Ci siamo stancati di sentire parlare solo di dipendenza per i medici di famiglia. La chiacchiera che non vogliamo andare nelle Case di Comunità deve finire, il nostro Accordo Collettivo Nazionale siglato a Febbraio 2024 prevede già una importantissima quota oraria da poter svolgere in collaborazione con le Aziende da dedicare proprio alle attività connesse alle Case di Comunità.
La chiacchiera che siamo fannulloni e inefficienti deve terminare immediatamente, i dati degli accessi quotidiani che facciamo sono certificati da istituzioni come l’università Bocconi: 75 accessi medi al giorno per medico di famiglia, il doppio di pochi anni fa.
La chiacchiera che la gente si lamenta dei medici di base continuamente, ribadita da certa stampa e da una parte della politica, è falsa e tendenziosa, poiché sono stati fatti di recente vari audit indipendenti che hanno dimostrato un alto gradimento della popolazione per il proprio medico di famiglia intorno all’ 80%.
Il nostro è già oggi un lavoro diventato impossibile: assistiamo casi quotidiani di medici che anticipano la pensione, o danno le dimissioni a tutte le età, anche giovanissimi. Il corso di medicina generale quest’anno ha avuto meno della metà dei posti banditi coperti, significa che nessuno vuole più fare il medico di famiglia: vogliono raccontarci che con la dipendenza questa professione tornerà appetibile? E allora come mai i professionisti che più di tutti fuggono dal SSN sono proprio gli ospedalieri dipendenti?
Qualche dirigente vuole venderci la frottola che la dipendenza costituirebbe una grande opportunità per i giovani, ma noi abbiamo dei dati che documentano che il 75% dei giovani medici corsisti attuali potrebbero abbandonare questa carriera in caso avvenga questo cambio di carte in tavola unilateralmente. Basterebbe già questa premessa a chiudere l’argomento.
Ma vediamo altre bugie che ci raccontano. Se passa la dipendenza i medici in età pensionabile saranno inevitabilmente obbligati ad anticipare la pensione. In Italia su 38mila medici di famiglia, 12mila abbandonerebbero immediatamente la professione con dimissioni con due mesi di preavviso e in poche settimane quindi fino a 20milioni di cittadini resterebbero senza medico di famiglia. Signori politici, vogliamo lasciare gli italiani senza medico di famiglia?
Vogliamo mettere i medici solo nelle case di comunità? 900 case di comunità per 9600 comuni in Italia, quindi avremo i medici di famiglia concentrati in 1 comune su 10, è questa la prossimità e la capillarità che la politica ci vuole far credere rappresenteranno le Case di Comunità?
Qualcuno ha spiegato ai cittadini che il progetto del governo prevede un contratto da 38 ore settimanali di cui 20-24 fatte nei confronti dei propri pazienti e 18-14 fatte per servizi dell’ AUSL: credono che con 20 ore a settimana io potrò seguire bene i miei pazienti? E sanno benissimo che un medico di famiglia oggi con 75 contatti di media impiega almeno 10 ore al giorno (qualcuno addirittura di più) per rispondere a tutte le richieste che riceve.
Il risultato? Un sistema in cui il medico diventerebbe una sorta di guardia medica diurna, una sanità on-demand come denunciamo da tempo, senza più quel rapporto di fiducia e conoscenza reciproca che caratterizza la Medicina Generale italiana.
Ma arriviamo alla verità. Perché un progetto così evidentemente fallimentare? Alla politica interessa tutto questo? O c’è dietro un progetto per rendere un sistema che oggi è buono, seppur migliorabile, un pessimo sistema? La risposta è che tutta questa confusione porta inevitabilmente verso una prossima sanità privata, è questa la vera ragione! Prendo un sistema discreto, lo rendo inefficace e inefficiente, e il privato sostituirà
il SSN. Ci sono già molti progetti noti di gruppi e assicurazioni su ambulatori di medicina generale privati.
E questi dirigenti, che pensano di governare il territorio con la dipendenza dei medici di famiglia, perché non ammettono che sperano di coprire le voragini che hanno creato sulla sanità con una organizzazione e una programmazione fallimentare negli ultimi anni?
La nostra regione Emilia-Romagna purtroppo è stata la capofila di questo progetto scellerato, ma finalmente è cambiata la dirigenza e oggi stiamo lavorando con il Presidente De Pascale e l’Assessore Fabi a un progetto globale di riorganizzazione del territorio con lo sviluppo delle Case di Comunità e delle Aggregazioni Funzionali Territoriali, abbiamo una visione del futuro condivisa e lavoriamo insieme per questo, nel massimo interesse dei cittadini.
Lo stesso Assessore Fabi due giorni fa ha dichiarato pubblicamente che per loro la dipendenza è un falso problema e quello che vuole la Regione ER è lavorare bene coi medici di famiglia e riorganizzare al meglio i servizi. I nostri politici regionali di oggi si trovano a fare i conti con l’inefficienza di quelli di due giorni fa che non hanno saputo declinare la convenzione siglata a Febbraio scorso a livello nazionale ed ancora inattuata nella matrice organizzativa nella nostra Regione.
Perché come segretario regionale dei medici di famiglia oggi faccio questo sfogo? Perché non ne possiamo più, leggiamo sui giornali ogni genere di attacco continuo da parte di politici e amministratori in sanità. Come può un direttore generale di una grande AUSL dichiarare che sono 30 anni che attende un passaggio alla dipendenza? Quindi in questi 30 anni ha amministrato professionisti senza averne fiducia? E prosegue criticando le modalità con cui si vuole ora e subito imporre frettolosamente la dipendenza, ma conclude dicendo “basta che si faccia”!
La sintesi di tutto è questa: oramai la politica è accecata e col “basta che si faccia” distruggeranno il sistema dei medici di famiglia. Un Paese che non onora i contratti firmati, la convenzione, ma che introduce la contrattualista “ex Lege” non è un Paese che avanza, ma arretra. Se la Sanità diventa un terreno di confronto politico, come anche già accaduto durante la pandemia, le cose peggiorano, non migliorano. Se gli operatori che sono la base del sistema pubblico vengono attaccati con tutti i mezzi per anni, si sgretola il fondamento del sistema solidaristico, che proprio su un accesso equo basa la sua efficacia. Se una intera categoria si sente gravemente e quotidianamente “mobbizzata” non lavora meglio, ma l’enorme carico di lavoro già difficile da sopportare diventa insostenibile. Di tutto questo il prezzo lo pagano oggi i medici di famiglia, domani lo pagheranno gli Italiani.
Il Segretario Generale Regionale Fimmg Dr. Daniele Morini
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