Intelligenza artificiale ed economia. Becchetti: “Come ogni innovazione crea anche diseguaglianze, impegnarsi per ridurle”

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L’affermarsi sul mercato internazionale di DeepSeek, la startup cinese che con la sua implementazione di intelligenza artificiale ha fatto tremare la borsa di Wall Street, ha aperto nuovi scenari relativi all’innovazione tecnologica e all’impatto che questa ha anche su finanza ed economia. “L’intelligenza artificiale sta sicuramente aumentando la produttività e la capacità di fare”, osserva l’economista, secondo cui “ci vuole sempre un’educazione all’uso da parte del consumatore, ma questo vale anche per i social media, per sviluppare una capacità di utilizzo dei mezzi digitali senza esserne soggiogati, dominati”

(Foto AFP/SIR)

Lo sviluppo e l’impiego dell’intelligenza artificiale (IA) è una “rivoluzione”, “una cosa consistente”. Non usa mezzi termini Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata, per valutare l’impatto che l’innovazione tecnologica di questo decennio ha e avrà su finanza, economia, lavoro. In sostanza, direttamente o indirettamente, sulla vita di ogni persona. L’affermarsi sul mercato internazionale di DeepSeek, la startup cinese che con la sua implementazione di intelligenza artificiale ha fatto tremare a fine gennaio la borsa di Wall Street, ha aggiunto altri argomenti ad un dibattito che già era piuttosto in fermento. Ma se finora ci si era concentrati su questioni etiche e sulle ricadute cognitive ed occupazionali non c’è dubbio che l’avvento di DeepSeek apre nuovi scenari nei rapporti tra superpotenze economiche e nelle strategie geopolitiche.

Professore, partiamo da quanto successo negli ultimi giorni di gennaio con il caso “DeepSeek” e il panico scatenato a Wall Street. Era qualcosa che prima o poi doveva succedere?
La borsa complessivamente non è andata male, il problema è che sono crollati i titoli di Nvidia (in un giorno ha bruciato 589 miliardi di dollari e il titolo ha perso il 16,86%, ndr), la società che si pensava avrebbe venduto tutti i chip per fare l’intelligenza artificiale. Quando si è saputo che i cinesi erano ricorsi ad un competitor che poteva fare lo stesso a costi più bassi, allora tutte le previsioni di guadagno su Nvidia sono crollate.

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La notizia di una concorrenza sul fronte dei produttori di intelligenza artificiale per le altre categorie è però un beneficio.

In che senso?
Tutti gli altri sono utilizzatori di intelligenza artificiale; quindi il fatto che potranno utilizzarla magari a costi più bassi per loro diventa positivo. Il grosso shock registrato nei giorni scorsi è stato soprattutto su quella specifica impresa, sulla quale si erano concentrati gran parte dei guadagni in borsa nel periodo precedente per l’euforia da intelligenza artificiale.

Per via di quanto scatenato dall’affermarsi di DeepSeek qualcuno dice che sta scoppiando la bolla IA, creatasi perché gli analisti avrebbero sovrastimato gli investimenti necessari per sviluppare l’IA. È così?
Una cosa analoga era successa all’inizio degli anni 2000 con le Dot-com (società il cui business è prevalentemente o interamente sviluppato online, attraverso un sito web e Internet, ndr) e la crisi in borsa delle società legate ai motori di ricerca su Internet.

Il fatto è che quando c’è una grande rivoluzione tecnologica – come nel caso allora dei motori di ricerca e oggi per l’intelligenza artificiale – si crea una grande euforia e si fanno gonfiare i titoli di tutte le aziende del settore; poi si scopre che in realtà gli investitori sono pochi e che magari i titoli sono stati gonfiati troppo. Al momento non si è riproposto quanto successe agli inizi del 2000, per ora è una cosa molto più limitata: uno dei principali attori del settore IA, che è quello che aveva concentrato gran parte dei guadagni, è crollato per una notizia ben precisa.

Però questo non mette in discussione il fatto che questa rivoluzione c’è ed è una cosa consistente. Certo, c’è sempre il rischio che la borsa e la finanza esagerino…

Nelle settimane nelle quali si è tornati a parlare di dazi (imposti, rimossi, minacciati…), quanto è concreta l’ipotesi che sull’intelligenza artificiale venga combattuta la prossima “guerra commerciale” tra superpotenze economiche?
Il settore dell’IA è sicuramente importante, anche perché ci sono in ballo tantissimi dati, tantissime informazioni. Da questo punto di vista Stati Uniti e Cina sono i principali competitor – perché per lavorare in questo settore ci vogliono processori di grandissima velocità, algoritmi e tanta informazione che assicurano i motori di ricerca – e hanno un vantaggio rispetto ad altri.

Per ora c’è competizione.

E le questioni etiche che pone l’intelligenza artificiale ovviamente ci sono, ma forse i timori sono un poco esagerati.

Intorno all’utilizzo dell’intelligenza artificiale prosegue il dibattito, con chi mette più in evidenza le opportunità e chi invece i rischi del suo impiego. Lei che ha coniato l’espressione “voto con il portafoglio”, che suggerimento si sente di dare agli utenti/consumatori che sempre più si avvicinano alle applicazioni basate sull’IA?

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Saldo e stralcio

 

L’impiego dell’intelligenza artificiale sta sicuramente aumentando la produttività e la capacità di fare. E come tutte le innovazioni tecnologiche crea anche molta diseguaglianza.

Quindi credo che oggi gran parte del “voto col portafoglio” si debba concentrare sul sostenere chi combatte la diseguaglianza, che poi diventa anche una malattia sociale perché porta sfiducia nelle istituzioni, olismo… Si tratta anche di premiare la sostenibilità ambientale, considerata la sfida dell’emergenza climatica. Con i nostri stili di vita dobbiamo assolutamente favorire la transizione ecologica e promuovere la dignità del lavoro. Questo significa

mettere in moto processi che riducano le diseguaglianze.

Rispetto all’IA, come davanti ad ogni novità, ci si scopre carenti di conoscenza e timorosi. Cosa fare?
C’è bisogno innanzitutto di una formazione per chi lavora per comprendere come interagire con l’assistente digitale. Poi

ci vuole sempre un’educazione all’uso da parte del consumatore, ma questo vale anche per i social media, per sviluppare una capacità di utilizzo dei mezzi digitali senza esserne soggiogati, dominati.

Credo che l’autocontrollo dal punto di vista del consumatore sia fondamentale. Dal punto di vista del lavoratore credo che in ogni settore bisogna capire dove e in che modo l’intelligenza artificiale può aiutarlo ad essere più produttivo e a tenere il proprio posto di lavoro. Fermo restando che le previsioni più accreditate ci dicono che i posti di lavoro aumenteranno e non diminuiranno.





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