Bando slitta a quattro giorni dalla scadenza: ricercatori protestano col Miur. “Mesi di lavoro buttati”

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“Mesi di lavoro buttati per la leggerezza con la quale vengono gestiti i Fondi sulla Ricerca”. La denuncia arriva da un gruppo di ricercatori che rischia l’esclusione dal bando “FIS 3” (Fondo Italiano per la Scienza) a causa di uno slittamento annunciato solo quattro giorni prima della scadenza originaria. Una proroga che ha scosso la comunità accademica: in poche ore, ai primi 40 firmatari della lettera aperta indirizzata al ministro dell’Università e della Ricerca, si sono aggiunte 450 firme di accademici e altre 200 raccolte online. “Non contestiamo la proroga in quanto tale – spiega Lorenzo Rovigatti, fisico della Sapienza Università di Roma e portavoce dei firmatari della lettera aperta – ma il modo in cui il bando stabilisce l’accesso ai finanziamenti”. I ricercatori denunciano “un errore di programmazione inaccettabile, segno di un’approssimazione preoccupante nella gestione dei fondi per la ricerca”.

Il bando FIS 3, ispirato al modello europeo dell’ERC (European Research Council), prevede tre categorie di finanziamento basate sull’anzianità accademica: Starting, per chi ha ottenuto il dottorato da almeno 2 anni e non più di 7; Consolidator, per chi ha un’anzianità compresa tra 7 e 12 anni e Advanced, destinata a chi ha conseguito il titolo da oltre 12 anni. “Nei bandi ERC – spiegano i ricercatori – la data di riferimento è sempre il primo gennaio dell’anno in corso, garantendo stabilità ai candidati anche in caso di proroga. Nel FIS 3, invece, il conteggio è legato alla data di chiusura del bando: se questa cambia, chi è al limite di una categoria si ritrova automaticamente spostato in quella successiva, con requisiti più stringenti e minori possibilità di successo”. Un dettaglio tecnico, ma che ha avuto conseguenze pesantissime per centinaia di candidati: “Molti di noi si sono trovati improvvisamente esclusi dalla categoria per cui avevano costruito il loro progetto, un lavoro complesso che richiede mesi di preparazione”.

Il bando avrebbe dovuto chiudere il 27 gennaio 2025, ma il 23 gennaio, a soli quattro giorni dalla scadenza, il ministero ha annunciato una proroga fino al 18 marzo. “È vergognoso che si cambino le regole a quattro giorni dalla scadenza – continua Rovigatti – tanto più dal momento che si parla di uno dei finanziamenti più grandi degli ultimi anni”. Secondo una stima prudenziale, su circa 6mila domande previste, circa 5mila riguardano le categorie Starting e Consolidator. Di questi candidati, almeno mille erano nell’ultimo anno utile per la propria fascia di riferimento e, tra questi, almeno 400 sono stati esclusi a causa della proroga.

“La proroga non è stata una scelta politica – si giustificano dal Ministero – ma la conseguenza di una richiesta avanzata dal Comitato nazionale per la valutazione della ricerca (CNVR), un organo tecnico”. La questione non sarebbe neanche arrivata al piano della ministra Anna Maria Bernini se i ricercatori non avessero sollevato il caso con la lettera aperta, ma ora il MIUR rilancia, spiegando che la proroga porti con sé anche l’effetto di allargare la platea dei partecipanti, oltre ai problemi evidenziati dai ricercatori, mentre rivendica l’aumento del fondo dedicato, dai 330 dello scorso anno ai 475 attuali, che garantirebbe un numero più alto di stabilizzazioni. “L’impatto negativo della proroga è minimo – minimizza il Ministero – saranno penalizzate poche decine di persone”.

A fronte di queste dichiarazione, raccolte dal Fatto, chi si è visto cancellare il lavoro di mesi non ci sta: “Non possono liquidare questo errore frutto di evidente approssimazione come si trattasse di un ‘danno collaterale’, accettabile a fronte di un allargamento della platea che è solo teorico e non sostanziale, visto che la proroga non offre il tempo necessario a preparare progetti adeguati, che richiedono anche lente e complesse approvazioni da parte degli enti dove verrebbero stabilizzati i ricercatori ammessi al finanziamento”. La richiesta dei ricercatori penalizzati e degli altri firmatari della lettera aperta è chiara: “Garantire a chi era idoneo il 27 gennaio di rimanere nella sua categoria”.

Una pezza che potrebbe risolvere la questione, ma viene esclusa dal Ministero: “Come non sarebbe stato possibile prorogare la scadenza senza adeguare i criteri, tanto meno lo si può fare adesso, ne andrebbe della validità del bando”. Così per un dettaglio tecnico, circa un ricercatore su dieci viene escluso da un bando sul quale aveva lavorato per mesi, una beffa che tocca in particolare i tanti ricercatori precari che vedevano in questo bando una delle poche opportunità di stabilizzarsi e i “cervelli in fuga” che con questi fondi avrebbero avuto occasione di tornare a fare ricerca in Italia.

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(immagine d’archivio)



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