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Sono quasi un milione e mezzo i cani di famiglia e due milioni i gatti: analisi, interventi e farmaci, una spesa in crescita. La Regione: «Veterinario di base? Mancano i fondi»
Si chiama Barone, è un bel cane Corso e la sua famiglia sono le persone in camice. Alle altre, o anche ai suoi «umani» se si tolgono il camice, abbaia. La sua è una storia a lieto fine, ma emblematica di tante altre per le quali purtroppo l’happy end non c’è, perché non sempre gli animali abbandonati negli studi veterinari da chi non può o non vuole pagare il conto, oppure non è in grado di occuparsene, trovano una nuova famiglia. Barone è arrivato al Pronto soccorso dell’ospedale veterinario San Francesco di Treviso sei anni fa, con una frattura. È guarito, ma il giovane proprietario è morto e la madre non poteva accudirlo. «È un cane impegnativo da gestire, anche per le dimensioni, può arrivare ai 60 chili — spiega Amaranta Arcigli, direttore sanitario di un centro ad alta specializzazione, che eroga 14mila prestazioni l’anno a pazienti di Veneto e Friuli —. Si è affezionato a noi ed è rimasto qui, vive nel giardino della clinica, libero, ed è felice». E non è l’unico: «Ognuno di noi ha tenuto uno o due animali salvati — confida la dottoressa —. Qualche volta succede che chi porta il cane o il gatto al Pronto Soccorso poi sparisca perché non può pagare il conto, o perché non è suo, l’ha trovato per strada ferito. Gestiamo questi casi con le associazioni e i canili delle Usl».
Prestazioni non convenzionate: i costi
Le prestazioni veterinarie non sono convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, quindi si pagano. Di più nelle cliniche, che garantiscono team di specialisti, Pronto soccorso h24 e ricovero. Qualche esempio: una vaccinazione costa 40/70 euro; la sterilizzazione di un gatto maschio 50/120 euro, di una femmina 50/150 a seconda dell’anestesia e della tecnica chirurgica, classica o in laparoscopia. Per i cani sul costo incide la taglia: per un maschio medio si pagano dai 120/150 euro in su. Un’ecografia all’addome varia da 120 a 200 euro, come le analisi del sangue, mentre la prima visita da 39 a 80 euro. Un accesso al Pronto soccorso arriva a 500 euro, un intervento ortopedico per un gatto 1900, le analisi delle urine «semplici» 70, ogni giorno di ricovero costa mediamente 120 euro. Per non parlare dei farmaci: 50 euro il prezzo di un antibiotico, 73 di un antimicotico da cane, 27 di una crema oftalmica da gatto, che in realtà è a uso umano. E tanti altri medicinali hanno lo stesso principio attivo di quelli per umani passati dal Servizio sanitario nazionale, ma non sempre il veterinario lo dice. Insomma, curare i propri amici a quattro zampe costa: secondo un’indagine di Altroconsumo per un cane si spendono mediamente 1.562 euro all’anno, di cui 341 euro per cure mediche. Per i gatti la spesa media è di 1.208 euro, di cui 194 euro dal veterinario, salvo emergenze. Nel resto dell’importo sono compresi cibo, cucce, giochi, prodotti per l’igiene, copertine, ciotole, cappottini e tolettatura.
Un milione e mezzo di cani e due di gatti
Nel Veneto all’anagrafe sono iscritti 1.461.582 cani con microchip (uno ogni 3 residenti) sui 13.863.734 registrati in Italia. In Lombardia sono 1.973.642, ma su 10 milioni di abitanti (dati Altroconsumo). I gatti sono circa 2 milioni ma sono difficili da censire: per loro non è obbligatorio il microchip (solo il 16% ce l’ha) e in migliaia vivono liberi. E poi ci sono furetti, roditori, tartarughe d’acqua e da terra (come Ugo, abbandonato in un ambulatorio a Padova e ora felice in un parco protetto con la moglie Gina), pesci, uccelli, animali esotici, ricci e rettili. Un esercito in casa, al punto che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, pensa al «veterinario di base». «Non è ancora allo studio — chiarisce il dottor Michele Brichese, responsabile della medicina veterinaria per la Regione —. Finora l’unico tentativo di aiutare i proprietari di animali d’affezione meno abbienti a pagare per loro cure, interventi chirurgici e farmaci è contenuto nella legge 313 del 30 dicembre 2023, che prevede un finanziamento a favore degli over 65 con un Isee sotto i 16 mila euro. Ma il ministero della Salute ha proposto un fondo di 250 mila euro per il 2024 e di 237 mila sia per il 2025 sia per il 2026. Al Veneto sarebbero stati assegnati 12 mila euro per 108 mila aventi diritto: costa di più avviare le pratiche. E quindi non se ne è fatto nulla». Però a Roma, a Milano e in Friuli è partita la convenzione sperimentale con alcune cliniche, in cui l’utente paga solo il ticket e la Regione copre il resto della prestazione. «Nel Veneto non è fattibile, manca la disponibilità finanziaria — precisa Brichese — spendiamo milioni di euro per fronteggiare le malattie infettive degli animali come l’aviaria, l’abbattimento degli esemplari infetti e gli impianti che ne smaltiscono le carcasse. Nel 2021 solo a Verona questa voce di spesa ha assorbito 21 milioni. Se non ci fossero questi oneri, potremmo avviare una sperimentazione».
Iva al 22%
Intanto si paga tutto. «Il problema è che le cure veterinarie sono gravate dall’Iva più alta, il 22%, che da anni ci battiamo per far ridurre — dice il dottor Tommaso Furlanello, direttore sanitario della Clinica San Marco di Veggiano, una delle più attrezzate —. Sarebbe un primo passo. Va anche detto che negli ultimi vent’anni in termini di diagnostica e terapie la medicina veterinaria ha fatto passi da gigante, oggi possiamo salvare animali prima condannati. Disponiamo di tecnologie innovative, rapide e molto precise in grado di individuare subito malattie oncologiche e ormonali, possiamo eseguire insieme Tac e Risonanza magnetica, siamo arrivati alla chirurgia non invasiva, grazie alla laparoscopia, abbiamo introdotto fisioterapisti e nutrizionisti. Cerchiamo di venire incontro ai clienti con la rateazione e appoggiandoci ad associazioni, che avviano raccolte fondi».
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