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Pubblicata da Ismea una nuova “Scheda Prodotto/Paese”, realizzata nell’ambito del Programma Rete Rurale Nazionale, dedicata all’esportazione dei formaggi freschi in Cina.
In particolare, la scheda intende fornire agli operatori uno strumento concreto di valutazione delle opportunità e delle condizioni tecnico-operative necessarie a esportare.
Il lavoro contiene informazioni inerenti al posizionamento competitivo dei concorrenti, le caratteristiche del mercato, dazi, documenti doganali, normativa sanitaria, etichettatura, ecc.
Di seguito riportiamo un estratto delle informazioni più interessanti contenute nel documento e il link per scaricare la versione integrale.
Il mercato mondiale dei formaggi freschi
Nel 2023, gli scambi mondiali di formaggi freschi hanno raggiunto circa 2,5 milioni di tonnellate, per un valore di 10 miliardi di euro, con un aumento del 49% in valore e del 19% in volume rispetto agli ultimi cinque anni. L’Italia è il secondo paese esportatore sia in valore (18%) che in volume (12%). Sul fronte delle importazioni, l’Italia guida la classifica dei paesi acquirenti di formaggi freschi, con l’11% del valore dell’import mondiale nel 2023, e al secondo posto per quantità (9%), dietro solo a Gibuti (21%). Gli altri principali importatori includono paesi dell’UE, Corea del Sud e Cina. L’Italia è anche il principale fornitore di formaggi freschi per la Francia (57%) e la Spagna (24%). In Cina, l’Italia è il terzo fornitore con l’11% del valore dell’import.
Le importazioni della Cina
Nel 2023, la Cina è diventata il principale importatore mondiale di prodotti agroalimentari, con un valore di 207 miliardi di euro, rappresentando il 10,5% del totale, con un aumento del 65% rispetto al 2019. I principali fornitori della Cina sono Brasile (26%), USA (14%) e Tailandia (6%).
Il mercato cinese dei formaggi freschi, pur restando contenuto, ha visto una crescita notevole dal 2019 al 2023: +130% in valore (329 milioni di euro) e +73% in volume (quasi 70 mila tonnellate). Le importazioni di formaggi freschi italiani sono aumentate del 872% in valore e del 753% in volume, raggiungendo 36,4 milioni di euro e 6 mila tonnellate nel 2023.
Il prezzo medio di importazione dei formaggi freschi in Cina nel 2023 è stato di 4,71 €/kg (+32,8% rispetto al 2019). L’Italia ha un prezzo unitario più alto, pari a 5,77 €/kg, ma inferiore rispetto a paesi come Spagna e Austria. Rispetto al 2019, i prezzi italiani sono aumentati solo del 14%, molto meno rispetto agli altri fornitori principali, come l’Austria (+90%).
Grado di apertura del mercato per i prodotti lattiero-caseari
La crescente dipendenza della Cina dalle importazioni alimentari offre opportunità interessanti per gli esportatori alimentari globali, grazie all’evoluzione delle abitudini dei consumatori e all’urbanizzazione. La classe media cinese, in aumento, ha spinto l’integrazione dei prodotti occidentali, inclusi i lattiero-caseari come il formaggio, che, pur non essendo tradizionali, stanno guadagnando popolarità.
Nonostante le opportunità, l’ingresso nel mercato cinese è ostacolato da barriere tariffarie e non tariffarie. Le barriere non tariffarie comprendono differenze culturali, la preferenza per grandi multinazionali, i rischi di violazione della proprietà intellettuale e le difficoltà burocratiche. Inoltre, la contraffazione e la concorrenza sleale sono preoccupazioni comuni.
Nel settore agroalimentare, le barriere includono dazi doganali, etichettatura obbligatoria in cinese, obbligo di registrazione presso le autorità doganali, e controlli doganali e ispezioni rigorose. Le normative riguardanti gli imballaggi e la qualità del prodotto sono particolarmente severe. È, ad esempio, richiesta la presentazione di una lunga serie di
documenti e certificazioni doganali generali e altri specifici per i prodotti lattiero-caseari pastorizzati destinati al consumo umano (certificato rilasciato dalla ASL italiana in versione originale e in copia).
Una spinta propulsiva all’export italiano in Cina potrà verificarsi grazie al recente conseguimento del riconoscimento delle Indicazioni Geografiche (IG), entrato in vigore il 1° marzo 2021. Secondo tale accordo, l’Unione Europea e la Cina hanno concordato di pubblicare formalmente un elenco di duecento indicazioni geografiche europee e cinesi (100 per parte) che le due parti si impegnano a salvaguardare da imitazioni ed usurpazioni di diritti di proprietà. Da segnalare che dei 100 marchi europei, 26 sono italiani, tra i formaggi riconosciuti rientrano: Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Taleggio.
Inoltre, l’e-commerce transfrontaliero (CBEC) offre una modalità semplificata di importazione per i consumatori cinesi, con requisiti meno rigorosi rispetto alle normali importazioni. Tuttavia, i prodotti venduti tramite CBEC devono rispettare determinate condizioni fiscali e normative del paese esportatore.
Indicazioni per esportare prodotti in Cina
A partire dal 1° gennaio 2022, i Decreti 248 e 249 hanno introdotto nuovi requisiti per l’importazione di prodotti alimentari in Cina. Gli esportatori esteri devono ottenere l’approvazione dell’Amministrazione Generale delle Dogane Cinesi (GACC) attraverso la registrazione degli stabilimenti. Senza questa registrazione, i prodotti alimentari non possono essere esportati in Cina. Per richiedere la registrazione, le aziende devono compilare un modulo online con informazioni sulla società e sugli importatori autorizzati in Cina, fornendo una serie di documenti, tra cui:
- Contratto di vendita/ordine;
- Fattura commerciale;
- Packing list;
- Cargo manifest;
- Polizza di carico;
- Avviso di spedizione;
- Certificato di origine e sanitario;
- Campioni di etichetta conforme alle normative cinesi, sia in lingua originale che in cinese.
L’importatore svolge un ruolo cruciale, supportando la documentazione, curando lo sdoganamento, il pagamento degli oneri e la distribuzione del prodotto in Cina. Anche grandi clienti come catene di hotel o supermercati non importano direttamente, quindi il passaggio attraverso un importatore è necessario. Se l’azienda estera non ha una filiale in Cina, deve nominare un agente di rappresentanza cinese (CRA) per gestire tutte le formalità.
Per ulteriori approfondimenti è possibile scaricare le linee guida complete cliccando QUI!
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