Gaza, tregua in bilico. Hamas rinvia il rilascio degli ostaggi: “Col piano Trump garanzie Usa saltate”. Israele: “Pronti a ogni scenario”

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Hamas ha annunciato il rinvio a tempo indeterminato per il prossimo scambio di ostaggi-prigionieri in base all’accordo di tregua, accusando Israele di non aver rispettato i termini dell’intesa. “Il rilascio dei prigionieri, programmato per sabato 15 febbraio 2025, sarà posticipato fino a nuovo avviso, in attesa del rispetto da parte dell’occupazione e dell’adempimento retroattivo degli obblighi delle ultime settimane. Riaffermiamo il nostro impegno nei confronti dei termini dell’accordo fintantoché l’occupazione vi aderirà”, ha affermato in una dichiarazione Abu Obeida, portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam, l’ala militare di Hamas. A quanto riferiscono fonti egiziane all’agenzia Reuters, inoltre, i negoziatori del movimento islamico hanno fatto sapere di considerare non più in vigore le garanzie Usa per il cessate il fuoco: una svolta arrivata dopo l’annuncio, da parte del presidente Donald Trump, di un “piano” per prendere il controllo della Striscia di Gaza e trasformarla nella “riviera del Medio Oriente”, spostando altrove i palestinesi. I mediatori quindi hanno rinviato i colloqui fino a quando non sarà ricevuta una chiara indicazione dell’intenzione di Washington di continuare l’accordo a fasi.

Hamas: “Violazioni di Israele, non fanno entrare aiuti” – “Nelle ultime tre settimane, la leadership della resistenza ha preso atto delle violazioni da parte del nemico e il mancato rispetto dei termini dell’accordo, incluso il ritardo nel ritorno dei profughi nel nord della Striscia di Gaza, averli presi come obiettivo di bombe e artiglieria in diverse zone della Striscia, non consentire agli aiuti umanitari di qualunque tipo di entrare nella regione come concordato mentre la resistenza ha attuato i suoi obblighi”, si legge nel comunicato di Abu Obeida diffuso dall’account Telegram di Hamas, in cui si chiede anche a Israele di “compensare” per le violazioni delle ultime settimane retroattivamente oltre che rispettare gli impegni presi. Sono 21 gli ostaggi liberati da Hamas da quando il 19 gennaio è entrato in vigore l’accordo di cessate il fuoco.

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Tel Aviv: “Massima allerta, pronti a ogni scenario” – Immediata la risposta di Tel Aviv. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha affermato che “l’annuncio di Hamas è una totale violazione dell’accordo di cessate il fuoco e dell’accordo per il rilascio degli ostaggi”. “Ho dato istruzioni all’esercito (Idf) di prepararsi al massimo livello di allerta per qualsiasi possibile scenario a Gaza e di proteggere le comunità”, ha aggiunto, “non permetteremo un ritorno alla realtà del 7 ottobre”. Il premier Benjamin Netanyahu ha indetto delle consultazioni di sicurezza con la dirigenza dell’establishment della difesa e anticipato al mattino la riunione del gabinetto di sicurezza, programmata per martedì pomeriggio: Israele “mantiene il suo impegno a rispettare l’accordo”, ha detto, precisando che “tutte le famiglie degli ostaggi sono state informate”.

Ben Gvir: “Tornare alla guerra e distruggere” – L’annuncio di Hamas intanto aizza l’ultradestra israeliana: l’esercito dovrebbe effettuare “un massiccio attacco a Gaza, dall’aria e dalla terra, insieme a un blocco completo degli aiuti umanitari alla Striscia, tra cui elettricità, carburante e acqua, e incluso il bombardamento degli aiuti che sono già stati portati e sono nelle mani di Hamas”, scrive su X l’ex ministro della Sicurezza interna Itamar Ben Gvir, il cui partito Otzma Yehudit aveva lasciato il governo per protestare contro l’accordo di tregua. “Dobbiamo tornare alla guerra e distruggere!”.

Trump: “I palestinesi non torneranno a Gaza” Nel pomeriggio il presidente degli Stati Uniti aveva aggiunto un altro tassello al suo piano per Gaza: in un’intervista a Fox News ha detto che i palestinesi non avrebbero alcun diritto” a ritorno fare ritorno nell’enclave “perché avranno alloggi molto migliori“. “In altre parole, sto parlando di costruire un posto permanente per loro”, ha spiegato. “Sono impegnato a comprare e possedere Gaza”, aveva detto poche ore prima ai giornalisti a bordo dell’Air Force One mentre si recava a New Orleans, in Louisiana, per assistere alla 59esima edizione del Super Bowl. “Per quanto riguarda la nostra ricostruzione, potremmo dare ad altri Stati del Medio Oriente la possibilità di costruirne alcune parti, altri potrebbero farlo, sotto i nostri auspici. Ma noi ci impegniamo a possederla, a prenderla e ad assicurarci che Hamas non torni indietro”.

Erdoğan: “No a una nuova Nakba” – La Turchia ha espresso di nuovo la propria contrarietà. “Nessuno può imporre una seconda Nakba al popolo palestinese, né potrà mai farlo”, ha affermato Recep Tayyip Erdoğan riferendosi all’esodo forzato di circa 700mila palestinesi dai territori occupati da Israele nel corso della prima guerra arabo-israeliana del 1948 e della guerra civile che l’aveva preceduta. Da Kuala Lumpur, in Malesia, il presidente turco ha ribadito le accuse a Netanyahu, che secondo Ankara dovrebbe rispondere per i danni provocati con l’operazione militare contro Hamas avviata il 7 ottobre 2023. “L’amministrazione israeliana deve prima di tutto pagare per la distruzione che ha provocato e avviare il processo di ricostruzione a Gaza. Il costo della distruzione di Gaza viene stimato in 100 miliardi di dollari e Israele e il governo Netanyahu ne sono responsabili – ha detto Erdogan -. Invece di cercare un posto per gli abitanti di Gaza, Netanyahu dovrebbe cercare una fonte per i 100 miliardi di dollari di danni provocati a Gaza”.

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Il presidente siriano: “Nessuna potenza può espellere un popolo dalla sua terra” – Anche il presidente siriano ad interim, Ahmed al-Sharaa, ha criticato la proposta di Trump, sostenendo che “nessuna potenza può espellere un popolo dalla sua terra”. “Molti Paesi ci hanno provato e tutti hanno fallito, soprattutto durante la recente guerra a Gaza”, ha affermato al-Sharaa in un’intervista al podcast “The Rest is Politics”. “Le persone hanno sopportato dolore, omicidi e distruzione e si sono rifiutate di lasciare la loro terra. Per oltre ottant’anni di guerra, ogni tentativo di spostare (i palestinesi, ndr) è stato respinto. Coloro che se ne sono andati si pentono della loro decisione”, ha affermato il leader siriano, evidenziando che “non sarebbe intelligente, né corretto dal punto di vista morale o politico da parte di Trump guidare gli sforzi per cacciare i palestinesi dalla loro terra”.

Netanyahu: “Visione nuova e rivoluzionaria” – Gli unici a esultare per il piano sono gli israeliani. “Il presidente Trump ha presentato una visione nuova e rivoluzionaria per il dopo Hamas” a Gaza, ha detto Netanyahu parlando al plenum della Knesset durante un voto di sfiducia nei confronti del governo, e “dopo un periodo difficile, siamo d’accordo con l’amministrazione statunitense su tutti gli obiettivi della guerra”. Il primo ministro si è poi rivolto ai membri dell’opposizione che lo stavano fischiando e ha detto: “Continuate a parlare del ‘giorno dopo’ e ora l’avete ottenuto. Il vostro problema è che non corrisponde alla narrazione di Oslo. Vi rifiutate di imparare”. Netanyahu ha aggiunto che Israele non è mai stato così forte e che il suo incontro con Trump “è stato il più importante, il più amichevole e il più significativo” tra qualsiasi primo ministro israeliano con un presidente degli Stati Uniti.



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