“Ho abortito per le botte”. La testimonianza della vittima di Askatasuna • Giovanni Donzelli

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Non pagava l’affitto dell’immobile occupato dagli antagonisti e non partecipava alle guerriglie urbane che organizzavano: l’hanno picchiata in trenta con violenza inaudita fino a farla abortire

“Mi davano pugni, mi prendevano la testa, non mi lasciavano uscire. Quando mi hanno liberato sono uscita e ho visto (mio marito) con il sangue sulla faccia”. È solo una parte della straziante testimonianza di una delle vittime di Askatasuna. La donna, che viveva insieme al marito in uno degli immobili occupati abusivamente dagli antagonisti, aveva smesso di pagare. L’hanno picchiata in trenta fino a farla abortire: sono quelli che scendono in piazza gridando allo “Stato razzista”, ma che poi ordinano delle vere e proprie spedizioni punitive contro quelli che in privato chiamano “cani neg**”.

L’hanno picchiata selvaggiamente in trenta fino a farla abortire

Calci, pugni, poi ancora calci sulla pancia e pugni sulla testa. L’hanno picchiata selvaggiamente in trenta fino a farla abortire. Una violenza inaudita scagliata contro una donna che non gli aveva pagato “l’affitto” mensile dei locali che occupano abusivamente e, probabilmente, perché non aveva partecipato ad abbastanza manifestazioni farsa che gli antagonisti hanno organizzato contro lo Stato.

Sono quelli che dicono di scendere in piazza per un mondo nel quale “Nessuno è clandestino”. Che assalgono le Forze dell’Ordine con bombe carta e cartelli stradali. Che spaccano le vetrine con il volto travisato. Che bruciano i fantocci del Presidente del Consiglio e sventolano bandiere dei terroristi di Hamas. Che gridano al razzismo del governo. Ma i peggiori razzisti sono proprio loro. Per loro i ne*** vanno trattati come cani. Sfruttati finché fanno comodo da usare in qualche manifestazione violenta e poi picchiati e buttati fuori perché loro “non sono certo la Caritas”.

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Il vero volti dei razzisti di Askatasuna

Le intercettazioni, svolte nel corso di un’indagine della Procura di Torino, hanno svelato il vero volto degli antagonisti di Askatasuna: dei razzisti e violenti picchiatori. Accerchiavano e picchiavano gli immigrati. Finché gli tornavano utili per le guerriglie urbane e le violenze contro le Forze dell’Ordine li sfruttavano, ma poi – una volta che non gli servivano più – li picchiavano e li buttavano fuori a calci.

E così hanno fatto anche con la donna che ieri, nel corso del programma ‘Quarta Repubblica’, ha denunciato atti di una violenza inaudita. Hanno diviso la famiglia: la donna incinta è stata rinchiusa in una stanza e l’hanno picchiata con inaudita violenza fino all’aborto, mentre il marito è stato pestato a sangue. Poi hanno sfrattato tutta la famiglia, tra cui una bambina. D’altronde, come dicono loro stessi nelle intercettazioni, mica “sono la Caritas”.

Picchiata a sangue fino all’aborto

“Io gridavo, mio marito era fuori, non ho visto che lo picchiavano: io ero chiusa dentro e non sapevo cosa stava succedendo, cercavo di chiamare mio marito con il cellulare ma me lo hanno impedito. Mi davano pugni e mi prendevano la testa. Me la tiravano. Non mi lasciavano uscire e quando mi hanno liberato l’ho visto, era fuori: pieno disangue. Gli usciva sangue dalla bocca.

In quel momento ero incinta, ho perso il bambino per le botte che mi hanno dato. Nei giorni successivi ho perso molto sangue, ho avuto forti dolori addominali e l’ho perso”, queste sono le agghiaccianti parole della donna picchiata da quei criminali di Askatasuna.

“Quel neg** va portato in cantina e picchiato”

Mentre nelle piazze gridano al “razzismo di Stato” e professano un mondo nel quale “nessuno è clandestino”, nel loro centro sociale occupato – quando nessuno li vede e li sente – svelano il loro vero volto. E fa inorridire. Sono i peggiori razzisti.

“Un bel negr**** sano da prendere già fatto e finito da allevare come un bianco che sia già in grado di pisciare da solo, che è stato già svezzato e al massimo spendi un po’ di più a fargli un po’ di imprinting per cacciare via i complessi. Come i cani: sempre meglio prenderli educati da adulti che un cucciolo. Noi non siamo la Caritas: se non c’è un minimo di impegno, che cazzo ce li teniamo a fare?”, sono le parole utilizzate nei confronti dei migranti dal leader del centro sociale di Askatasuna.

La sinistra continuerà a difenderli?

Quando hanno assaltato le Forze dell’Ordine con bombe carta e sassaiole da sinistra non hanno proferito una parola. Anzi, il Sindaco del Partito democratico di Torino voleva pure regalargli la sede del centro sociale che è occupato abusivamente.

Adesso, dopo le ultime inquietanti rivelazioni delle loro inaudite violenze, la sinistra riuscirà a prendere definitivamente le distanze da questi razzisti e violenti picchiatori?

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