, ovvero quello che fiorisce sulla nostra faccia pensando ad una battuta ormai cult che avrebbe meritato un luogo di riguardo tra le gag di Christian De Sica, Massimo Boldi o Enzo Salvi in un cinepattone.
Il copyright รจ di proprietร di Luigi Lagravanese, indagato perchรฉ ritenuto imprenditore legato al clan dei Casalesi nel lucrosissimo settore dei Servizi Sociali. Parlando con la ex moglie, ma ancora legati economicamente, ovvero Sofia Flauto, rispetto alle aggiudicazioni del terzo settore nellโAmbito C1, capofila il Comune di Caserta, che le aveva appena detto che si sarebbero โmangiato tuttoโ, da uomo di mondo raccomanda alla sua ex dolce metร :ย โStai attenta a non intrattenere rapporti diretti con Franco Biondi e con Carlo Marino. Hanno problemi giudiziariโ.
Amen.
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