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Roma, 11 feb. – Un quadro normativo stabile e coerente è la chiave per raggiungere uno sviluppo sostenibile, assicurando benefici concreti sia alle istituzioni sia agli operatori economici. In questo contesto, la filiera del fumo elettronico è tornata a crescere, con effetti significativi su occupazione e contribuzione fiscale, garantendo miliardi di euro di ricadute economiche positive per lo Stato nei prossimi anni. Per questo, è fondamentale evitare aumenti fiscali eccessivi e repentini, che potrebbero destabilizzare il mercato, e adottare norme che non favoriscano il contrabbando o la concorrenza sleale da parte di aziende operanti nei paesi limitrofi. L’Italia ha oggi l’opportunità di valorizzare una filiera solida, tutelando occupazione e risorse per il Paese.
Questa la conclusione che ANAFE Confindustria ha riferito quest’oggi in Audizione presso la VI Commissione Finanze della Camera. L’Associazione che rappresenta il settore del fumo elettronico in Italia è stata ascoltata nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla fiscalità e sul regime concessorio per la vendita al dettaglio dei prodotti del tabacco e dei prodotti di nuova generazione.
“La normativa italiana rappresenta un caso di successo a livello europeo. Dopo anni di contenzioso tra il settore e le istituzioni, il mercato ha trovato stabilità ed è tornato a crescere. Quanto accaduto nel corso dell’ultimo decennio ha dimostrato che una tassazione equiparata a quella del tabacco, soprattutto nella forma ad valorem, genererebbe un grave danno sia per il settore che per le casse dello Stato, con un buco di oltre 100 milioni di euro. L’introduzione, nel 2018, di un sistema fiscale più equilibrato ha permesso alla filiera di ripartire, portando il gettito dell’imposta di consumo a oltre 100 milioni nel 2024, ai quali si aggiunge un contributo IVA di pari entità. Se il quadro normativo rimarrà stabile, il settore potrà garantire un apporto fiscale che nel 2025 supererà ampiamente i 200 milioni, consolidando così il ruolo della filiera come un asset strategico per l’economia italiana”, ha sottolineato Umberto Roccatti, Presidente di ANAFE Confindustria.
La Legge di Bilancio 2023 ha infatti introdotto una programmazione fiscale triennale, prevedendo un aumento dell’imposta di consumo del 6,6% nel 2025 e un ulteriore incremento del 6,3% già fissato per il 2026. “Sebbene qualsiasi aumento fiscale abbia un impatto sulla filiera, incrementi di questa entità sono gestibili dal mercato e garantiscono stabilità nel medio periodo – ha spiegato Roccatti -. Tuttavia, aumenti eccessivi e continuativi, soprattutto a doppia cifra percentuale, rischiano di alimentare il contrabbando e compromettere l’occupazione nel settore. Per questo motivo, chiediamo che la Direttiva TED – attualmente all’esame delle Istituzioni europee – possa ispirarsi all’attuale impostazione italiana, vero e proprio best case a livello unionale, senza modificare l’entità dell’imposta, al fine di tutelare un patrimonio fiscale e occupazionale fondamentale per il Paese. In particolare, sottolineiamo con fermezza la nostra contrarietà all’introduzione di una tassazione ad valorem e al triplicarsi dell’imposta per i prodotti con oltre 15 mg/ml di nicotina, come ipotizzato da alcune bozze della TED in circolazione”.
Affrontando il tema della distribuzione dei prodotti, Roccatti ha evidenziato l’eccellenza del modello italiano, caratterizzato da un regime autorizzativo integrale che rappresenta un punto di riferimento a livello europeo e garantisce il massimo controllo sull’accesso ai minori. Tuttavia, ha sottolineato la contrarietà dell’industria al divieto di vendita online, una misura che penalizza le aziende italiane rispetto ai concorrenti di paesi dell’Ue dove il prodotto è liberamente commercializzabile. “Riteniamo che le normative sulle vendite online già in vigore garantissero sia la tutela dei minori sia la corretta riscossione delle imposte. Tuttavia, accogliamo con senso di responsabilità la nuova disposizione. Il vero problema resta il contrabbando, che continua a proliferare attraverso siti non autorizzati e piattaforme social. È necessario un maggiore enforcement per arginare questo fenomeno”, ha concluso Roccatti.
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