Perché Elon Musk vuole controllare OpenAI

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Elon Musk ha offerto 97,4 miliardi di dollari per acquistare la divisione no-profit di OpenAI ed è disposto a ritirarla solo a condizione che la società creatrice di ChatGpt rinunci alla sua transizione a una società a scopo di lucro.

Questa mossa è l’ultimo sviluppo di una battaglia legale in corso, in cui Musk accusa OpenAI di comportamento anticoncorrenziale e frode. E ancora, questa è la notizia che, nei giorni scorsi, ha distolto l’attenzione dal vertice di Parigi sull’intelligenza artificiale ed è la mossa che potrebbe rivoluzionare il settore dell’intelligenza artificiale.

Vediamo, come. L’uomo più ricco del mondo e consigliere del presidente Trump sta cercando di mettere pressione sul Ceo di OpenAI, Sam Altman, che, a sua volta, sta cercando di ristrutturare l’azienda separando il controllo del consiglio di amministrazione dell’organizzazione non-profit da quello delle attività a scopo di lucro. Il Ceo di OpenAI e il cda dell’azienda hanno rapidamente respinto la proposta non richiesta. In una dichiarazione, Andy Nussbaum, l’avvocato che rappresenta il consiglio di amministrazione di OpenAI, ha affermato che l’offerta di Musk «non stabilisce un valore per l’organizzazione non-profit [di OpenAI]» e che l’organizzazione non-profit «non è in vendita». Altman ha risposto alla notizia, in modo provocatorio su X: «No, grazie, ma se vuoi compreremo Twitter per 9,74 miliardi di dollari».

Ma la lunga faida che vede contrapposti i due miliardari americani va avanti da tempo: non solo con sparate sui social media, ma anche nelle aule di tribunale.
Un avvocato di Elon Musk ha affermato, depositando un atto formale in Tribunale, che il miliardario ritirerà la sua offerta da 97,4 miliardi di dollari per l’organizzazione non-profit OpenAI a patto che il consiglio di amministrazione della società americana, che ha prodotto il chatbot ChatGPT, «preservi la missione dell’ente di beneficenza» e ne fermi la conversione in una società a scopo di lucro.
La documentazione, presentata alla Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto settentrionale della California, sostiene che l’offerta di Musk di acquistare l’organizzazione non-profit di OpenAI è «seria» e che l’organizzazione non-profit debba essere «compensata con quanto un acquirente indipendente pagherà per i suoi beni». Al momento, però, come riporta il New York Times ai beni dell’organizzazione non-profit non è stato assegnato un valore.
Se «il Consiglio di amministrazione di OpenAI, Inc. è pronto a preservare la missione dell’ente benefico – si legge ancora nel documento presentato in Tribunale dai legali di Musk – e a stipulare di togliere il cartello “in vendita” dai suoi beni interrompendone la conversione, Musk ritirerà l’offerta».
La mossa aggressiva di Musk è l’ultima di una lotta molto personale con Altman, come ha ricostruito il New York Times, iniziata 10 anni fa come partnership. Facevano entrambi parte del gruppo che ha fondato OpenAI come organizzazione non-profit nel 2015, sostenendo di voler condividere liberamente le proprie tecnologie con il mondo. Quando Musk lasciò l’organizzazione tre anni dopo, in seguito a una battaglia per il controllo, Altman associò OpenAI a una società a scopo di lucro, in modo da poter raccogliere le enormi quantità di denaro necessarie per sviluppare tecnologie di intelligenza artificiale.

Attualmente OpenAI è in fase di ristrutturazione, questa volta in una tradizionale società a scopo di lucro, in particolare una società di pubblica utilità. È qui che torna in causa Musk, che tramite l’istanza in Tribunale, sta cercando di vietare questa conversione.
Gli avvocati di OpenAI hanno definito questa volontà di Musk di prendere il controllo dell’azienda «un tentativo improprio di indebolire un concorrente»: in altre parole, secondo i legali, le motivazioni di Musk potrebbero essere influenzate dai suoi interessi commerciali nel campo dell’intelligenza artificiale, in particolare attraverso la sua società xAI. E la causa sembra essere una strategia per indebolire il competitor OpenAI nel mercato dell’IA mondiale; anche perché viene difficile credere che proprio ora Elon Musk possa davvero avere a cuore lo sviluppo dell’intelligenza artificiale a beneficio dell’umanità, come chiesto dal Papa nel suo messaggio al vertice mondiale di Parigi sull’IA.





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