L’Ue non ha competenze sulla casa ma sta pensando di dirottare una parte dei Fondi di coesione per contribuire a risolvere il problema. Tinagli (Pd): «Anche i governi dovranno fare la loro parte»
In tutta Europa, i prezzi delle case crescono a ritmi ben più elevati degli stipendi. Il risultato è che sempre più giovani e famiglie faticano a trovare alloggi a prezzi accessibili, a prescindere che si tratti di stipulare un contratto di affitto o chiedere un mutuo. La questione è finita direttamente sulla scrivania di Ursula von der Leyen, che ha reso ufficialmente la lotta alla crisi abitativa una delle priorità politiche dei prossimi cinque anni e ha nominato per la prima volta un commissario ad hoc, il danese Dan Jørgensen, che ha la delega agli alloggi. «La gente fatica a trovare case a prezzi accessibili. Voglio che questa Commissione sostenga le persone dove è più importante», ha promesso von der Leyen nel discorso con cui ha chiesto la fiducia a Strasburgo la scorsa estate. C’è solo un problema con cui fare i conti: le politiche abitative sono di competenza dei governi nazionali e delle regioni, non dell’Unione europea. Resta da vedere, dunque, quali saranno gli strumenti a cui ricorrerà Bruxelles per mettere mano alla questione.
Una nuova commissione speciale a Strasburgo
Un primo e significativo passo in avanti è arrivato proprio nei giorni scorsi. Il 3 febbraio è nata infatti una nuova commissione speciale del Parlamento europeo dedicata proprio alla «crisi degli alloggi». A presiederla sarà l’eurodeputata italiana Irene Tinagli: «Le case sono prima di tutto un bisogno e dobbiamo pensare a questo in termini di risposta alle esigenze delle persone, prima ancora che ragionare in termini di mercato», spiega l’europarlamentare del Pd. La nuova commissione dell’Eurocamera resterà in carica per un anno e servirà innanzitutto a raccogliere dati, testimonianze ed esperienze (positive e negative) per avere un quadro completo del problema. In termini pratici, vuol dire che si raccoglieranno i dati dei singoli Stati Ue, si analizzeranno le iniziative politiche sperimentate da alcune città e si inviteranno esperti e amministratori pubblici a dire la loro sulla questione. «L’obiettivo finale è produrre un “rapporto di iniziativa”, in cui si mettono nero su bianco l’analisi del problema ma anche le proposte di intervento», spiega Tinagli a Open.
I numeri della crisi abitativa in Europa
A confermare l’entità del problema sono gli stessi dati raccolti da Bruxelles, secondo cui tra il 2015 e il 2023 i prezzi delle abitazioni in Europa sono cresciuti del 48%. L’incremento più significativo si registra in Ungheria (+173%), mentre la Finlandia si piazza all’ultimo posto con un +5%. Subito dopo il Paese scandinavo, è l’Italia a far registrare l’aumento più contenuto (8,3%), seppur con differenze molto significative tra Nord e Sud. A crescere non sono solo i prezzi delle abitazioni ma anche gli affitti, che segnano un +18% in Europa tra il 2010 e il 2022. Questa differenza, secondo l’Ue, si deve almeno in parte «a un aumento degli affitti brevi, che hanno tolto abitazioni e appartamenti dal mercato». Una delle conseguenze più tangibili della crisi abitativa viene rivelata da un altro dato: l’età media a cui i cittadini europei lasciano la casa dei genitori. I più “precoci” sono i cittadini svedesi e danesi, che se ne vanno di casa in media a 22 anni. Gli ultimi posti in classifica sono dominati invece dai Paesi del Sud Europa (Italia, Spagna, Grecia) dove in media i giovani lasciano la casa dei genitori intorno ai 30 anni.
Il dibattito in Italia e l’allarme dei costruttori
Negli ultimi anni, la crisi abitativa è tornata sotto i riflettori del dibattito politico anche in Italia. Innanzitutto, con la protesta degli studenti universitari che hanno iniziato ad accamparsi fuori dagli atenei in segno di protesta contro gli aumenti fuori controllo dei canoni di affitto. Il focus della politica si è spostato poi sulla regolamentazione degli affitti brevi, che negli ultimi anni hanno tolto sempre più alloggi dal mercato, soprattutto nei centri storici delle grandi città. «Il problema della casa viene interpretato in modo molto diverso» a seconda dell’appartenenza politica, fa notare Tinagli. «C’è chi crede che sia solo un problema di domanda e offerta, e quindi che sia sufficiente costruire molte più abitazioni, e chi invece si interroga su possibili distorsioni del mercato da correggere e pensa che eventuali nuove costruzioni dovrebbero essere mirate e condizionate a una effettiva accessibilità».
In Italia, le opposizioni hanno attaccato il governo per non aver rifinanziato il fondo per la morosità incolpevole, che aiuta finanziariamente le famiglie destinatarie di sfratto. L’esecutivo, dal canto suo, ha annunciato la presentazione di un «Piano Casa Italia» per l’edilizia residenziale e sociale pubblica entro la metà del 2025. Sullo sfondo di questa situazione resta l’allarme lanciato dall’Ance, l’associazione dei costruttori edili, secondo cui ci sono circa dieci milioni di famiglie italiane che non riescono a comprare casa. Dopo anni di crescita su spinta del Superbonus, nel 2024 il settore delle costruzioni è calato del 5,3%. La previsione dell’Ance è che il calo degli investimenti continui anche nell’anno in corso, con una flessione del 7%.
Cosa può fare l’Europa contro la crisi abitativa
Il problema della crisi abitativa è finito direttamente sul tavolo delle istituzioni europee, che nei prossimi mesi dovrebbero svelare la propria strategia. Trattandosi di un tema di competenza dei governi, non è chiaro in che modo si muoverà Bruxelles. Secondo Tinagli, ci sono due binari lungo i quali l’Europa può lavorare. Il primo, spiega l’europarlamentare del Pd, è «capire in che modo alcune politiche economiche, fiscali, così come la presenza o assenza di determinate regolamentazioni, può aver contribuito ad alterare le dinamiche del mercato residenziale. Penso, per esempio, agli affitti brevi turistici». La seconda è «dare accesso a strumenti economici e finanziari per agevolare la realizzazione di progetti abitativi accessibili». Secondo Politico, la Commissione europea starebbe pensando a una piattaforma insieme alla Banca europea degli investimenti (Bei) sia per incentivare la costruzione di nuovi alloggi a prezzi popolari sia per le riqualificazioni energetiche di quelli già esistenti.
Da dove arriveranno i soldi?
Per sperare di risolvere la crisi abitativa, c’è bisogno di molti soldi. Ed è proprio su questo binario che potrebbe muoversi l’Unione europea nei prossimi mesi. Un primo segnale potrebbe arrivare già nei prossimi mesi con la riforma delle regole sugli aiuti di Stato, con la Commissione europea che potrebbe pensare di allentare le norme per consentire ai governi di incentivare la costruzione di alloggi a prezzi sostenibili. Ma un altro tesoretto piuttosto significativo potrebbe arrivare direttamente da Bruxelles. Più precisamente, dai 392 miliardi di euro dei Fondi di coesione. Al momento, questo strumento serve a favorire gli investimenti e la creazione di posti di lavoro nelle aree con più difficoltà.
L’idea dell’esecutivo Ue è di rivedere le regole, così da permettere di destinare almeno una parte di quei soldi proprio alla questione abitativa. Se questa intenzione dovesse essere confermata, la lotta al caro-affitti finirebbe direttamente sulla scrivania del commissario italiano Raffaele Fitto, che gestisce proprio le politiche di coesione. L’Europa, insomma, sembra intenzionata a fare la propria parte, ma è inevitabile che anche i singoli governi saranno chiamati a fare altrettanto. «L’Ue non ha abbastanza risorse per risolvere il problema da sola, ma il solo fatto che abbia deciso di occuparsi del problema è un segnale politico importantissimo», precisa Tinagli. «La competenza in materia di casa è per lo più dei governi e delle regioni. Questo significa – aggiunge l’eurodeputata – che sarà fondamentale la mobilitazione dei singoli Stati, sia per raccogliere le future raccomandazioni Ue, sia per mettere a disposizione risorse aggiuntive per dare risposte ancora più efficaci».
Foto copertina: ANSA/Annachiara Mottola | Una protesta delle “tende in piazza” davanti alla Sapienza di Roma, 10 maggio 2023
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