L’ultimo click day è per gli stagionali. Coldiretti: mancano 100mila lavoratori

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La lotta al caporalato è una delle sfide del lavoro agricolo

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L’ultimo click day di febbraio è quello di domani, riservato ai lavoratori stagionali dell’agricoltura e del turismo (per quest’ultimo settore ci sarà un altro appuntamento il 1 ottobre) che dal punto di vista numerico sono la stragrande maggioranza: 110 mila su un totale di 180mila per l’intero 2025.

Coldiretti: nei campi mancano 100mila lavoratori. Secondo Coldiretti nei campi italiani mancano centomila lavoratori per assicurare le attività di raccolta e di lavorazione dei prodotti. Da qui l’appello a completare il percorso avviato negli ultimi mesi per far incontrare realmente domanda e offerta, abbattendo la burocrazia, togliendo spazio al caporalato e rispondendo alle effettive esigenze delle imprese.Sono circa un milione i lavoratori impiegati nelle 185mila aziende agricole che assumono manodopera, per un totale di oltre 120 milioni di giornate lavorative l’anno, secondo l’analisi Coldiretti. Oltre un terzo della forza lavoro, si stima il 35%, proviene da Paesi esteri, con lavoratori rumeni, indiani, marocchini, albanesi e senegalesi tra i più numerosi. Una presenza divenuta nel corso degli anni fondamentale per garantire il made in Italy a tavola ma che non basta ancora a soddisfare tutte le esigenze delle imprese agricole, anche a causa di alcune carenze nell’attuale legislazione – rileva l’associazione -, proprio a partire dal “click day”.

Burocrazia lenta e regolarizzazioni per chi è già in Italia i nodi cruciali. Il problema principale è la lentezza della macchina burocratica. Accade spesso che i lavoratori che hanno ricevuto il nulla osta (che in genere sono circa un quarto di quelli che fanno domanda) arrivino a stagione di raccolta finita. Senza considerare il fatto che gli effetti dei cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più complicata la programmazione a lungo termine delle attività nelle campagne. Da qui la richiesta Coldiretti di adottare una gestione diretta e monitorata dei flussi migratori, che sarebbe oggi possibile proprio grazie al lavoro di concertazione fatto nei mesi scorsi. I prossimi passi sono quelli di potenziare l’attività di formazione, a partire da quella effettuata nei Paesi di origine, per consentire alle imprese di avere addetti già formati e ai lavoratori di essere pienamente consapevoli circa il corretto uso dei mezzi di produzione, anche dal punto di vista della sicurezza.Altro tasto dolente quello delle regolarizzazioni (secondo il rapporto Ismu gli irregolari sono 560mila in Italia) dei lavoratori che sono venuti in Italia per essere impiegati nei campi (con un nulla osta per lavoratori stagionali) e che poi sono rimasti nel nostro Paese per poter essere assunti l’anno successivo, finendo però in questo modo in una condizione di irregolarità. Con il paradosso che le aziende che vorrebbero e potrebbero utilizzarli non possono farlo. In questo modo si finisce per alimentare il caporalato a scapito della sicurezza dei lavoratori e della libera concorrenza. Sono 60mila i lavoratori destinati al settore agricolo: 47mila stagionali e altri 13mila dipendenti a tempo indeterminato.

I numeri dei primi due click day. Per sindacati e associazioni di categoria il click day è una lotteria. A dimostrarlo sono i numeri nonostante un calo del 75% rispetto aIl’anno scorso delle domande precompitale che furono quasi 680mila. Il primo click day del 5 febbraio, riservato ai lavoratori subordinati non stagionali in settori come edilizia, meccanica, autotrasporto merci, ha visto l’assegnazione delle 25.000 quote disponibili in soli quattro minuti dall’apertura delle domande, evidenziando un’elevata domanda da parte dei datori di lavoro. Il secondo click day si è svolto il 7 febbraio e riguardava i lavoratori nel settore dell’assistenza familiare e sociosanitaria, inclusi colf e badanti, nonché lavoratori di origine italiana residenti in Venezuela. Le domande precaricate sul sito del ministero dell’Interno erano 45mila, a fronte di 9.500 posti disponibili. Per l’assistenza familiare ci sono però altri 10mila posti in via sperimentale per fare fronte alla domanda di badanti per i grandi anziani (over 80) e per i disabili.





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