Sorpresa stipendio, cambiano le buste paga, ecco come

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Un 2025 positivo per le buste paga e per lo stipendio? Se lo chiedono tantissimi lavoratori, tra speranza, sogno e realtà. Sulla busta paga dei lavoratori, aumenti in arrivo? Per qualcuno sicuramente sì. Ma è il perché che va analizzato e compreso. Perché non si tratta di incrementi dovuti a rinnovi contrattuali o a bonus di altra natura. Ciò che cambia deriva dal taglio del cuneo fiscale. Un nuovo taglio del cuneo fiscale, da non confondere con quello del 2024.

Sorpresa stipendio, cambiano le buste paga, ecco come

Una cosa molto importante che ha fatto il governo è stata, senza dubbio, la conferma del taglio del cuneo fiscale, che peraltro è stato reso strutturale.

E non era affatto scontato, considerato lo stato precario delle casse pubbliche. Ma come anticipato, si cambia. Stop al taglio del cuneo contributivo. Infatti, nella versione introdotta già con il governo Draghi, il taglio era sotto forma di sgravio parziale dei contributi a carico del lavoratore.

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Invece, con il nuovo taglio, si guarda a un mix tra detrazioni fisse, bonus e vantaggi di altra natura. Resta il fatto che, in virtù di questa novità, le buste paga escono profondamente modificate da questo nuovo taglio del cuneo fiscale. Le variazioni decorrono dal 1° gennaio 2025. Modifiche che vanno spiegate anche a chi, naturalmente, le ha già subìte ma non sa come e in che misura. Ma soprattutto, perché molti lavoratori subordinati e dipendenti non hanno notato alcun aumento di stipendio in busta paga a gennaio.

RAL, ecco come funziona il sistema e perché l’aumento di stipendio è diverso da lavoratore a lavoratore

Come mai, nonostante il nuovo taglio del cuneo fiscale, non si vede nessun incremento netto in busta paga? Molto dipende dalla Retribuzione Annua Lorda (RAL).

Perché, se è vero che gli aumenti sono stati già avvertiti dai dipendenti con un reddito annuo fino a 20.000 euro, per chi ha redditi più elevati, fino a 40.000 euro, la situazione non sempre è la stessa.

Il taglio contributivo del 2024, per molti di questi lavoratori, era più vantaggioso rispetto a ciò che prevede ora il nuovo taglio del costo del lavoro. Di conseguenza, non tutti ci hanno guadagnato dalla novità del governo, perché c’è chi ci ha rimesso.

Il nuovo sistema introduce un vero e proprio nuovo bonus IRPEF per i dipendenti con redditi fino a 20.000 euro. Mentre, per i redditi tra 20.000 e 40.000 euro, è prevista soltanto una detrazione extra. Per i primi, già a gennaio c’è stata un’erogazione aggiuntiva netta in busta, non tassata. I datori di lavoro, sulla base dell’ultima Certificazione Unica, hanno applicato il nuovo taglio.

Naturalmente, se il dipendente, oltre al reddito del proprio datore di lavoro, ha altri redditi, non ha potuto beneficiare del vantaggio del nuovo taglio del cuneo se ha superato la soglia di 20.000 euro.

Il taglio ha previsto aliquote variabili in base al reddito complessivo lordo annuale del lavoratore. Nel dettaglio:

  • 7,1% per redditi fino a 8.500 euro annui;
  • 5,3% fino a 15.000 euro;
  • 4,8% fino a 20.000 euro.

Addio bonus Renzi, ma davvero il nuovo taglio ha eliminato lo sgravio contributivo?

Una cosa che adesso è risultata evidente con il nuovo taglio del cuneo è l’impatto negativo che questa operazione ha avuto sul trattamento integrativo IRPEF da 100 euro al mese (1.200 euro l’anno).

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Stiamo parlando del bonus IRPEF, che alcuni chiamano erroneamente ancora Bonus Renzi, un sostegno che molti adesso perdono.

Oggi, questo trattamento integrativo IRPEF spetta ai lavoratori con redditi tra 8.174 e 15.000 euro e vale 100 euro al mese (1.200 euro annui) non tassati, che di fatto alzano lo stipendio netto.

Nel 2024, la platea dei contribuenti che lo percepivano era molto più ampia, poiché la regola è che il reddito da considerare per rispettare queste soglie sia al netto dei contributi INPS versati. E siccome il taglio del cuneo fiscale è passato dai contributi al fisco, ecco che sorge il rischio concreto che, per via dei contributi in più da versare, salga il reddito imponibile, facendo perdere il bonus Renzi.

Dato che il limite di reddito è calcolato al netto dei contributi versati, è evidente che si verifichi questa situazione. Se nel 2024 è aumentata la platea dei beneficiari del trattamento integrativo, oggi accade l’esatto contrario.



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