Giubileo dei militari. Papa Francesco: “non fatevi sedurre dal mito della forza e delle armi o contaminare dal veleno della propaganda dell’odio” (A. Sillioni e S. Cavalleri)

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“Vi chiedo per favore di vigilare: vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra; vigilare per non essere sedotti dal mito della forza e dal rumore delle armi; vigilare per non essere mai contaminati dal veleno della propaganda dell’odio, che divide il mondo in amici da difendere e nemici da combattere. Siate invece testimoni coraggiosi dell’amore di Dio Padre, che ci vuole fratelli tutti. E, insieme, camminiamo per costruire una nuova era di pace, di giustizia e di fraternità”. Queste le consegne di Papa Francesco alle migliaia di militari di tutto il mondo presenti oggi in piazza San Pietro per il loro Giubileo, mentre tra le autorità il Governo Meloni, che invia armi all’Ucraina e a Israele, era rappresentato dai ministri dell’Economia Giorgetti, da cui dipende la Guardia di Finanza, e della Difesa, Crosetto, già presidente della “confindustria” delle armi.

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All’Angelus, poi, il Pontefice ha ricordato un brano della Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II che afferma: “Coloro che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle fine dell’Esercito si considerino, anche esse, come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli”. “Questo servizio armato – ha quindi scandito – va esercitato solo per legittima difesa, mai per imporre il dominio sulle altre nazioni. Sempre osservando le Convenzioni internazionali in materia di conflitti. E prima ancora nel sacro rispetto della vita del Creato”.

E affidando la sua preghiera alla Vergine, Regina della Pace, Francesco ha voluto rivolgere il suo pensiero alla “martoriata Ucraina, in Palestina, in Israele, Myanmar, in tutto il Medio Oriente, in Kivu, in Sudan”. “Tacciano ovunque le armi e si ascolti il grido dei popoli che chiedono pace”, ha invocato.

Nell’omelia, Francesco ha commentato “l’atteggiamento di Gesù, presso il lago di Gennesaret” è descritto con i verbi “vide”, “salì” e “sedette”, tessendo un parallelismo con quanto le Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza sono chiamate a fare. Gesù, che “al primo posto mette sempre l’incontro con gli altri, “la relazione” e “la preoccupazione per quelle fatiche e quei fallimenti che spesso appesantiscono il cuore e tolgono la speranza”, ha spiegato Francesco invitando i militari ad avere uno “sguardo attento” che, quando “la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio”, vide “due barche accostate alla riva” e scorgendo “la delusione nel volto” dei pescatori intenti a lavare “le reti vuote dopo una notte andata male”. Il Pontefice ha descritto “il loro scoraggiamento” e la loro “frustrazione” e ricordando che Gesù li guardò con compassione. “E non dimentichiamo questo: la compassione di Dio. I tre atteggiamenti di Dio – ribadisce ancora una volta il Pontefice -: vicinanza, compassione e tenerezza. Non dimenticare: Dio è vicino, Dio è tenero e Dio è compassionevole, sempre!”.

Visto lo sconforto dei pescatori, Gesù “salì” sulla barca di uno di loro, quella di Simone, entrando “nello spazio della sua vita, facendosi largo in quel fallimento che abita il suo cuore”, continua l’omelia letta in parte dal maestro delle cerimonie, mons. Diego Ravelli, e nel testo il Papa ha osservato che spesso, quando le cose che non vanno, finiamo per chiuderci nel lamento e nell’amarezza. Gesù “sedette”, “per insegnare, cioè per annunciare la buona notizia, per portare la luce dentro quella notte di delusione – ha specificato il Papa – per narrare la bellezza di Dio dentro le fatiche della vita umana, per far sentire che c’è ancora una speranza anche quando tutto sembra perduto”.

Per il Pontefice chi lavora nelle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza, per la divisa indossata e il giuramento fatto, con coraggio e forgiato dalla disciplina deve assumere gli stessi atteggiamenti di Gesù. Quindi “vedere”, “avere uno sguardo attento, che sa cogliere le minacce al bene comune, i pericoli che incombono sulla vita dei cittadini, i rischi ambientali, sociali e politici cui siamo esposti”, insomma, scorgere “il male per denunciarlo”; “salire sulla barca in tempesta” impegnandosi a “servizio del bene, della libertà, e della giustizia”; “sedersi”, perché l’“essere presenti” nelle “città” e nei “quartieri”, lo “stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli”, “insegna che il bene può vincere nonostante tutto”, “che la giustizia, la lealtà e la passione civile sono ancora oggi valori necessari” e che è possibile “creare un mondo più umano, più giusto e più fraterno, nonostante le forze contrarie del male”.

Nel loro compito tutte le Forze dell’ordine sono accompagnate anche dai cappellani e, ha chiarito il Papa, “non servono – come a volte è tristemente successo nella storia – a benedire perverse azioni di guerra”, ma che incoraggiano “a prendere il largo” e offrono “ascolto”, “vicinanza” e sostegno “morale e spirituale”, affiancando e aiutando a svolgere gli “incarichi alla luce del Vangelo e al servizio del bene”. E proprio per tale servizio reso da migliaia di uomini e donne con svariate divise Francesco ha espresso infine gratitudine:
“Vi siamo grati per quanto operate, a volte rischiando personalmente. Grazie perché salendo sulle nostre barche in pericolo, ci offrite la vostra protezione e ci incoraggiate a continuare la nostra traversata”.

S.C.

Nella foto in alto: una vignetta di Andrea Sillioni

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