“Moussa e Ousmane non stanno dormendo”

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Pubblichiamo il testo della prefazione del nostro libro “Gorgo Cpr. Tra vite perdute, psicofarmaci e appalti milionari”. È a cura di Mariama Sylla, sorella di Ousmane, morto nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria il 4 febbraio 2024, e Thierno Amadou Balde, fratello di Moussa, morto nel Cpr di Torino il 23 maggio 2021


Le vite di Moussa e Ousmane sono legate da un filo sottile, ma potente, fatto di speranza, sofferenza e ingiustizia. Sono figli della stessa terra ed entrambi hanno calpestato l’asfalto di Matoto, grande quartiere della capitale Conakry, prima di scegliere l’esilio verso l’Europa. Sono stati entrambi vittime di un sistema che scoraggia l’integrazione socio-professionale dei giovani e quindi sono partiti alla ricerca di un futuro migliore per sé stessi e le loro famiglie. Ricordiamo bene l’ultima volta che li abbiamo visti: Ousmane mi ha detto di stare tranquilla, che sarebbe stato coraggioso. Moussa, invece, non aveva avvisato nessuno della sua partenza ma una mattina presto, pochi giorni prima di lasciare la città, è venuto a salutarci uno a uno rimanendo in silenzio. Quando sono partiti avevano 20 e 19 anni.

Il viaggio è stato lungo e difficile, ma la loro gioia una volta arrivati in Italia è stata incontenibile. Moussa era un ragazzo molto socievole e generoso, Ousmane odiava le ingiustizie e non sapeva mentire. Le loro famiglie erano tutto per loro, in particolare le madri, che ancora oggi portano sulle spalle il peso di un dolore impossibile da comprendere. Donne che oggi soffrono e ancora si chiedono come si possa morire senza aver commesso alcun reato dentro una prigione per innocenti. Lo chiediamo a tutti voi.

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Come si può essere arrestati dopo essere stati vittime di un pestaggio? Perché si può finire in prigione dopo essere stati in un centro d’accoglienza in cui ti maltrattano? Perché non si può avere la possibilità di chiamare la propria famiglia per mesi?

Già, perché era novembre 2023 quando Ousmane ci ha chiamati l’ultima volta per raccontarci che da quella casa di accoglienza doveva scappare perché non ce la faceva più. Sono passati tre mesi di silenzio prima che un nostro conoscente ci inviasse la sua foto che aveva cominciato a circolare su Facebook dopo la sua morte. Non c’era più, Ousmane, e noi l’abbiamo saputo così.

Anche per Moussa il silenzio è stato lungo. L’abbiamo sentito pochi giorni prima del suo pestaggio, poi siamo rimasti senza notizie per settimane. Il video della sua aggressione l’hanno visto in tantissimi, ma da quel momento la maggior parte se n’è dimenticata: da vittima è come se fosse diventato un pericoloso assassino da rinchiudere in un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr), dove si è tolto la vita. Nostra madre ancora oggi non riesce a parlarne, semplicemente non riesce a credere che sia successo in quel modo.

Moussa Balde è morto il 23 maggio 2021 nel Cpr di Torino dopo un brutale pestaggio subito a Ventimiglia. Aveva 23 anni

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Moussa Balde è morto il 23 maggio 2021 nel Cpr di Torino dopo un brutale pestaggio subito a Ventimiglia. Aveva 23 anni

Ousmane Sylla è morto nel Cpr di Ponte Galeria di Roma. Era da otto mesi in Italia di cui tre passati in detenzione: prima a Trapani, poi nella capitale. Aveva 21 anni

Vi prego, diffondete la storia dei nostri fratelli. Raccontate che erano persone partite per costruirsi un futuro diverso, per aiutare le loro famiglie, e sono morti da innocenti in un Centro di permanenza per il rimpatrio. Avete dei figli? Avete dei fratelli o delle sorelle? Pensate alla gioia che provereste se vi dicessero che sono sopravvissuti a un viaggio pericoloso, rischiando la vita, e all’abisso che vivreste nel momento in cui veniste a sapere che sono morti. In centri di cui non conoscete neanche l’esistenza e in cui scoprite che si può essere rinchiuso solo per il fatto di non avere un documento di soggiorno. Vi prego: non dimenticatevi che oggi, qua, ci sono delle famiglie che soffrono. Il mondo deve conoscere i luoghi in cui sono morti e l’Italia, l’Europa devono rispettare i diritti di chi oggi è in viaggio, di chi sta attraversando il Mediterraneo o già ce l’ha fatta ma non ha un documento regolare per realizzare il suo sogno. Sono tornati nella loro terra ma non hanno trovato la pace. La loro morte non può essere dimenticata finché non verrà fatta giustizia.

Ci rivolgiamo a voi, uomini e donne di buona volontà, per guardare quello che è stato fatto a Moussa e Ousmane e chiedere allo Stato che sia fatta verità. E che non succeda più a nessuno. Non stanno dormendo, Moussa e Ousmane non stanno dormendo.

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