La truffa (riuscita) di tre italo-israeliani che si finsero il ministro Tria: da Sisal a Maire e Rai, sottratti quasi 25 milioni

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di
Luigi Ferrarella

I fatti risalgono al 2019. La Procura di Milano chiede il rinvio a giudizio: i tre, intercettati per una truffa in Norvegia, avevano utilizzato i soldi anche per comprare una casa in via Frua a Milano

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Mediaset, Rai, Loro Piana, Banca Popolare di Spoleto e Adecco no; Sisal, Tecnimont e Mipharm sí. A distanza di 6 anni dai fatti, la Procura di Milano chiede il rinvio a giudizio di tre italoisraeliani – ritenuti associati a delinquere con una complice caraibica nata nell’isola di Grenada e scoperti dagli inquirenti della Norvegia – per una serie di truffe informatiche assai simili ma ben più riuscite e polpose (in tutto quasi 25 milioni) del phishing telefonico attuato la settimana scorsa dalla pioggia di telefonate di un finto staff del ministro della Difesa Guido Crosetto alle segreterie di una decina di grandi imprenditori italiani con la scusa di aiutare a pagare il riscatto di ostaggi italiani in giro per il mondo, e andato a segno solo con Massimo Moratti: se l’ex presidente dell’Inter infatti ci ha rimesso un milione, nel caso che adesso sarà giudicato in Tribunale a Milano sono 5,5 i milioni di dollari persi nel 2019 dalla Sisal, e addirittura 18,6 i milioni di dollari persi sempre nel 2019 dalla divisione indiana della multinazionale Maire Tecnimont spa, mentre gli altri bersagli si salvarono per maggiore prudenza delle procedure organizzative interne dell’epoca. Un mare di soldi truffati di cui solo un rivolo di autoriciclaggio é stato individuato in centro a Milano: nella provvista di 1 milione e 235.000 euro utilizzata da uno degli indagati per comprare un appartamento a Milano in via Frua.

Inchiesta norvegese

Il trio di indagati deve in realtà le proprie sfortune giudiziarie milanesi più a quelle norvegesi: il loro contestato ruolo nelle truffe italiane é infatti emerso a margine dell’inchiesta che la Norvegia nel 2021 aveva condotto su una analoga truffa costata 12 milioni e mezzo di euro nel 2019 alla società energetica Edison Norge As, ottenendo da Israele l’estradizione di Felix Pinchas Attia e Yigal Halwani, 33 e 32 anni, e giungendo in primo grado a una condanna a sei anni. Ora i due, insieme a un coetaneo residente in Israele, Beniamino Daniele Raffaele Namdar, sono accusati dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Cristian Barilli di avere orchestrato anche tre “colpi” riusciti e sette falliti in Italia nel 2018 e 2019.




















































Il trucco delle e-mail

Nel caso della Tecnimont Privated Limited di Mumbai in India l’allora presidente Mario Ruzza riceve il 13 novembre 2018 una mail proveniente in apparenza dal dirigente Pierroberto Folgiero della controllante Marie Tecnimont spa, ma in realtà inviata dai truffatori sostituitisi a questo nominativo con un trucco sugli indirizzi e-mail: vi si prospetta in arrivo una grandissima acquisizione da trattare nella massima riservatezza, solo che per concluderla occorre disporre con urgenza tre bonifici all’estero per 18,6 milioni di dollari, senza parlare con nessuno tranne che con la mail privata e il telefono fisso di un avvocato di Ginevra, «Luigi Corradi». Il quale fornisce le coordinate bancarie e le istruzioni che il capo azienda di Tecnimont in India esegue, spedendo i soldi in Cina sul conto della Bank of Communications di Shangai intestato alla società Ouker Industry and Trade Co Ltd. Solo quando dopo 9 giorni il presidente della controllante Tecnimont, in viaggio di lavoro in India, apprende casualmente dal capo azienda in India la storia del presunto affare, tutti cadono dalle nuvole e comprendono che è stata una truffa. Ma ormai è tardi: i soldi, inviati in Cina, da qui sono stati già tutti trasferiti verso banche di Hong Kong, dove il grosso si volatilizza prima che in Cina si faccia in tempo a ottenere dalle autorità locali il blocco dei fondi.

Sisal e il finto avvocato

Stesso schema costa un salasso anche a Sisal, dove a essere ingannato é nell’estate 2019 l’allora amministratore delegato Emilio Petrone: qui l’interlocutore di cui fra il 3 e l’8 luglio viene sostituita l’identità informatica dai truffatori é l’allora legale rappresentante della controllante Cvc Advisers Italia srl, Gianpiero Mazza, e il finto avvocato svizzero che il finto Mazza introduce a Petrone si chiama stavolta Francesco Portolano: anche qui c’é la solita operazione commerciale da non farsi sfuggire di corsa, e anche qui é cinese la società Kai Tai International Trading Co Ltd. sul cui conto della banca Hsbc di Hong Kong vengono fatti inviare tre bonifici per complessivi 5,5 milioni di dollari.

Il muro di Rai e Mediaset

Secondo la Procura i tre indagati sarebbero poi anche i responsabili di altre truffe invece non andate in porto per la maggiore prudenza delle strutture aziendali bersaglio: come ad esempio in Mediaset l’allora direttore dell’area bilancio Andrea Carettoni di fronte all’apparente richiesta il 4 dicembre 2018 del finto suo superiore Marco Giordani; o come in Rai l’allora presidente Marcello Foa di fronte all’apparente richiesta il 2 maggio 2019 del finto ministro dell’Economia Giovanni Tria, vicenda che all’epoca, quand’era ancora al vaglio della Procura di Roma, aveva suscitato anche accese polemiche politiche attorno alle ricostruzioni non del tutto sovrapponibili tra Foa e l’allora ad Rai Salini.

Sostituzione di persona

Tra le imputazioni figurano poi i tentativi falliti nel 2019 con l’allora direttore commerciale di Loro Piana, l’allora country manager finanziario di Adecco Italia spa, e con manager di Banca Popolare di Spoleto, di Yard spa, di Logic spa. Più piccola, invece, andò a segno una truffa a Mipharm spa da 659.000 dollari, attraverso la sostituzione di persona dell’allora amministratore della controllante Mandarin Advisory srl agli occhi dell’amministratore delegato della controllata. In tutti i casi é perciò contestato anche il reato di «sostituzione di persona» ai danni sia dei manager fatti passare per (finti) interlocutori, sia degli avvocati indicati (finti) consulenti; mentre solo Halwany risponde anche di autoriciclaggio per i soldi investiti nella casa di Milano.


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