telefoni blindati, segreti criptati e un’indagine che avanza

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Gli investigatori stanno cercando di scardinare le barriere digitali che proteggono i dispositivi elettronici di Andrea Prospero. I telefoni e il computer del giovane abruzzese, rinvenuto senza vita in un b&b di Perugia, sono sigillati da sistemi di sicurezza degni di un professionista del settore.

Un vero e proprio labirinto crittografico che renderà necessaria almeno una decina di giorni di lavoro per accedere ai contenuti, potenzialmente capaci di riscrivere la storia delle sue ultime ore.

Andrea Prospero, gli elementi chiave al vaglio degli inquirenti

Andrea Prospero non era uno sprovveduto quando si trattava di proteggere i suoi dati. I file e i programmi presenti nei suoi dispositivi erano blindati con sistemi da esperto, lasciando gli inquirenti con un enigma digitale da risolvere. Il team investigativo, coordinato dall’aggiunto Giuseppe Petrazzini e dal procuratore capo Raffaele Cantone, sta passando al setaccio quattro telefoni trovati accanto al corpo, uno dei quali completamente vuoto di SIM. Il computer portatile, compromesso dai liquidi corporei, potrebbe essere il vero scrigno dei segreti di questa storia ancora tutta da decifrare. Tra i dettagli che fanno alzare più di un sopracciglio, ci sono le numerose schede SIM disseminate nella stanza, segno di un’attività che probabilmente, qui il condizionale è d’obbligo, andava oltre il semplice utilizzo personale.

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Come se non bastasse, i detective hanno scovato un pacco di circa 60 SIM, acquistate in blocco e sistemate con cura su un mobiletto. Un elemento che fa pensare a qualcosa di molto più strutturato di un semplice passatempo digitale. L’ombra di un’attività parallela si allunga fino ai giorni precedenti al suo trasferimento a Perugia, insinuando il dubbio che tutto fosse iniziato ben prima della sua vita universitaria. O forse non ha cominciato lui, e si è trovato in un giro più grande e pericoloso di quello che immaginava.

I legali e la famiglia ne sono certi e lo ripetono instancabilmente: Andrea era un ragazzo diverso da quello che è stato descritto dai media, un ragazzo come tanti, un diciannovenne normalissimo con i propri interessi e i propri sogni.

Possibile legame con attività informatiche sospette

Tra le ipotesi sul tavolo degli investigatori spicca il sospetto che Andrea Prospero avesse un ruolo nel giro del carding, la pratica di rubare e usare carte di credito altrui per acquisti illeciti. Un business pericoloso che può trasformarsi in una trappola mortale. La carta di credito ritrovata nel water, intestata a un ragazzo ligure che ha giurato di non aver mai sentito il nome di Prospero, getta benzina sul fuoco. L’abilità del giovane con la tecnologia suggerisce che sapesse muoversi in ambienti digitali complessi, forse troppo complessi. Se stava cercando di mollare il gioco, potrebbe aver incontrato ostacoli più grandi di lui.

Analisi tossicologiche per ricostruire gli ultimi momenti

L’autopsia ha già svelato qualche indizio, ma il capitolo decisivo sarà scritto dagli esami tossicologici. Saranno loro a dire esattamente cosa Andrea Prospero abbia ingerito prima di morire, e se dietro quella fine ci sia una mano invisibile o una scelta disperata. La polizia postale, nel frattempo, sta affrontando il rompicapo delle chat e dei file nascosti nei dispositivi. Un lavoro certosino che potrebbe rivelare molto più di quanto finora emerso, ma servirà tempo per scardinare i livelli di sicurezza e arrivare al cuore della storia.

La battaglia della famiglia per la verità

I familiari di Andrea Prospero, a partire dalla sorella gemella Anna e dal fratello Marco, non si accontentano di mezze verità. Vogliono risposte e sono pronti a tutto pur di ottenerle. Hanno affidato la loro battaglia legale agli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli, determinati a smontare ogni ombra di superficialità nelle indagini. I genitori Michele e Teresa respingono con forza la pista del suicidio, convinti che dietro la morte del figlio si nasconda molto più di quanto finora raccontato. Il caso ha acceso i riflettori dell’opinione pubblica e catturato l’attenzione dei media, con la trasmissione “Chi l’ha visto?” che sta seguendo da vicino gli sviluppi.



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