Ammanchi in Atm, c’è già un esposto in procura: la ricostruzione dei sindacati

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C’è già una denuncia in Procura per gli ammanchi in Atm. E’ quella presentata da alcune sigle sindacali dopo una precedente richiesta di chiarimenti all’Azienda Trasporti rimasta però senza risposta.

La denuncia è stata presentata il 30 gennaio in Procura e chiede accertamenti per verificare e valutare “eventuali profili d’illiceità penale”.

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A dare notizia dell’esposto sono i sindacati Fit Cisl, Faisa Cisal e Orsa con un comunicato all’indomani della conferenza stampa con cui Atm ha inteso fare chiarezza sulla vicenda.

Dura la nota dei sindacalisti che esprimono solidarietà alla Presidente Grillo per la e-mail anonima contenente “insulti” nei suoi confronti ma non mancano di stigmatizzare “l’atteggiamento aggressivo “ della presidente Grillo e delle sue dichiarazioni che “appaiono fuorvianti e contraddittorie”, scrivono.

Secondo i segretari territoriali, Grillo “ha scelto di puntare il dito contro presunti detrattori invece di fornire elementi certi sull’accaduto che, a giudizio di queste organizzazioni sindacali, resta ancora irrisolto per la maldestra, lunga e macchinosa gestione del caso che Atm Spa ha voluto porre in essere con indagini al suo interno invece di trasmettere immediatamente la notizia di potenziale reato alla Procura della Repubblica e, dopo, fornire i dovuti dettagli a detto Organo competente”.

“”Probabilmente – è l’assunto dei sindacalisti – nella gestione della vicenda che la Grillo avrebbe voluto mantenere riservata fino alla conclusione delle sue personalissime indagini interne, non si è resa conto che stava custodendo il segreto di Pulcinella. Da mesi era fuoriuscita la notizie dalle sue stanze aziendali e le voci indiscrete che, evidentemente, il management non è riuscito a controllare, sono giunte nelle redazioni dei giornali”.

I sindacalisti mettono anche in evidenza come una loro “nota assolutamente riservata,” chiesero ad Atm di fare “chiarezza ed eventualmente smentire la falsa notizia col fine comune di tutelare l’immagine dell’azienda e dei lavoratori che vi operano”.

“Come spesso capita l’azienda snobbò la nota sindacale e non fece pervenire alcun riscontro – scrivono – pertanto le segreterie consapevoli dei propri doveri statutari che comprendono il controllo del corretto impiego del denaro pubblico, in data 30 gennaio 2025 inviarono un esposto alla Procura della Repubblica per segnalare il caso senza creare clamori e/o accusare nessuno, con l’unico fine di allertare l’Organo Giudiziario avente competenza, anche per scongiurare l’eventuale occultamento di prove da parte di soggetti potenzialmente implicati che, in quella fase, durante l’inchiesta interna imbastita dall’azienda, avrebbero potuto avere accesso alla documentazione sensibile”.

Una ricostruzione dei fatti che punta a mettere in evidenza come i sindacati “non hanno fatto alcuna bizzarra gara per assumersi la paternità della notizia, così come avventatamente accusa la Presidente. Tutt’altro! Questi sindacati, in assenza di notizie e/o rassicurazioni aziendali, con estrema cautela ed evitando ogni clamore hanno compiuto il proprio dovere civico, informando la Procura della Repubblica che in tema di indagini ha certamente più competenza del Consiglio di Amministrazione aziendale”.

E ancora: “Nelle sue dichiarazioni la presidente ammette che “già il 6 novembre scorso, quindi ben 40 giorni prima che il caso esplodesse pubblicamente, grazie alla solerzia e all’operosità di alcuni funzionari dell’area commerciale, contro cui oggi si vorrebbe puntare il dito, è stato scoperto un ammanco di cassa”. Questo significa che dal mese di novembre l’azienda aveva già notizia certa di un potenziale reato contro il patrimonio pubblico e invece di rivolgersi immediatamente alla Istituzioni competenti ha scelto di indagare attraverso un improvvisato tribunale interno? Probabilmente hanno agito con maggiore correttezza questi sindacati che, preso atto del lungo silenzio aziendale, hanno evitato di improvvisare improbabili istruttorie private e si sono rivolti alla Procura che le indagini le fa per incarico istituzionale e sa come agire per evitare l’eventuale occultamento delle prove. In buona sostanza la decantata indagine aziendale sembra aver partorito il topolino, da quanto si è appreso dalle dichiarazioni della presidente in conferenza stampa, ci sarebbe un indiziato che è stato punito con 10 giorni di sospensione ma non è chiaro se il dipendente in questione ha ammesso di aver sottratto le somme o, diversamente, essendosi occupato di tutto l’iter per il ritiro del denaro e non avendo contezza di come si sia concretizzato l’ammanco si è reso disponibile a rimborsare l’azienda. Col chiaro intento di screditare l’operato dei rappresentanti dei lavoratori la Presidente ha dichiarato che “alcuni sindacati piuttosto che tutelare un lavoratore in difficoltà hanno diffuso notizie e indiscrezioni”. Sappia la Grillo che quando Fit Cisl, Faisa Cisal e Orsa hanno presentato l’esposto in Procura non avevano notizia di potenziali colpevoli e/o di lavoratori in difficoltà, inoltre, la versione dell’unico “reo confesso” fornita dall’azienda è veramente poco chiara, pertanto annunciamo che avanzeremo richiesta di accesso agli atti per capire se questo dipendente ha compiutamente ammesso di essersi appropriato del denaro mancante o se la sua dichiarazione di responsabilità è stata fraintesa. In tal caso sarà proprio il sindacato ad occuparsi della difesa di detto lavoratore, anche per evitare che la vicenda si chiuda con il sacrificio del capro espiatorio”.

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Una stoccata poi i sindacalisti non la risparmiano a chi avrebbe dovuto vigilare: “Grillo esalta la solerzia e l’operosità di alcuni funzionari dell’area commerciale che già il 6 novembre scorso avrebbero scoperto un ammanco di cassa, ma allo stesso tempo ammette che si è fatta parziale chiarezza solo sull’ammanco di circa 3.000 euro e afferma che sono emersi ulteriori ammanchi più corposi, circa 10.000 euro, risalenti alle annualità 2022 e 2023. La domanda sorge spontanea: i solerti e operosi funzionari dell’area commerciale addetti al controllo degli incassi e, fra l’altro, premiati dall’azienda con Bonus ad personam per la dimostrata professionalità, negli anni 2022 e 2023 cosa controllavano? Solo oggi si sono resi conto di ammanchi arretrati? Aspettavano che gli “sciacalli” accendessero i riflettori prima di rendersi operativi nel loro incarico? Gentile Presidente – è la conclusione – ognuno faccia il proprio mestiere, pensi a controllare l’operato dei suoi collaboratori che per la tutela dei lavoratori è sufficiente il sindacato”.



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