Sono 13,7 milioni gli elettori che oggi sono chiamati al voto in Ecuador per scegliere il loro presidente per i prossimi quattro anni, oltre che per rinnovare il Parlamento. Nel Paese sudamericano, dove il voto è obbligatorio, i candidati alla presidenza sono sedici. Stando ai sondaggi della vigilia, i due grandi favoriti sono il presidente uscente Daniel Noboa, 37 anni, e l’avvocata Luisa González, 47 anni: possibile, comunque, un ballottaggio tra i due. Oltre che per il presidente, a un anno dalle ultime elezioni suppletive si vota anche per il rinnovo dei 137 membri del Parlamento: le liste presentate a livello nazionale nelle elezioni parlamentari sono 12.
I due candidati favoriti
Il presidente uscente Daniel Noboa, alla ricerca del suo secondo mandato, è il figlio di Álvaro Noboa, imprenditore tra le persone più ricche dell’Ecuador. La sua principale sfidante, l’avvocata Luisa González, è appoggiata dall’ex capo di Stato Rafael Correa, in carica dal 2007 al 2017. Noboa corre per il partito di destra Azione democratica nazionale, l’Adn, e ha detto che punta a vincere al primo turno: per riuscirci, come prevede la legge elettorale dell’Ecuador, dovrà ottenere più del 40% dei suffragi con oltre il 10% di vantaggio sul secondo candidato. La maggior parte dei sondaggi danno un testa a testa tra lui e Luisa González, che corre per il movimento di sinistra Rivoluzione Cittadina, e prevedono un ballottaggio tra i due il prossimo 13 aprile. Proprio come era successo nel 2023, quando alla fine a vincere fu Noboa, che era stato dietro a González nel primo turno.
Gli altri candidati
Tra i sedici candidati presidente ci sono anche altri nomi noti. Come, ad esempio, Leonidas Iza: 42 anni, il leader indigeno propone di fare pagare più tasse ai grandi gruppi economici e rivedere le relazioni con il Fondo monetario internazionale, propone anche un modello economico basato sulla sovranità alimentare e sul rafforzamento dell’educazione interculturale. Iza corre con il partito indigeno Pachakutik ed è stato lui, nel 2019, a guidare le proteste che per alcuni giorni hanno fatto tremare l’allora presidente Lenin Moreno (in carica dal 2017 al 2021). Altro nome tra i sedici da tenere d’occhio è quello di Francesco Tabacchi, 52enne grande allevatore di origini italiane: propone la strategia delle cosiddette “due mani”, ovvero una dura e l’altra intelligente, per rafforzare sia l’economia sia la sicurezza. Tabacchi corre per il partito liberale Creando Opportunità (Creo) e propone borse di studio ai bambini dei membri delle gang che consegnano le armi, incentivi per gli investimenti privati e misure per ridurre l’insicurezza attraverso una maggiore presenza della polizia nelle strade.
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Lo scenario
Per il secondo Stato più esteso dell’America Latina queste elezioni arrivano in un periodo sempre più teso sia dal punto di vista politico sia sociale. Il presidente Noboa lo scorso novembre aveva disposto la sospensione della vicepresidente Maria Veronica Abad Rojas, con l’accusa di aver lasciato “per oltre tre giorni” il suo posto di lavoro di ambasciatrice in Turchia, dove la politica era stata trasferita – su decisione di Noboa – dopo un anno trascorso in Israele con lo stesso incarico. Questa decisione – definita da Abad “un colpo di Stato” – lo scorso gennaio è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, che il 4 febbraio ha anche dichiarato nulli i decreti di Noboa con cui ha nominato la nuova vicepresidente Gellibert. L’Ecuador, inoltre, sta attraversando una delle crisi più gravi degli ultimi anni, tra continue rivolte nelle carceri, evasioni, violenze per le strade e poliziotti presi in ostaggio. Negli ultimi anni il Paese è diventato uno dei principali mercati per l’esportazione della cocaina prodotta in Colombia e in Perù, con l’influenza delle bande criminali legate al narcotraffico che continua ad aumentare vertiginosamente. Sempre in Ecuador sono attivi i due più grossi cartelli messicani, il cartello di Sinaloa e quello di Jalisco Nueva Generacion.
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