Un presidio informativo sulla presenza di Pfas nelle acque potabili del Piemonte è stato allestito oggi nel centro storico di Torino, attirando l’attenzione di numerosi cittadini. L’iniziativa, promossa da Greenpeace, ha visto la partecipazione di diversi comitati della rete Zero Pfas, tra cui quelli della Valle di Susa e di Vercelli, che hanno distribuito volantini e dialogato con i passanti, sensibilizzandoli sui rischi di queste sostanze chimiche.
Secondo i dati diffusi dall’organizzazione ambientalista, Tortona (Alessandria) è il comune piemontese con il valore più alto di Pfas e Pfoa, seguito da Bussoleno, Verbania e, in quarta posizione, Torino. Nella Valle di Susa, invece, figurano nella top ten dell’inquinamento da queste sostanze anche Sant’Ambrogio di Susa e Bardonecchia, segno che il problema interessa non solo le aree industriali, ma anche territori di montagna.
“Noi – ha dichiarato Silvio Tonda, del comitato ‘L’Acqua Si-cura’ della Valle di Susa – vorremmo comprendere le ragioni di questa contaminazione: nelle acque di una valle alpina non dovrebbero esserci sostanze tipicamente prodotte da attività industriali. Potrebbe essere l’effetto di uno smaltimento illegale di rifiuti o di qualche grande opera in corso di realizzazione. Non lo sappiamo. Ci siamo interfacciati con le Unioni montane dell’alta e della bassa valle e abbiamo chiesto un tavolo di confronto fra enti, Arpa, Asl e Smat, ma anziché interventi concreti ci è stato detto di non allarmare la popolazione”.
Duro anche il commento di Giuseppe Ungherese, responsabile nazionale della campagna di Greenpeace: “Il punto è che queste sostanze non devono entrare nelle acque. La scienza dice che sono pericolose anche in quantità inferiori rispetto ai limiti stabiliti dalla legge, che in Italia dovrebbe entrare in vigore solo nel gennaio 2026. Chiediamo che chi deve garantire la sicurezza della popolazione si faccia carico del problema senza minimizzarlo: non possiamo scherzare su un argomento del genere”.
A sottolineare l’urgenza della questione si sono presentati al presidio anche tre consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Sarah Disabato, Pasquale Coluccio e Alberto Unia, che hanno denunciato l’“immobilismo della giunta Cirio”. “Abbiamo depositato diversi atti in Consiglio regionale, tra cui una mozione per chiedere al Presidente di attivarsi immediatamente presso il Governo per l’approvazione di una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione delle sostanze perfluoroalchiliche. Inoltre, con emendamenti al bilancio, abbiamo chiesto di stanziare risorse per un biomonitoraggio su vasta scala. Presenteremo a breve un’interrogazione per chiedere conto della situazione in Valsusa e in altre aree del Piemonte, a seguito dei risultati ottenuti dall’indagine indipendente di Greenpeace ‘Acque Senza Veleni’. Il problema dell’inquinamento da Pfas è grave e va affrontato senza più perdere tempo”.
Mentre la politica continua a discutere, i cittadini chiedono risposte immediate e azioni concrete per garantire la sicurezza dell’acqua che ogni giorno esce dai rubinetti di migliaia di famiglie piemontesi.
PFAS e PFOA: Cosa sono e la situazione critica in Piemonte
Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) sono una vasta famiglia di composti chimici sintetici utilizzati per le loro proprietà idrorepellenti e antiaderenti. Tra questi, l’acido perfluoroottanoico (PFOA) è uno dei più noti. Queste sostanze sono impiegate in numerosi processi industriali e prodotti di uso quotidiano, come pentole antiaderenti, tessuti impermeabili e imballaggi alimentari. La loro elevata stabilità chimica le rende persistenti nell’ambiente e nel corpo umano, motivo per cui sono spesso definite “inquinanti eterni”. L’esposizione prolungata ai PFAS è stata associata a vari problemi di salute, tra cui disfunzioni epatiche, alterazioni del sistema immunitario e aumento del rischio di alcuni tipi di cancro.
Recenti indagini hanno evidenziato una preoccupante contaminazione da PFAS nelle acque potabili del Piemonte. Secondo un rapporto di Greenpeace Italia, basato su dati ufficiali degli enti pubblici piemontesi, oltre 70 comuni della regione, inclusa la città di Torino, presentano livelli significativi di queste sostanze nelle loro riserve idriche. Si stima che circa 125.000 persone potrebbero aver consumato acqua contaminata da PFOA, una molecola classificata come cancerogena per l’uomo.
Le analisi, condotte su 671 campioni di acqua potabile tra il 2019 e il 2023, hanno rilevato la presenza di PFAS nel 51% dei casi, con le concentrazioni più elevate nella provincia di Alessandria. In particolare, i comuni di Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora e Tortona hanno mostrato la presenza di PFOA in tutti i campioni analizzati, con concentrazioni variabili tra 19 e 190 nanogrammi per litro. A Montecastello, nel maggio 2020, è stata registrata una concentrazione di PFAS pari a 470 nanogrammi per litro, la più alta rilevata nella regione.
Nella città metropolitana di Torino, la contaminazione è diffusa in 77 comuni, pari al 26,5% del totale, con il 45% dei campioni risultati positivi alla presenza di PFAS. Questa situazione è particolarmente allarmante, considerando che molte di queste aree non erano precedentemente monitorate per la presenza di tali sostanze.
La principale fonte di contaminazione è individuata nello stabilimento Solvay Specialty Polymers di Spinetta Marengo, nel comune di Alessandria, l’unico sito in Italia con una produzione attiva di PFAS. Secondo uno studio del 2007 coordinato dall’Università di Stoccolma, questo polo chimico era già allora ritenuto la principale fonte di PFOA nel bacino del Po. Da decenni, l’azienda rilascia sostanze pericolose nell’ambiente attraverso le acque reflue e, come evidenziato da dati recenti di ARPA Piemonte, anche nell’atmosfera.
Greenpeace sottolinea la necessità di un intervento urgente da parte delle istituzioni locali e nazionali per eliminare le fonti di inquinamento da PFAS e garantire la trasparenza nei confronti dei cittadini riguardo ai dati sulla contaminazione. È fondamentale che vengano adottate misure decisive per proteggere la salute pubblica e l’ambiente da queste sostanze pericolose.
In Canavese dov’è stata riscontrata la presenza di Pfas in oltre il 50% delle analisi? Baldissero Canavese, Borgomasino, Brandizzo, Cafasse, Casalborgone, Caselle, Cintano, Fiorano, Leini, Oglianico, Ozegna, Pavone, Pratiglione, Rivalba, San Colombano Belmonte, San Gillio, San Raffaele Cimena, San Sebastiano, Settimo Rottaro, Valchiusa, Valperga, Villareggia, Volpiano.
In Canavese dov’è stata riscontrata la presenza di Pfas nel 50% delle analisi? Agliè, Cascinette, Castellamonte, Collereto Castelnuovo, Perosa, Pont Canavese, San Maurizio Canavese, Venaria.
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