La gara sull’Intelligenza artificiale ha visto finora la rivalità tra giganti americani e l’arrivo a sorpresa dei cinesi di DeepSeek. L’Europa è sembrata a lungo indietro, imbrigliata nella sua ossessione regolatoria: ma la partita è già finita? Abbiamo già perso anche qui? Qualche elemento indica che la competizione è appena agli inizi, e che noi europei possiamo restare in corsa.
La tradizionale contrapposizione tra americani pragmatici/efficaci ed europei teorici/inconcludenti è apparsa superata al summit sull’intelligenza artificiale che si è concluso pochi giorni fa a Parigi, perché l’Europa affronta ormai la rivoluzione digitale con decisione e, soprattutto, soldi: i 200 miliardi di euro annunciati dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen (150 da aziende private e 50 forniti dalla Banca europea degli investimenti), più gli oltre 100 raccolti dal presidente Emmanuel Macron solo per la Francia, appartengono allo stesso ordine di grandezza del progetto Stargate lanciato a inizio anno da Donald Trump (500 miliardi di dollari, forse un bluff a detta persino del suo amico Elon Musk).
I rapporti Draghi sulla competitività e Letta sul mercato interno sembrano ormai ascoltati, non solo citati. Già l’anno prossimo potrebbe vedere la luce il «28° regime» per le start-up: non più obbligate a registrarsi in ciascuno dei 27 Paesi membri, le aziende europee potranno seguire un unico set di regole e, tramite alleanze e acquisizioni al di là dei confini nazionali, acquisire più facilmente le dimensioni necessarie per confrontarsi con i giganti americani e cinesi.
Parte della sfida si giocherà sui centri di raccolta dati, le giga-factory chiamate ad alimentare le richieste dell’intelligenza artificiale, e l’Unione europea si sta muovendo: 20 dei 200 miliardi stanziati serviranno ad accelerare la costruzione, già decisa a dicembre 2024, delle prime sette giga-factory in Finlandia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Svezia, Spagna e in Italia, la IT4LIA che sta nascendo a Bologna forte dell’esperienza del super-computer Leonardo.
Che la gara sia ancora aperta lo dimostra anche l’avvento di DeepSeek, l’agente cinese capace di prestazioni simili a quelle di ChatGpt dell’americana OpenAI a una frazione del costo e degli investimenti, e usando chip non di ultima generazione. L’esistenza stessa di DeepSeek ha fatto partire in fumo 1.000 miliardi di dollari nelle borse occidentali. Segno che le posizioni non sono consolidate, e che i miliardi sono solo uno dei fattori in questa gara dove contano anche talento e preparazione dei ricercatori. Parametri che vedono l’Europa in ottima posizione.
DeepSeek sarà peraltro efficiente ed economa, ma non è capace di rispondere a domande su Taiwan o piazza Tienanmen perché glielo vieta la censura di Pechino. Un problema che non tocca né gli scienziati europei né Le Chat, la velocissima nuova applicazione di intelligenza artificiale presentata a Parigi dalla francese Mistral.
Se i meccanismi istituzionali restano più complicati in Europa rispetto al presidenzialismo americano e all’autoritarismo cinese, gli europei hanno imparato in questi anni a lavorare insieme al di là delle frontiere interne e dei rapporti non sempre facili tra i rispettivi governi. Ad alimentare le traduzioni automatiche di AirBnb, Uber o Starlink c’è Translated, una società fondata 25 anni fa che ha appena presentato la nuova versione del traduttore a intelligenza artificiale Lara, il più avanzato al mondo. A guidarla c’è una coppia franco-italiana, la linguista Isabelle Andrieu e l’informatico Marco Trombetti, che hanno 15 dipendenti nella Silicon Valley e 250 a Roma, in Europa.
Alcune realtà d’avanguardia si radicano in Europa e non si trasferiscono più negli Stati Uniti; il cambio di passo dei dirigenti europei potrebbe incoraggiare altre a fare lo stesso. L’Unione europea sta cercando di creare un ambiente favorevole agli investimenti, e non è detto che le regole siano sempre un freno. Domenica 2 febbraio è entrata in vigore la prima parte dell’IA Act approvato nell’agosto 2024 dal Parlamento europeo, che vieta i sistemi di punteggio sociale e di riconoscimento facciale in tempo reale già diffusi in Cina. La società libera resta un atout dell’Europa, anche per investire e innovare nell’intelligenza artificiale.
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