Settimana corta, scontro alla Camera sulla proposta di legge per le 32 ore a pari stipendio: cosa cambierebbe

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Diana Cavalcoli

La Camera ha approvato, per 29 voti di differenza, la richiesta della maggioranza di rinviare in commissione la proposta. Mancherebbero le coperture ma per Pd e M5s il governo non vuole aprire il confronto

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Scontro in Parlamento sulla proposta di legge per la settimana corta. A ottobre è stata depositata dalle opposizioni una pdl per l’introduzione in via sperimentale della settimana lavorativa, a parità di salario. Si lavorerebbe in azienda 32 ore invece che 40. La discussione del testo però è apparsa da subito in salita con reciproche accuse tra le parti politiche.  La Camera ha infatti approvato mercoledì 12 febbraio, per 29 voti di differenza, la richiesta della maggioranza di rinviare in commissione la proposta. 

Lo scontro in Aula

In Aula il presidente della commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto (FdI) ha chiesto il rinvio per via delle coperture: «Sul provvedimento si è riunito il comitato dei nove per l’eventuale esame delle proposte emendative ma alla luce dei lavori della commissione Bilancio e del testo che ci ha fornito, emergono delle criticità sotto i profili di copertura finanziaria, oltre ad alcuni rilievi che la commissione Bilancio ha formulato. Si parla di possibili effetti onerosi per la finanza pubblica e di portata normativa rispetto al provvedimento in esame. La stima è nell’ordine di 8 miliardi di euro».




















































Le critiche di Pd e M5s

Immediata la reazione di Pd e M5S. «La destra fa sempre la stessa mossa: quando si tratta dei diritti di chi lavora, sceglie sempre la strada dell’insabbiamento, del rinvio, della fuga», dice la segretaria dem Elly Schlein. «La settimana corta è la bussola che in tutta Europa sta guidando le grandi democrazie. Persino Giorgia Meloni oggi fa fatica ad andare contro una domanda che viene da lavoratori e imprese. Continueremo a incalzarli: abbiano il coraggio di fare una proposta e aprire un confronto», aggiunge. E il leader del M5S, Giuseppe Conte, attacca: «Oggi in Parlamento sono scappati di nuovo, mentre si discuteva proprio la nostra pdl per sperimentare anche in Italia la `settimana corta´. Dicono che mancano i soldi? Una scusa ridicola di chi investe tutto in armi, non tassa gli extraprofitti miliardari delle banche e aumenta gli stipendi ai ministri».

Cosa dice il testo

Ma cosa cambierebbe con l’approvazione del testo? Oltre la riduzione dell’orario a 32 ore settimanali senza intaccare i salari si prevede per le imprese che adottano il nuovo sistema l’esonero per tre anni dal versamento dei contributi a carico dei datori di lavoro in misura pari al 30% per le grandi realtà mentre per le piccole e medie l’esonero sarebbe al 50% (che sale al 60% in caso di lavori gravosi). Tra i vantaggi nel testo si fa riferimento ad aumenti di produttività, crescita dell’occupazione, riduzione dei costi con il contenimento del turnover (nuove assunzioni, cessazioni, formazione) oltre all’impatto sul benessere dei lavoratori. 

Con un’eventuale approvazione della legge l’Italia si unirebbe alla Spagna come Paese all’avanguardia sui temi dell’organizzazione del lavoro. A Madrid poche settimane fa il governo ha dato un primo via libera al passaggio da 40 a 37,5 ore per il lavoro settimanale. Una svolta che potrebbe cambiare la vita di circa 12 milioni di lavoratori nel paese. 

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13 febbraio 2025

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