La crisi, le vie d’uscita, gli incentivi e le opportunità ancora da sfruttare. Tagliando il traguardo del terzo anno di mandato alla presidenza della Camera di commercio di Lecce, Mario Vadrucci, evidenzia luci ed ombre, svelando anche un’inedita ma attesa reazione delle imprese.
Presidente Mario Vadrucci, partiamo dalla fine. Qual è l’azione più importante che ha compiuto finora?
«Il lavoro svolto insieme alle associazioni di categoria e all’ente per riportare l’istituzione camerale al centro del dibattito socio-economico della nostra provincia. È stato il primo mio primo compito. Non so se ci sono riuscito, ma ci abbiamo lavorato tutti».
I dati sono un po’ contrastanti. Da quale settore sta derivando il maggiore apporto in termini di iscrizioni al registro delle imprese?
«La vivacità di un settore si alterna a quella dell’altro. Lo stock di imprese è invariato, siamo circa 80mila imprese in provincia. Artigianato e commercio tengono, e questo mi conforta, perché inglobano le aziende più piccole e diffuse. L’e-commerce incombe e difficilmente ci si può opporre. Rilevo, tuttavia, resilienza. Bisogna replicare con idee innovative. I ritorni su Lecce, come quello di Upim, fanno benissimo e ci auguriamo che inaugurino una tendenza, perché nell’abbigliamento c’è difficoltà».
Lo testimonia l’andamento dell’industria locale, tra cassa e licenziamenti. L’imprenditore Filograna Sergio suggerisce al governo norme per la tutela del made in Italy. Come se ne esce?
«Condivisibile. Stiamo vivendo un nuovo ciclo nel Tac. La globalizzazione implica anche il fatto che se il mercato cinese cede, la crisi si manifesta anche a Casarano».
E, per l’agricoltura, dopo Xylella, le istituzioni hanno dato risposte?
«Il 14 incontreremo gli assessori Pentassuglia e Delli Noci, perché da una parte c’è la volontà di investire in nuove varietà olivicole, ma dall’altra c’è una crisi idrica che impone razionamento: vorremmo capire da che parte andare. Certo, la burocrazia non aiuta, se bisogna aspettare 2-3 anni per i ristori».
Il razionamento nei confronti della Camera di commercio, con la riduzione al 50% del diritto annuale, invece, è finito?
«Con Unioncamere abbiamo da poco incontrato il ministro Urso e abbiamo posto il nodo. Credo che i furori ideologici dell’era Renzi (2014) siano alle spalle. E mantenere questi enti col 50% delle entrate pregiudica notevoli interventi a favore delle imprese. Vero è che c’è stata la scappatoia del 20% con destinazioni vincolate, riflesse nei bandi multimisura attraverso i quali tra il 2022 e il 2024 abbiamo distribuito contributi per 1,18 milioni di euro, oltre al milione che unici in Italia abbiamo erogato dal nostro bilancio per supportare le imprese energivore durante il boom inflattivo».
I 6 milioni di euro per le imprese entro il 2027 – che ha annunciato in autunno – sono al sicuro?
«Sì, perché fanno riferimento anche a quel 20% del bilancio di cui le dicevo poc’anzi. Capendo quanto sia difficile andare avanti con il contributo al 50%, il ministero ha previsto un 20% aggiuntivo alle Camere per interventi a favore delle imprese per internazionalizzazione, occupazione e digitalizzazione. Asset, quest’ultimo, sul quale stiamo facendo tanto: con il 74,1% siamo la prima Camera in Italia per uso del Cassetto digitale. Primeggiamo anche per il Punto impresa digitale».
Obiettivi per il 2025?
«Chiudere la partita del taglia-spese. La Corte costituzionale ci ha dato ragione, ma il ministero tentenna. Oltre al taglio del 50% del contributo, come ogni ente locale dovremmo versare il 10% del bilancio per l’abbattimento del debito statale: 7-800mila euro in più all’anno che potremmo dare alle imprese. E poi ci sono le Dmo (Destination Management Organization) lanciate dall’assessore Lopane. Occorre ridurre le carenze nella gestione dei turisti appena scendono dall’aereo e dal treno. Ci candidiamo a partecipare anche con risorse nostre. E, intanto, avviamo una collaborazione con l’Università del Salento: in settimana condivideremo il masterplan per lo sviluppo del territorio».
Sulla quantità di voli da e per l’Aeroporto di Brindisi, giovedì il presidente di Aeroporti di Puglia, Antonio Vasile, ha replicato al presidente di Ance Lecce, Gabriele Greco, che “non si può tenere fermo un territorio per un altro”. Che ne pensa?
«La disparità è enorme. Nessuno vuol togliere niente a Bari, ma, sfruttando l’emendamento di D’Attis e Caroppo per la continuità territoriale, la Regione intervenga su Brindisi».
Pnrr e Zes stanno funzionando? I ritardi si accumulano e più che di nuovi insediamenti sono gli ampliamenti a predominare nelle zone industriali salentine.
«Il Pnrr va un po’ meglio del previsto. È chiaro che i piccoli Comuni sono in difficoltà. Poi, come sempre, in Italia siamo “avanguardisti”: chiediamo i lavori, sappiamo che i lavori devono essere eseguiti entro il 2026, ma poi ci lamentiamo se la strada è chiusa. La Zes unica è stata una grande iniziativa di equità. Le cifre che le imprese stanno investendo ne dimostrano la riuscita».
Le imprese continuano tuttavia a patire problematiche di sicurezza. Vi state muovendo?
«Abbiamo stanziato i primi 250mila euro a favore delle imprese per l’acquisto di impianti di videosorveglianza. Presto il bando».
I fenomeni intimidatori persistono. Lo scorso 22 aprile scorso, ospiti alla Camera, i vertici delle forze dell’ordine lanciarono alle imprese l’appello a denunciare, sfruttando anche la Camera come canale protetto. Qualcuno lo ha colto?
«Sì, questa cosa è successa».
C’è chi ha chiesto ascolto?
«Sì, qualcosa si è mosso. E mi auguro che altre persone sfruttino l’opportunità. Alcuni imprenditori si sono fatti avanti, chiaramente in forma molto riservata, e noi li abbiamo aiutati. Abbiamo, cioè, creato le condizioni per ottenere un intervento, contenendo al massimo la loro esposizione».
E cosa hanno denunciato?
«In queste cose, il panorama purtroppo è molto variegato. Pressioni di varia natura, anche per iniziative criminose. Collaboriamo con le forze dell’ordine. Siamo tra quelle Camere che con il ministero degli Interni ogni anno firmano una convenzione per il trasferimento di dati di imprese. Il rapporto con le forze dell’ordine è ai massimi livelli».
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