«L’Europa è centrale, Kiev non va mortificata. Forzature da Lo Voi»

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Ministro Tajani, non si placa lo scontro con la Corte penale internazionale. Lei non crede, da moderato ed europeista, che questa vicenda rischia di metterci ai margini dell’Europa?

«Criticare la Corte non significa essere contro la Corte. Così come, se si critica la Ue o l’Onu, non vuol dire osteggiarle. Si tratta di stimolarle, semmai a operare in maniera migliore, di cercarle di farle funzionare più efficacemente. La Cpi mi pare che abbia fatto qualche pasticcio, sia di tipo giuridico sia di tipo procedurale e burocratico. Hanno fatto circolare il generale libico per l’Europa, indisturbato, poi hanno detto che andava arrestato. Insomma, una grande confusione».

E adesso?

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«Ora vediamo di trovare un equilibrio nel rapporto con la Cpi. E cerchiamo di trovarlo anche sul caso della richiesta di arresto per Netanyahu. Le cose devono essere fattibili. Come si fa ad arrestare Netanyahu? Mandiamo i paracadutisti del battaglione Tuscania a catturarlo a bordo del suo aereo di Stato? Scateniamo il conflitto con il Mossad? Mi sembra che la retorica mediatico-politica vigente in questi tempi sia preda di pressappochismi e di demagogia».

Non è demagogia anche prendersela sempre con le grandi organizzazioni internazionali?

«Io non sono contro il multilateralismo, dico solo che va praticato con saggezza ed essendo all’altezza dell’importanza delle istituzioni che ci siamo dati per garantire al mondo stabilità, pace, cooperazione e giustizia. E’ importante che queste istituzioni, come la Cpi ma anche altre, usino determinazione, e però è essenziale anche che si muovano con vero spirito di responsabilità. Le posso fare un esempio?».

Faccia pure.

«Io sono a favore dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ma durante il Covid ha compiuto errori. Eccone uno: è stato sbagliato tenere ai margini gli scienziati di Taiwan. O ancora: un europeista come me perché non può criticare le forzature del green deal in Europa? Voglio dire, in generale, che un approccio laico e liberale è quello per cui non si può considerare un dogma di fede qualsiasi decisione venga presa a livello di organismi internazionali. Essere a favore del multilateralismo non significa chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Quando i militari italiani si accorsero che Hezbollah stava scavando i tunnel nel Sud del Libano, vera minaccia contro Israele, mandarono le carte all’Onu e dall’Onu non arrivò alcun tipo di risposta. E’ lesa maestà ricordare queste cose oppure è una maniera per avere una maggiore operatività delle istituzioni che per fortuna ci siamo date e a cui non vogliamo rinunciare assolutamente?».

Adesso si apre la conferenza di Monaco sulla sicurezza. Sarà un bagno di pragmatismo o l’ennesima occasione persa o addirittura un passaggio di terribile debolezza come accadde sempre a Monaco nel 1938 contro Hitler?

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«Si parlerà di Ucraina e di Medio Oriente. Intanto, oggi, c’è il vertice sui Balcani a Roma, con l’alta rappresentante per la politica estera europea, Kaja Kallas, e la commissaria all’allargamento, Marta Kos. Vogliamo stabilizzare quell’area e coinvolgere nelle strategie europee i Paesi di quel settore del Mediterraneo che già fanno parte dell’Ue e quelli di cui auspichiamo l’ingresso. Poi, a Parigi si terrà il vertice 5 più 1 con Italia, Francia, Germania, Spagna, Polonia e in più la Gran Bretagna».

Alla conferenza sulla sicurezza a Monaco si terrà anche una riunione del G7: quale lo scopo del vostro incontro?

«Innanzitutto il dossier Ucraina: vogliamo arrivare a una pace che non sia la mortificazione di Kiev. Ma poi discuteremo anche di migrazioni, in particolare con il segretario di Stato statunitense, Rubio».

Ma Trump dice che all’Ucraina ci pensa lui. Facciamolo fare?

«Usa e Ue sono due facce della stessa medaglia. E dobbiamo lavorare insieme. Ma l’America sta in America, mentre noi europei stiamo qui, a stretto contatto con gli ucraini e con i russi. Ecco perché è giusto raccogliere la sfida americana ad essere più protagonisti, anche aumentando le spese per la difesa come loro ci chiedono».

Scorporandole dal patto di stabilità?

«Assolutamente, sì. Oppure ci sono altre due vie: usare gli eurobond o mettere in campo i fondi non utilizzati di Next Generation Ue».

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Lei sta dicendo: più Europa. Ma ha sentito che Salvini, al convegno dei Patrioti a Madrid, ha detto: meno Europa e più libertà?

«Modificherei lo slogan salviniano, così: più Europa e più libertà. Nel nostro album di famiglia ci sono don Sturzo, De Gasperi, Einaudi, Adenauer, Schuman e, mi consenta, anche Berlusconi. Le dico questo per dire che io non ho nulla contro Soros né contro Musk. Ma sono due, assai diversi, imprenditori, che fanno business e non costituiscono punti di riferimento per Forza Italia che è parte del Ppe».

Non la preoccupa l’attivismo anti-europeista dei Patrioti?

«Noi siamo più attivi di loro. Non condivido le loro posizioni ma rispetto tutti».

Guardi che è in aumento il tifo per Adf nelle elezioni tedesche.

«Vincerà certamente Merz, leader del nostro partito fratello nel Ppe e l’estrema destra di Adf resterà ai margini. Credo che ci sarà un’alleanza di governo tra Cdu e socialdemocratici».

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Senza i Verdi?

«Me lo auguro, perché in due si governa meglio».

E crede davvero alle assicurazioni di Merz: mai con Adf?

«Lo stimo e conosco la sua cultura politica. Che è anche la nostra. Abbiamo una comune visione di economia sociale di mercato, nella quale lo Stato diminuisce la sua presenza. Forza Italia ha questo tipo di impostazione: meno burocrazia e meno regole. Nel documento dei leader del Ppe ho fatto inserire questa dicitura: per ogni nuova regola se ne devono cancellare due già esistenti».

Meno Stato significa anche meno tasse. Ma come si fa ad alleggerire il peso fiscale?

«Sì può fare, eccome. Ci stiamo battendo in questa fase per la riduzione dell’Irpef, dal 35 al 33 per cento, allargando la base dei beneficiati fino a includere coloro che incassano 60mila euro annui».

A proposito di Italia: ma lei è soddisfatto dell’elezione del nuovo presidente dell’Anm, Parodi? E’ un moderato…

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«Lo chiamerò per confrontarmi con lui. Perché la nostra riforma sulla separazione delle carriere e tutta la nostra visione della giustizia come servizio giusto ai cittadini non sono affatto contro i magistrati. Per fortuna, non tutti i magistrati la pensano come coloro che vogliono uno scontro con il potere politico. Mi auguro che la maggioranza silenziosa delle toghe sia capace di respingere le tentazioni estremistiche».

L’azione di Lo Voi fa parte delle tentazioni estremistiche e quindi lui non può più fare il capo della Procura di Roma?

«Questo lo decide il Csm. Io dico soltanto che si poteva evitare la forzatura nei confronti del Tribunale dei ministri. Lo Voi non si è limitato a trasmettere gli atti. Ma ha individuato dei reati nell’operato di Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano, cosa che non era obbligato a fare. Non condivido la sua scelta né dal punto di vista giuridico né da quello politico. Ma al netto di queste considerazioni, è ora di dialogare con la parte della magistratura che soffre le forzature e ha come noi tutto l’interesse a far funzionare il sistema e a non creare fratture».

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