IA: a Parigi Vance dà il via al braccio di ferro tra Usa e Ue

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Non è bastato all’Unione Europea l’annuncio di un piano da 200 miliardi di euro di investimenti in gigafactory. Al Vertice sull’Intelligenza Artificiale a Parigi, è lo schiaffo degli Stati Uniti alle regole dell’AI Act, a strappare il titolo di apertura e ad apparire come l’azione geopolitica di maggiore rilevanza. Contro la prima legge al mondo sull’IA, in vigore nell’Unione Europea, dal luglio scorso, si è scagliato, con trumpiana arroganza, il vicepresidente Usa, James David Vance. Nonostante qualche frase di circostanza, tipo “Gli Usa hanno a cuore l’Europa”, il suo intervento ha avuto toni talmente minacciosi da far ben comprendere che il braccio di ferro con l’Europa non sarà solo sui dazi, ma anche sull’intelligenza artificiale. Ovviamente per sostenere la deregulation e quindi gli affari globali dei tecno-miliardari schierati con Trump, da Musk a Zuckerberg e tutta la compagnia.

Chiari e sintetici i messaggi lanciati da J.D.Vance: “L’Europa ha messo troppe regole sull’IA, state frenando lo sviluppo del settore. Gli Stati Uniti sono leader mondiali dell’intelligenza artificiale e lo saremo ancora di più perché i sistemi di intelligenza artificiale sviluppati in America saranno liberi da pregiudizi ideologici”. Come a dire: l’AI Act sostiene i diritti dei cittadini, come quello alla privacy, ma a noi americani di questo non importa niente.

Vance è stato ancora più esplicito quando ha rappresentato davanti ai leader mondiali il monito all’Europa nel caso venissero prese misure contro X, il social di proprietà del suo compagno di governo, Elon Musk: “Gli Stati Uniti dovrebbero riconsiderare i loro impegni nella la NATO – ha detto  se i governi europei dovessero imporre restrizioni a X”. Una dichiarazione di una valenza esorbitante, che fa ben comprendere quanto sia enorme il potere di chi, come Musk e gli altri capitalisti tecnologici, detiene le chiavi di accesso all’AI.

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La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ascoltato attonita. Il suo intervento, di fronte ai diktat a stelle e strisce, ha perso gran parte del suo spessore. Eppure, la von der Leyen ha lanciato “InvestAI”, un’iniziativa per mobilitare 200 miliardi di euro per investimenti nell’intelligenza artificiale, incluso un nuovo fondo europeo di 20 miliardi di euro per le gigafactory di IA. Una sessantina le aziende, a cominciare dall’ambiziosa Mistral, che fanno parte del progetto.

La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato: “Il nostro approccio all’IA ha ancora bisogno di essere potenziato. Ecco perché, insieme ai nostri Stati membri e ai nostri partner, mobiliteremo capitali senza precedenti attraverso InvestAI per le gigafactory europee di IA. Questa partnership pubblico-privata unica, simile a un CERN per l’IA, consentirà a tutti i nostri scienziati e aziende, non solo ai più grandi, di sviluppare i modelli molto grandi più avanzati necessari per rendere l’Europa un continente dell’IA”.

La Presidente della Banca Europea per gli Investimenti, Nadia Calviño, ha dichiarato: “Insieme alla Commissione Europea, il Gruppo BEI sta intensificando il sostegno all’Intelligenza Artificiale, un motore chiave di innovazione e produttività in Europa”. Il fondo InvestAI dell’UE finanzierà quattro future gigafactory di IA in tutta l’UE. Le nuove gigafactory di IA saranno specializzate nell’addestramento dei modelli di IA più complessi e molto grandi. Tali modelli di nuova generazione richiedono un’ampia infrastruttura di calcolo per scoperte in specifici settori come la medicina o la scienza. Le gigafactory avranno circa 100.000 chip di IA di ultima generazione, circa quattro volte di più delle fabbriche di IA che si stanno allestendo in questo momento.

Le gigafactory finanziate attraverso InvestAI saranno la più grande partnership pubblico-privata al mondo per lo sviluppo di quel modello che l’Ue continua a definire “IA affidabile”. Spiega la nota ufficiale dell’Unione Europea: “InvestAI includerà un fondo a strati, con quote di diversi profili di rischio e rendimento. Il finanziamento iniziale della Commissione per InvestAI proverrà da programmi di finanziamento dell’UE esistenti che hanno una componente digitale, come il Programma Europa Digitale e Orizzonte Europa, e InvestEU. Gli Stati membri possono anche contribuire programmando fondi dalle loro dotazioni di Coesione. Il finanziamento delle gigafactory di IA con un mix di sovvenzioni e capitale proprio servirà come uno dei casi pilota per le tecnologie strategiche annunciate nel Compasso di Competitività. La Commissione ha già annunciato le prime sette fabbriche di IA a dicembre e annuncerà presto le prossime cinque. L’attuale sostegno alle Fabbriche di IA di 10 miliardi di euro, cofinanziato dall’UE e dagli Stati membri, è già il più grande investimento pubblico nell’IA al mondo e sbloccherà oltre dieci volte più investimenti privati. Fornisce già un accesso massiccio per le start-up e l’industria ai supercomputer”.

Rispetto ad altre azioni annunciate dall’Unione Europea, “Invest AI” appare più concreta, anche se la tempistica induce sempre alla cautela. A parte le sparate di Vance e l’annuncio del piano dell’Unione Europea, il Vertice di Parigi si è concluso con una dichiarazione di intenti firmata da 61 Paesi. C’è La Cina, ma non gli Stati Uniti e neppure la Gran Bretagna. Il filo conduttore è lo stesso di quello che caratterizzò l’analogo documento sottoscritto a Bletchley il 2 novembre 2023. Gli Stati che l’hanno sottoscritta si impegnano a sviluppare un’intelligenza artificiale “aperta”, “inclusiva” “sostenibile” ed “etica”, all’insegna di un dialogo globale, senza una concentrazione del mercato che escluda gran parte del mondo.

Tutto quello che gli Stati Uniti, con l’affondo di Vance hanno negato. A riprova che l’America di Trump ha in mente altre cose. In primo luogo, la competizione con la Cina, in secondo luogo la ridefinizione di particolari geopolitici non secondari, come il fatto che Google abbia ribattezzato il Golfo del Messico, Golfo d’America, in omaggio alle istanze di Trump. E poi, anche a Parigi è apparso chiaro che la nuova amministrazione americana, in materia di intelligenza artificiale sia più interessata alla concretezza del business, che non alle dichiarazioni universali. Così, più che ai progetti europei, alla Casa Bianca sono molto più interessati all’esito dell’offerta di 100 miliardi di dollari che un esponente del Governo, Elon Musk, ha avanzato per comprarsi Open AI, la casa madre di ChatGPT. Sam Altman per ora ha detto no. Ma le grandi manovre sono in piena evoluzione.

Nella foto Ursula von der Leyen

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