È un ritorno ambizioso quello di Lauro, dopo l’esperienza a X-Factor e anni a cercare la quadra giusta per evolvere. «A ridosso del 2020 ho pubblicato tre dischi – 1969, 1990 e 1920 – ho fatto il giro dell’ultimo secolo a livello musicale, ho prediletto creatività e spontaneità per creare brani sempre diversi e al contempo ho cercato la mia identità, capendo ciò che mi piace e dove voglio andare», ha commentato. Le premesse sono state il grande cantautorato italiano e quello romano, il mondo dei Settanta, Ottanta e Novanta, le canzoni cantate al mare con i genitori.
L’approdo è in continuo movimento, come il prossimo album, che definisce «sperimentale» e verrà accompagnato dalla nascita di una fondazione, «Ragazzi Madre, con cui aiuteremo i giovani in difficoltà». L’estetica del brano sanremese attingerà a piene mani al mondo di Dolce & Gabbana: «Ho avuto la fortuna di collaborare con Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Abbiamo riflettuto su chi fossi io oggi, ci abbiamo messo dentro il mio legame con Roma e tutta la maestria e lo stile di cui solo gli italiani sanno essere testimoni», ha ulteriormente precisato.
Roma come fil rouge della nuova esperienza sanremese
Roma non è solo il fil rouge del brano sanremese, della bambina che guarda al mondo dalla periferia. Non è nemmeno solo l’omaggio alla Dolcevita felliniana. Ma è anche una Capitale e un modo di esperirla che condivide con Elodie, compagna di gara e sua compagna nella serata delle cover. Insieme, infatti, sul palco dell’Ariston porteranno un tributo alla città eterna in cui c’è dentro anche una A mano a mano che mescola Lucio Dalla e Rino Gaetano («l’arrangiamento è più mondo Cocciante con piano voce e archi, mentre l’interpretazione forse è più vicino a Gaetano»). Sulla scelta di duettare con Elodie dice: «Da anni volevo collaborare con lei, per la sua storia, perché sono vicine le nostre provenienze, perché entrambi abbiamo vissuto ciò che cantiamo, quel poetico dramma romano, tipico di chi è cresciuto nelle periferie di Roma». Così Lauro ha proposto A mano a mano perché «sono cresciuto, a Montesacro, a Basilio, quei quartieri di Roma in cui Rino Gaetano è venuto a mancare e dove ogni anno c’è la festa , è il simbolo della mia adolescenza. Lei invece ha proposto Folle città, una canzone ricercata che narra di una città da cui non si riesce mai ad andare via, sia fisicamente che mentalmente»
Cosa c’è dentro la poetica di Achille Lauro?
Imperturbabile e affamato, Achille Lauro racconta con entusiasmo ciò che sarà e non sembra essere scalfito dai recenti gossip che coinvolgerebbero lui, Fedez e Chiara Ferragni. «In questo momento così bello cerco di lasciare i gossip a chi ha solamente questo per esistere. Io, grazie a Dio, vivo ancora nel mondo dei grandi sogni, dei grandi sognatori. Alienato e impegnato a compiere tutti i miei progetti, a viaggiare. Si parla tanto di violenza sulle donne e bisogna rendersi conto che questo chiacchiericcio non è tanto diverso. Personalmente preferisco dedicarmi alla creazione», ha commentato. Trasgressivo, irriverente, provocatorio. Ma anche riflessivo, spiazzante, esploratore di nuove fonti cui attingere, come furono in fondo Madonna, David Bowie, David LaChapelle. Se essere iconici divide, allora è come se Achille Lauro a pagare questo scotto fosse ancora una volta pronto. «In fondo è un po’ come la musica: ad alcuni la tua piace, ad altri no…è meritocratica, no?». E così lui in questo nuovo venire al mondo, ci mette dentro il suo passato: la madre che si dedicava ai più deboli, il suo impegno a supporto di ospedali e case famiglia, la fondazione, la periferia e i ragazzi cresciuti come lui e cui sente di voler restituire, da fortunato, qualcosa. Ma anche il presente, l’oggi. «È prima di tutto la vita mia che in studio condivido con la mia squadra. Ci piace provare a raccontare bene un vissuto, in definitiva. E questo sono riuscito a farlo al meglio in questi anni di lontananza dalla musica, perchè ho anche potuto perdermi all’estero. Ovvero vivere in un mondo come Los Angeles in cui non esistevo, potevo andare al supermercato, stavo in fila fuori dai locali, potevo anche essere rimbalzato tranquillamente».
Tornerà anche l’inseparabile Boss Doms?
Achille Lauro sta facendo ciò che gli piace e lo si coglie dal brillìo negli occhi che ha nel raccontarlo. Sanremo, ancora una volta sarà palco di questo suo esperire, di questa italianità, di questi 2000 anni di storia di un popolo «di pensatori, di filosofi, di persone che conoscono cos’è il bello». Sul palco l’eterno alleato Boss Doms non ci sarà stavolta, «ma sarà sempre con me, lui è un genio visionario, vede oltre il presente, gli voglio un bene dell’anima. E stiamo lavorando tantissimo alla musica dietro le quinte». In scena, intanto, avrà un’ambientazione retrò, «uno schianto tra I can’t help falling in love e il grande cantautorato romano».
Nel frattempo, Achille Lauro continua a non dormire in quella notte che per lui è «l’apice del processo creativo, quando il mondo dorme». Quella in cui i più sognano e lui, quei sogni da un altro mondo, preferisce portarli alla ribalta dei live, il 29 giugno e 1 luglio al Circo Massimo di Roma, e nel settimo disco di prossima uscita. Ma – c’è cascato di nuovo, per parafrasarlo – più ancora, ancora una volta, all’Ariston, su quell’ancora una volta “suo” palco, il più ambito d’Italia.
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