Care colleghe e cari colleghi, riportiamo qui di seguito il discorso di insediamento della nostra Presidente, Valentina Di Mattei.
Non sono una persona di molte parole e non vorrei smentirmi troppo in questa occasione.
Sono però una persona a cui piace ascoltare, dote fondamentale nel nostro lavoro in generale e credo anche in questo nuovo ruolo che ho l’onore di ricoprire. Mi piace molto anche leggere e mi fa piacere iniziare con le parole di uno degli autori del ’900 che amo di più. Cesare Pavese non si è mai distinto per un umore particolarmente frizzante, diceva però che “c’è un’unica gioia al mondo e questa gioia è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare.”
E dunque, il mio primo pensiero va con gioia alle colleghe e ai colleghi eletti in questa tornata elettorale che, insieme a me, cominciano questa nuova avventura. Ringrazio le diverse associazioni professionali che si sono impegnate: Professione Psicolog*, Altra Psicologia, AUPI, Professione e Solidarietà, SIPAP.
Quando qualcuno inizia però, c’è sempre qualcuno che conclude. Desidero quindi rivolgere un pensiero e un ringraziamento alle consigliere e ai consiglieri uscenti per l’enorme lavoro svolto. Tutta la comunità professionale è indubbiamente grata di quanto avete portato avanti. Un ringraziamento particolare va a Laura Parolin, che ha creduto in me e nel mio gruppo, anche quando eravamo gli “underdog”, quando molti ci consideravano nuovi al mondo della politica professionale e dunque sfavoriti. La sua passione, il suo impegno e la sua dedizione sono stati e saranno per me fonte di ispirazione, una guida e un punto di riferimento.
In questo turnover di inizio e fine penso anche alle persone che ho cominciato a conoscere della parte Amministrativa dell’Ordine – il Direttore, Roberto Chiacchiaro, funzionari e amministrativi. Penso empaticamente al fatto che ogni quattro anni si trovano a dover riiniziare il lavoro con nuovi consiglieri e presidenti, chi più chi meno esperto. Voglio dire da subito un grosso grazie da parte nostra, soprattutto per la pazienza iniziale e per tutto il supporto indispensabile.
Il nostro gruppo credo sia stato eletto per aver presentato un programma chiaro e definito, ma credo anche per il modo in cui abbiamo scelto di proporlo: basandoci sulle persone, sui contenuti, sulle competenze, senza mai cedere – nemmeno nei momenti più difficili – a logiche diverse che abbiamo sentito estranee a noi.
Non entrerò ora quindi nel merito dei contenuti che intendiamo portare avanti: li abbiamo esposti in campagna elettorale e li realizzeremo nel nostro mandato.
Voglio invece soffermarmi su alcune date e valori che ritengo fondamentali.
Un riferimento storico: Adriano Ossicini
Oggi è l’11 febbraio, e tra pochi giorni – il 15 febbraio – ricorrerà il sesto anniversario dalla scomparsa di Adriano Ossicini, promotore della legge che ha istituito il nostro Ordine.
Confesso di aver da sempre nutrito una passione enorme per questa figura. Anche, forse a partire, dall’ironia dell’incongruenza tra questo cognome che fa pensare a qualcosa di piccolo e fragile e la grandezza invece dell’impresa portata avanti da quest’uomo.
Ossicini era cresciuto nell’Azione Cattolica, aveva fondato il movimento dei Cattolici Comunisti ed è stato Ministro per la Famiglia e la Solidarietà Sociale. Ma soprattutto, per noi psicologi, è stato il promotore della legge che ha istituito il nostro Ordine.
Quella legge non è nata per caso: è il frutto di una lunga battaglia parlamentare, durata anni, sostenuta da un incessante lavoro di mediazione. Ossicini non ha mai ceduto allo sconforto, e grazie alla sua determinazione siamo qui oggi.
Credo che sia doveroso ricordarlo, non solo per onorare il suo impegno, ma perché rappresenta un esempio di ciò che significa lottare per il riconoscimento della nostra professione.
Essere qui oggi per me significa raccogliere quell’eredità e continuare a costruire il futuro della psicologia con la stessa passione e determinazione!
Passo ora al primo valore di cui vorrei parlare: Partecipazione.
10.325 votanti. Una cifra storica.
Ho passato la mia campagna elettorale a parlare del perché votare. Un tempo, quando eravamo pochi, si votava in tanti dicevo. Ora che siamo tanti si vota in pochi. E’ subentrata la stanchezza, la disillusione.
Questa volta, però, qualcosa è cambiato. 10.325 persone hanno scelto di esserci. Un dato che il Corriere della Sera ha definito “miracolo della democrazia” indicandoci come esempio per altri ordini.
La buona notizia di questa tornata elettorale è che la partecipazione può essere risvegliata! Il senso di appartenenza alla comunità professionale può tornare forte e consapevole!
Le elezioni sono finite, è vero, ma io preferisco vedere questo risultato come un punto di partenza, non come un traguardo.
Questo è un patrimonio che non va sprecato. Le istituzioni hanno la responsabilità di favorire questa partecipazione, e non solo in occasione delle elezioni. Troppo spesso, infatti, la partecipazione viene confusa con la semplice organizzazione del consenso.
Partecipare significa creare un dialogo continuo, coinvolgere la comunità professionale in un processo decisionale sempre aperto.
Faccio un esempio concreto. Le nuove lauree abilitanti prevedono lo svolgimento del tirocinio prima della laurea. In questo periodo, ho avuto una ventina di studenti e ho scelto di offrire loro di partecipare, oltre alle attività cliniche del Servizio ospedaliero che dirigo, a tutte le attività elettorali. Alla fine del percorso, durante una discussione, si parlava del fatto che le prossime elezioni saranno tra quattro anni. Uno di loro, con entusiasmo, ha detto: “Magari, tra quattro anni, ci sarà uno di noi tra i candidati”.
Questo è il senso della partecipazione: coinvolgere e accendere il desiderio di contribuire al futuro della professione!
Vengo ora al secondo valore: Solidarietà
Negli ultimi anni la Psicologia si è evoluta enormemente, ottenendo riconoscimenti legislativi fondamentali:
- Siamo diventati una professione sanitaria.
- Il Bonus Psicologo facilita l’accesso alla cura.
- Si sta avviando un processo di integrazione degli psicologi nelle scuole e nelle cure primarie.
Tuttavia, nonostante questi successi, ci troviamo di fronte a sfide ancora più grandi. Il nostro prezioso Sistema Sanitario sta attraversando una crisi profonda, e le conseguenze di questa crisi incidono direttamente sulla nostra capacità di essere presenti per chi ha più bisogno.
Uno degli obiettivi prioritari è garantire una presenza più strutturata e adeguata degli Psicologi nella società.
La salute psicologica non può dipendere unicamente dalle possibilità economiche di chi ne ha bisogno.
È dovere dello Stato e degli enti pubblici assumersi una responsabilità maggiore, riconoscendo alla salute mentale la stessa dignità e gli stessi diritti della salute fisica.
La nostra è una professione di aiuto, e la solidarietà dovrebbe essere un valore fondante della nostra comunità.
Essere solidali significa tendere la mano a chi è in difficoltà.
Pensiamo a colleghe e colleghi sottopagati e privi di tutele adeguate, alle condizioni di precarietà che caratterizzano molte collaborazioni con enti pubblici e privati. A chi lavora nelle scuole, nei consultori, nelle carceri, negli ospedali con contratti instabili e compensi inadeguati rispetto alla responsabilità del loro ruolo.
La Costituzione italiana sancisce espressamente il principio di solidarietà, in termini politici e socio-economici.
In un’epoca segnata da guerre, conflitti e divisioni, la nostra professione ha una responsabilità ancora maggiore: siamo esperti della relazione e della coesione sociale, ed è nostro dovere promuovere questi valori all’interno e all’esterno della nostra comunità. Non dimentichiamo che il nostro primo nostro strumento di cura è la parola e l’uso che se ne fa. Su ogni canale che si usi per comunicare.
Credo sia anche questo uno dei motivi per cui ha avuto la meglio la Lista che Unisce, una lista che ha saputo mettere insieme più associazioni e realtà professionali. Qualcuno l’ha definita in modi poco elogiativi, ma a me piace pensare che sia stato un tentativo politico di indicare una direzione. Di fronte alle sfide complesse, l’unica vera forza è l’unione.
Anche quando richiede fatica, anche quando impone rinunce, anche quando significa dover mettere da parte un po’ di sé per fare spazio all’altro.
Concludo con un ricordo personale.
Mi fa piacere che l’insediamento avvenga oggi, giornata mondiale del malato che mi è molto cara. Oggi, in ogni parte del mondo, ospedali, associazioni, volontari e professionisti della salute si uniscono in iniziative che mettono al centro chi sta affrontando una malattia. Da che ero giovane ho sempre partecipato salendo come aiutante sui treni dei malati in viaggio verso la speranza.
La mattina dopo la sera delle votazioni, quando mi sono svegliata, ero sommersa da messaggi di gioia e felicitazioni. Ma tra questi, ce n’era uno diverso.
Mi annunciava la scomparsa, nella notte, di un caro amico e collega, Carlo Clerici, dopo una lunga e difficile malattia. Carlo aveva dato un contributo significativo alla nostra campagna e si era entusiasmato profondamente per il mio impegno.
La concomitanza dei due eventi, di gioia e di dolore, mi ha fatto tornare in mente l’incipit del libro antico del Qohelet che non cito ma è un invito a riflettere sulla vanità di tante cose della vita. Non voglio chiudere con un nota depressiva in un momento di gioia. Con una nota realistica invece si: i successi passano, i fallimenti passano.
Alla fine, ciò che resta davvero sono i legami che riusciamo a creare e le cose buone che riusciamo a fare.
Accettiamo dunque le sfide che ci attendono con determinazione, solidarietà e responsabilità.
E ora, con gioia, cominciamo!
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