“Come ogni anno…”. Il tono di chi parla è rassegnato, perché atti vandalici alle Foibe in prossimità del Giorno del Ricordo, in una terra di confine ferita, “sono purtroppo episodi ricorrenti”. Alle 10 un capannello di esponenti della Lega Nazionale, storici e politici locali guarda sconsolato in direzione dell’ennesima prova di frizioni, forse ancora non del tutto sopite. Ad attirare l’attenzione sono tre scritte in vernice rossa: due in sloveno, che inneggiano ai moti titini “Trieste è nostra” e “Morte al fascismo libertà al popolo”, l’altra in italiano. Quest’ultima è stata lasciata proprio sotto il muro con l’indicazione ‘Foiba di Basovizza’: “è un pozzo”.
Infine una serie di numeri “161”. “Oltraggiare Basovizza non vuol dire solo calpestare la memoria dei martiri delle foibe ma significa oltraggiare la nazione intera. Ciò che è accaduto è un atto di gravità inaudita, che non può restare impunito”, è l’ira della premier Giorgia Meloni. Al monumento nazionale sul Carso triestino oggi c’è fermento. Ci sono gli operai che dalle 6 stanno allestendo i palchi per la cerimonia solenne di lunedì (sono stati loro a dare l’allarme) e una scolaresca dalla provincia di Catania, accompagnata dalla sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti. E’ una giornata che doveva essere di memoria, ma anche di festa perché a 50 km di distanza, sempre lungo la linea di confine, oggi si celebra l’inaugurazione di Go!2025, la prima capitale europea della cultura borderless. Un’occasione per celebrare e riconfermare l’amicizia tra Italia e Slovenia.
Nel pomeriggio, sul palco, interviene il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Nulla può far tornare indietro la storia che Slovenia e Italia hanno costruito e costruiscono insieme”, sottolinea con quello che appare come un riferimento alla vandalizzazione della foiba. Sull’accaduto indaga la Digos, dopo che alle 13 le scritte sono state cancellate, con il sindaco di Trieste Roberto di Piazza che ha tinteggiato assieme agli operai. Le indagini sono a tutto campo e le immagini della videosorveglianza dell’area sono state acquisite. Non si esclude possa trattarsi di qualche nostalgico titino, come anche di un gruppo organizzato. L’attenzione è anche rivolta all’interpretazione di quel “161”, che potrebbe anche riferirsi, secondo qualche esponente della cultura slovena, a un richiamo a un gruppo antifascista estremista. E anche a in un liceo di Vicenza la tragedia delle Foibe ha riacceso gli animi: alcuni militanti di FdI sono stati aggrediti mentre volantinavano “in ricordo dei martiri”.
La notizia dell’imbrattamento di uno dei simboli dei drammi del dopoguerra, il dramma degli italiani uccisi e gettati in quelle cavità naturali dai partigiani jugoslavi titini durante e subito dopo la seconda guerra mondiale, in un periodo difficile per rivendicazioni da parte delle distinte fazioni, si diffonde in pochi minuti. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, è già a Trieste, poi andrà a Gorizia. Ma prima raggiunge la foiba. “Nessuno potrà mai vandalizzare la verità”, scrive sull’album delle presenze. La condanna è bipartisan. “Un atto ignobile”, per il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. “Inaccettabile”, per il presidente del Senato, Ignazio Larussa. “Un gesto vile”, lo definisce il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
“Uno schiaffo alla nostra memoria”, le parole del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. I ‘responsabili saranno perseguiti con la massima severità’, avverte il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Per il governatore del Fvg, Massimiliano Fedriga, si tratta di “rigurgiti negazionisti che dobbiamo condannare con forza”. Ma la condanna arriva anche dall’opposizione. Il leader di Iv, Matteo Renzi, parla di “insulto alle vittime e alle famiglie”. “Basta con questi atti brutali, provocatori e intolleranti”, commenta la deputata dem Debora Serracchiani. Un “atto di vandalismo che oltraggia la memoria”, dichiara il vicesegretario di Azione, Ettore Rosato. “Non so quale era il vero intento – osserva l’Anpi di Trieste – ma sicuramente l’effetto reale della stolta esibizione grafica si ripercuote negativamente sia sulla comunità slovena che sugli antifascisti tutti”.
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