«Un oltraggio a tutta la nazione». Così il premier Giorgia Meloni ha definito le scritte di vernice rossa comparse nella notte tra venerdì e sabato, a una manciata di ore dal giorno del Ricordo – che si celebra domani, 10 febbraio – , davanti al monumento della foiba di Basovizza, nel comune di Trieste. Tre le frasi, due in lingua slava, una in italiano: «Morte al fascismo, libertà al popolo», «Trieste è nostra», mentre sotto al muro con l’indicazione della foiba «è un pozzo». Poi un numero, «161». A scoprire l’atto vandalico, ieri mattina intorno alle 6, alcuni addetti giunti alla foiba per iniziare l’allestimento dei palchi per la cerimonia solenne in programma domani.
LE INDAGINI
Sull’accaduto indaga la Digos, dopo che alle 13 le scritte sono state cancellate, con il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza che ha tinteggiato assieme agli operai: «Sono 20 anni che lavoro per la pacificazione, prima nel 2010 con i tre Presidenti di Croazia, Slovenia e Italia, Danilo Türk, Ivo Josipović e Giorgio Napolitano, poi nel 2020 con Sergio Mattarella e il Capo di Stato sloveno Borut Pahor che si tengono per mano. Di certo non mi faccio rovinare tutto da queste persone». Le indagini sono a tutto campo e le immagini della videosorveglianza dell’area sono state acquisite. Non si esclude possa trattarsi di qualche nostalgico titino, come anche di un gruppo organizzato. L’attenzione è anche rivolta all’interpretazione di quel «161», che potrebbe anche riferirsi, secondo qualche esponente della cultura slovena, a un richiamo a un gruppo antifascista estremista. Intanto è stato disposto un presidio fisso dell’area, da parte delle forze dell’ordine, nei pressi del monumento, in vista di una vigilanza che verrà potenziata a ridosso della cerimonia solenne in programma per domani mattina. Ieri alla foiba di Basovizza e al Centro documentale era in visita una scolaresca della provincia di Catania. Presenti anche la sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, e l’assessore regionale del Friuli Venezia Giulia Fabio Scoccimarro. «Il negazionismo ammazza due volte quelle persone. Siete voi la voce del futuro», ha detto Frassinetti agli studenti.
LO SCONTRO
Non si è fatta attendere l’ira del premier Meloni per l’atto vandalico: «Oltraggiare Basovizza non vuol dire solo calpestare la memoria dei martiri delle foibe ma significa oltraggiare la nazione intera. Ciò che è accaduto è un atto di gravità inaudita, che non può restare impunito». Un commento preso al balzo dalla capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga, che ha accusato il premier di non fare menzione dei problemi del paese perché «preferisce parlare di Foibe. Parole di condanna per l’oltraggio giuste, giustissime. Ma governare non è gestire ricorrenze, è prendersi responsabilità», ha concluso Braga. Se è vero che diversi parlamentari delle opposizioni hanno condannato fermamente l’atto vandalico, è altrettanto vero che, come fatto notare dal senatore di FdI Roberto Menia – padre della legge che istituisce il Giorno del Ricordo – «siamo arrivati a sera, eppure ancora non una parola di condanna è uscita dalle bocche dei leader dei partiti di sinistra. Né Schlein, né Conte, né Fratoianni sono riusciti a spendere qualche minuto del loro tempo per condividere il senso di sdegno che attraversa l’intera comunità nazionale». «Un silenzio», dice Menia, «tristemente eloquente, oltremodo grave».
LE REAZIONI
Eppure la notizia dell’imbrattamento di uno dei simboli dei drammi del dopoguerra, quello degli italiani uccisi e gettati in quelle cavità naturali dai partigiani jugoslavi titini durante e subito dopo la seconda guerra mondiale, in un periodo difficile per rivendicazioni da parte delle distinte fazioni, si è diffusa in pochi minuti. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che era già a Trieste, ha raggiunto la foiba. «Nessuno potrà mai vandalizzare la verità», ha scritto sull’album delle presenze. La condanna è stata bipartisan. «Un atto ignobile», per il presidente della Camera Lorenzo Fontana. «Inaccettabile», per il presidente del Senato, Ignazio La Russa. «Un gesto vile», lo ha definito il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «Uno schiaffo alla nostra memoria», le parole del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini. «I responsabili saranno perseguiti con la massima severità», ha avvertito il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Per il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, si tratta di «rigurgiti negazionisti che dobbiamo condannare con forza». Ma la condanna arriva anche dall’opposizione, almeno da una parte. Il leader di Italia viva, Matteo Renzi, ha parlato di «insulto alle vittime e alle famiglie». «Basta con questi atti brutali, provocatori e intolleranti», ha commentato la deputata dem Debora Serracchiani. Un «atto di vandalismo che oltraggia la memoria», ha dichiarato il vicesegretario di Azione, Ettore Rosato.
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