Nidia Pausich e i (primi) 90 anni di amore per il basket

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


​​​Signora Nidia Pausich, alla sua bella età come passa le giornate?

«Guardate che anche se ho 90 anni mi è rimasta dentro una grande voglia di fare: esco, porto fuori Luna, la mia amata cagnetta. Poverina, è diventata cieca perché ha avuto il diabete ma si comporta come se vedesse, è cara e fedele. Purtroppo è anche anziana e confesso che non oso pensare a quando non ci sarà più, non saprei davvero cosa fare senza di lei. Ho ancora l’auto però, certo, non mi fido più di guidare, soprattutto non vorrei mettere in pericolo gli altri: se devo andare da qualche parte ci pensa Luciana Montelatici. Ho le giornate piene: c’è una signora che mi aiuta nelle faccende ma anch’io mi faccio i miei lavoretti. E mangio di tutto, macchè dieta. Alla sera guardo la tv e quando “me se incroza i oci” allora capisco che è tempo di andare a dormire».

Luciana è una sua grande ex giocatrice, la capitana della Plastilegno.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

«Ragazza d’oro, credetemi, mi aiuta in tutto, è il mio braccio destro, anzi no, il sinistro visto che sono mancina. La devo ringraziare pubblicamente per tutto ciò che da tanti anni fa per me».

Va ancora a vedere le partite di pallacanestro?

«Sicuro, qualche volta vado alle Acquette dove gioca la Martina ed anche al Palaverde a tifare Treviso Basket. Ma è naturale, il basket è nel mio cuore da sempre, da quando a Trieste a 13 anni andavo al ricreatorio, ditemi voi come faccio a distaccarmene».

Ha visto correre e saltare sul parquet almeno cinque generazioni di giocatrici e giocatori: quali differenze nota oggi?

«La principale è che ai miei tempi c’era ancora tanta passione, giocavamo innanzitutto perché ci piaceva mentre ora, mi rammarica parecchio dirlo, lo fanno solamente per i soldi. E poi vedo meno giocatori di alto livello. Insomma non c’è più il vero amore per la pallacanestro ed anch’io non sempre mi rendo conto che quella è un’epoca ormai passata. Intendiamoci, io quando giocano non lo facevo mica gratis, ma giravano pochi soldi, tipo rimborso spese. Una volta ci si considerava davvero dei dilettanti. Ricordo che a Vicenza c’era il presidente Maltauro, era innamorato di me, mi voleva tanto bene al punto da mandarmi una cesta di fiori il primo giorno di primavera».

Lei Nidia che tipo di playmaker era?

«Ero furba, soprattutto in difesa dov’ero proprio una volpe, specializzata nel rubare palloni: l’avversaria magari stava per segnare e oplà, io le fregavo il pallone in un attimo. E comunque per capirmi con le compagne bastava uno sguardo».

Che derby, quei derby con la Pagnossin. Ma li perse tutti e quattro…

Conto e carta

difficile da pignorare

 

«Ah, erano delle autentiche battaglie: noi al palazzetto Coni, loro al Natatorio. “Cossa te vol”, erano loro ad avere i soldi per comprare le campionesse, noi ci mettevamo tutto il cuore».

Lei è ormai trevigiana a tutti gli effetti.

«Ma certo, Treviso mi ha dato tutto, arrivai qui giovanissima, in questi anni mi sono fatta tante amicizie, ancora adesso viene a trovarmi Stefano Gorghetto (ex capitano della Reyer anni ’70 ndr). C’era il Bar Basket, quanta gente e quanti tifosi arrivavano, anche di altri sport. E c’era Toni Cesero, altro grande amico al quale penso con affetto, come la contessa Ancilotto. E venivano pure personaggi come Dino Meneghin. Quanti ricordi, con me c’era Nicoletta Persi (ex azzurra ndr), poverina, è molto malata, sta sempre a letto a Monfalcone. Ha la mia età, per me è una sorella e qualche volta con Luciana vado a trovarla. Sono in contatto con tante mie ex giocatrici».

Insomma, della serie 90 e non sentirli: ha per caso un segreto?

«In verità quando mi chiedono l’età un po’ di fastidio me lo danno; io dico che non sono tanto gli anni che contano, quanto il modo con cui li hai vissuti. E posso dire di averli vissuti come piaceva a me, la vita me la sono goduta. Se devo essere sincera mi manca un figlio, ma come facevo? Giocavo e poi allenavo, però credo che i tanti bambini e bambine che ho tirato su dal minibasket un po’ miei figli lo siano. E ci tengo a dire di essere sempre stata sincera, con me stessa e con gli altri. E me ne vanto».

Chi è Nidia Pausich

La Signora dei canestri è arrivata ai 90. Nidia Pausich oggi abbatte un’altra barriera di una vita dedicata al basket. E lo ha fatto in cambio di otto scudetti, senza contare le 341 presenze e 1881 punti in campionato e le 136 con 797 punti in nazionale.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Nidia, la più forte cestista italiana di sempre, è di Trieste, lì ha iniziato a vivere e giocare, città che però ben presto, lei che è stata anche a Udine, Torino e Vicenza ha sostituito nel cuore con Treviso.

Qui ha trovato il suo habitat naturale, il calore e la passione che aveva sempre ed invano cercato altrove. E Treviso ha adottato con eguale piacere una donna sanguigna, schietta, dal carattere magari un po’ duro, e questo sì che fa intuire tutta la sua triestinità, per come ama esprimersi senza peli sulla lingua. Ma è donna che ti colpisce per sincerità: niente giri di parole, pane al pane e vino al vino.

Qualcuno la ricorderà, erra il 1969, gestire il Bar Basket in piazza Dolfin, zona Pescheria, con la fraterna amica e collega di parquet Nicoletta Persi, anche lei classe 1935, dopo essere stata coach di quella Plastilegno che, con la Pagnossin, fece diventare per un paio d’anni Treviso la capitale italiana della pallacanestro femminile.

Oggi Pausich è una amabile novantenne che vive con l’adorata cagnolina Luna in un appartamento tappezzato di foto e ritratti, mausoleo di un personaggio davvero d’altri tempi, irripetibile per gli standard odierni. Tanti auguri cara Nidia: da tutta Treviso.  



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Contabilità

Buste paga

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link