Napoli, no parchi urbani ai privati. La protesta: “Diventeranno inaccessibili per chi non paga”


“Finirà come per le spiagge: anche i parchi urbani diventeranno off-limits per chi non paga”. Francesco Giannino indossa una maschera e mostra un volantino, tutt’intorno parte un coro: “Il verde non si tocca”. Piazza Dante, cuore di Napoli: manifesta la Comunità Parchi Pubblici di Napoli, un comitato che raggruppa una serie di associazioni e realtà cittadine, dal Parco sociale Ventaglieri allo Sgarrupato, dallo Scugnizzo Liberato al Collettivo Parco Diano.
Puntano l’indice contro la bozza del regolamento del verde pubblico e privato, sulla quale il Comune di Napoli sta lavorando in queste settimane: è l’atto finale di un lungo lavoro della Commissione al verde e prevede – punto critico – l’apertura ai privati per la gestione di parchi e giardini pubblici, come si legge nella bozza del documento: l’articolo 31 consente, infatti, forme di partenariato pubblico-privato “con contratti di concessione per la realizzazione e la gestione e manutenzione di aree verdi comunali”, con l’opportunità di “realizzare, da parte del gestore, eventi per la cittadinanza, anche a pagamento, purché compatibili con la destinazione dell’area”. Quanto basta per far insorgere una parte della cittadinanza: “Il Comune racconta la favola dell’apertura al territorio e delle opportunità di valorizzazione ma passa sotto silenzio i rischi legati alla privatizzazione, con la priorità per eventi a pagamento e una sicura limitazione dell’accesso ai parchi”, denunciano così i manifestanti, un capannello di persone che si raccoglie intorno all’edicola simbolo delle paure della città, overtourism in primis. “Chiediamo all’amministrazione di Napoli di assumersi in modo diretto, adeguato ed esclusivo la responsabilità della gestione, manutenzione e guardiania dei parchi”, aggiungono. Sottolineando l’esigenza di tavoli di confronto ad hoc che favoriscano la partecipazione delle comunità di residenti alla vita dei parchi.

Joaquin Mutchinick è argentino, ma vive a Napoli da diversi anni: “Le scuse per giustificare la dei beni comuni sono sempre le stesse, abbiamo il diritto di chiedere pretendere che l’amministrazione svolga i suoi compiti senza deroghe, coinvolgendo chi vuol partecipare e non chi vuol lucrare e realizzare affari a scapito della collettività”.
Emma Buondonno, architetto, già assessora al Comune di Avellino, si unisce alla protesta: “A Napoli manca un Piano del Verde comunale, che traduca una visione d’insieme concreta sul futuro green della città”.
“Il regolamento è in via di definizione e abbiamo convocato per martedì tutti gli interessati a contribuire al suo perfezionamento, compresi i manifestanti e i privati interessati”, ribatte Fiorella Saggese, presidente della Commissione Verde. “Siamo aperti al dialogo, pur ribadendo l’intenzione di aprire alla collaborazione dei privati in un’ottica virtuosa, disciplinando l’utilizzo dei parchi urbani e senza che il Comune ne perda il controllo. – aggiunge – Le difficoltà nell’assicurare una guardiania e l’ormai acclarata penuria di giardinieri, legata allo svuotamento di Napoli Servizi, costringerebbe altrimenti alla chiusura forzata di parchi che possono e devono, invece, aprirsi sempre più a napoletani e turisti”.
Il confronto potrebbe dunque essere serrato: il comitato presenterà una serie di emendamenti alla bozza del regolamento. Compreso quello che sintetizza la visione di un verde pubblico che resti tale: “Non sono previste attività di gestione, concessione, affidamento di parchi e/o giardini pubblici, né di porzioni di parchi e/o giardini pubblici, a privati e/o gruppi di cittadini, associazioni, enti e società private”. E ancora: “Da escludere ogni tipo di collaborazione con i privati sia per quanto attiene alla manutenzione (ordinaria e straordinaria), alla guardiania e custodia, alla gestione dei parchi e/o giardini pubblici nè di porzioni di essi”. Posizioni agli antipodi.



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