“Serve più efficienza ed equità”

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Sanità pubblica, tema sensibile per Governo e Regioni. Voce di bilancio prioritaria per i bilanci regionali e voce di trasferimento essenziale tra governo centrale e regioni. Un tema che si lega all’autonomia differenziata e al rischio che i divari tra sanità pubblica del nord e del centro sud possano aumentare. Poi, tema ricorrente per il servizio Sanitario nazionale, quello delle liste d’attesa che, se non risolte portandole almeno a tempi più accettabili, rischiano di spostare ingenti somme di denaro pubblico verso la sanità privata. Infine, il rapporto con il “mondo” della sanità: l’emorragia di medici e specialisti dal SSN, la carenza di medici di base e di personale infermieristico. A Palazzo Chigi è stata l’occasione per un confronto ampio su diversi temi della sanità a partire proprio dalle liste d’attesa fino ai medici di famiglia. Un Servizio sanitario nazionale più efficiente e soprattutto più equo è obiettivo comune del Governo, delle Regioni e dei partiti di maggioranza per migliorare i servizi ai cittadini”. Lo afferma il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, al termine del vertice di maggioranza che lo ha visto riunito a Palazzo Chigi insieme alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.  Presenti al tavolo anche il presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli-Venezia Giulia il leghista Massimiliano Fedriga e quello della Regione Lazio Francesco Rocca

Orazio Schillaci, Ministro della Sanità. Insieme a Meloni ha presieduto un vertice di maggioranza. Presenti Salvini, Tajani, Giorgetti e i governatori di Friuli Venezia-Giulia Fedriga e Rocca della Regione Lazio (ansa)

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Intanto la fondazione Gimbe ha reso noti i dati sulla mobilità sanitaria interregionale. Nel 2022 ha raggiunto la cifra record di 5,04 miliardi di euro, il livello più alto mai registrato e superiore del 18,6% a quello del 2021 (euro 4,25 miliardi). I dati elaborati dalla Fondazione GIMBE confermano anche il peggioramento dello squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno verso Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che si confermano le Regioni più attrattive. “Questi numeri – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – certificano che la mobilità sanitaria non è più una libera scelta del cittadino, ma una necessità imposta dalle profonde diseguaglianze nell’offerta dei servizi sanitari regionali. Sempre più persone sono costrette a spostarsi per ricevere cure adeguate, con costi economici, psicologici e sociali insostenibili”.  

Nino Cartabellotta, la Fondazione GIMBE ha presentato i dati sulla mobilità sanitaria 2022

Nino Cartabellotta, la Fondazione GIMBE ha presentato i dati sulla mobilità sanitaria 2022 (LaPresse)

Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, evidenzia il dossier di GIMBE, raccolgono da sole il 94,1% del saldo attivo della mobilità sanitaria, ovvero la differenza tra risorse ricevute per curare pazienti provenienti da altre Regioni e quelle versate per i propri cittadini che si sono spostati altrove. A pagare il prezzo più alto sono Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, che insieme rappresentano il 78,8% del saldo passivo. 

“Il divario tra Nord e Sud non è più solo una criticità, ma una frattura strutturale del Servizio Sanitario Nazionale – avverte Cartabellotta – che rischia di aggravarsi con la recente approvazione della legge sull’autonomia differenziata. Una riforma che, senza adeguati correttivi, finirà per cristallizzare e legittimare le diseguaglianze, trasformando il diritto alla tutela della salute in un privilegio legato al CAP di residenza”. 

La mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti da altre Regioni, si concentra per oltre la metà in Lombardia (22,8%), Emilia-Romagna (17,1%) e Veneto (10,7%), seguite da Lazio (8,6%), Piemonte (6,1%) e Toscana (6,0%). Sul fronte opposto, a generare i maggiori debiti per cure ricevute dai propri residenti in altre Regioni, sono Lazio (11,8%), Campania (9,6%) e Lombardia (8,9%), che da sole rappresentano quasi un terzo della mobilità passiva, con un esborso superiore ai 400 milioni di euro ciascuna.  

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