Mafia, il superlatitante palermitano Giovanni Motisi morto in Colombia? Verifiche dell’ambasciata italiana a Bogotà


L’ambasciata italiana a Bogotà sta effettuando le necessarie verifiche. Accertamenti e controlli che verosimilmente non saranno semplici perché Giovanni Motisi potrebbe essere stato ricoverato in ospedale con falso nome. Circolano indiscrezioni sulla morte, in Colombia, del mafioso Giovanni Motisi, ricercato dal 10 dicembre del 1999 e inserito, ai primi posti, nella lista dei “most wanted” del Viminale. 

Giovanni Motisi, “‘u pacchiuni” (“il ciccione”) 66 anni, palermitano doc, è ricercato dal ’98 per omicidio, dal 2001 per associazione di tipo mafioso e dal 2002 per strage. Dal 1999 è ricercato anche in campo internazionale. Ha l’ergastolo da scontare, il killer di fiducia di Totò Riina, secondo un collaboratore di giustizia presente anche quando si parlò per la prima volta di ammazzare il generale Dalla Chiesa. 

Una delle ipotesi, avanzata fino a qualche anno fa, era che potesse essere nascosto in Francia. Angelo Casano, che per un periodo è stato subalterno di Motisi, ha raccontato che nel 2002 il boss fu destituito dalla reggenza di Pagliarelli. Al suo posto tornò Nino Rotolo, trasferito ai domiciliari per motivi di salute. “Si mettono in contatto con lui e manifestano che Motisi aveva una gestione molto strana del mantenimento – raccontava Casano ai pm Maurizio De Lucia e Roberta Buzzolani –. Non si faceva mai vedere, non dava mai risposte. Al che Rotolo mandò a chiamare Motisi per avere spiegazioni”. Casano sapeva pure che Motisi accettò la destituzione, decise di occuparsi solo ed esclusivamente della latitanza, e venne accompagnato dalle parti di Agrigento dove si sarebbe nascosto nel 2004. Nell’Agrigentino, fino al suo arresto, dettava legge Giuseppe Falsone, boss arrestato nel 2010 dalla gendarmeria francese a Marsiglia. Ed è anche su queste basi che è nata la pista francese.

Adesso, dopo che nell’aprile dello scorso anno, la polizia diffuse – per agevolare le ricerche – un nuovo identikit di Motisi, frutto della rielaborazione della fisionomia del volto con il sistema “Age progression”, le indiscrezioni sulla presunta morte del boss in Colombia e le verifiche dell’ambasciata italiana.

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La tecnica Age progression consiste nell’invecchiamento fisionomico progressivo, partendo dalla studio e dall’attualizzazione di alcuni specifici profili antropometrici che caratterizzano la famiglia di appartenenza del ricercato. Sfruttando le professionalità e le avanzate tecnologie del Servizio di polizia scientifica sono state “rivisitate” e attualizzate alcune immagini del latitante, risalenti agli anni ’80 ed alla fine degli anni ’90. Questa attività tecnica ha consentito di realizzare un prototipo con alcune possibili variazioni degli attuali connotati del viso di Motisi. Si tratta di un ulteriore tentativo di stringere il cerchio delle indagini per arrivare alla cattura del pericoloso latitante. Il nuovo identikit agevolerà il lavoro degli investigatori del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Palermo, ma potrà servire anche a sollecitare la collaborazione dei cittadini.

Nel ’99, durante la perquisizione della villa di Motisi a Palermo, all’Uditore (nei pressi di via Bernini, la stessa zona in cui ha trascorso gli ultimi anni di latitanza Totò Riina con la moglie e i figli) spuntò una fitta corrispondenza tra lui e la moglie Caterina Pecora, figlia di costruttori in odore di mafia. Ovvero bigliettini recapitati da ‘postini’ fidati assieme a vestiti e regali.

Giovanni Motisi nella lista dei ricercati latitanti più pericolosi

Ed è dello stesso anno l’ultima ‘apparizione’ certa in Sicilia di “‘u pacchiuni”, alla festa di compleanno della figlia: nelle foto ritrovate diversi anni dopo risaltano le pareti coperte con lenzuola bianche per non far riconoscere il posto. Da allora, più niente o quasi tanto da alimentare il sospetto – ricorrente nelle grandi latitanze – che Motisi possa essere morto. Ma la caccia a ‘u pacchiuni, non è stata dichiarata definitivamente chiusa. Fino alla notizia che circola in queste ore su un presunto decesso in Colombia.

Nel 2007 Gianni Nicchi, ‘u picciutteddu, il picciotto diventato capomafia a Pagliarelli, il regno dei Motisi, prima di finire in carcere, aveva dato mandato a qualcuno di trovargli un collegamento con il latitante per frenare l’avanzata di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, i signori di San Lorenzo. Nel 2016 Giovanni Motisi è stato inserito nella lista dei criminali più ricercati d’Europa promossa dall’Europol.



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