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Dopo l’approvazione della legge regionale sul suicidio assistito in Toscana, il Popolo della Famiglia di Firenze interviene nel dibattito, esprimendo una ferma opposizione al provvedimento e lanciando un appello al Parlamento affinché riaffermi il proprio ruolo nella definizione delle norme che regolano la materia. Il referente fiorentino del movimento, Pier Luigi Tossani, in una nota ha evidenziato un aspetto significativo riportato dal quotidiano Il Post:
“Nel centrodestra, Fratelli d’Italia e Forza Italia avevano annunciato un voto contrario e lo hanno confermato in aula; la Lega aveva inizialmente lasciato libertà di voto ai suoi 8 consiglieri, ma martedì ha deciso di votare contro”. Su questo punto, Tossani ha espresso apprezzamento per la scelta della Lega Toscana, definendola un segnale positivo di evoluzione politica:
“Ci complimentiamo con la Lega per la scelta fatta in quello che ci piace definire come un percorso di crescita. Da una posizione di indeterminatezza è passata dalla parte della vita, cosa che è sempre bella, buona e giusta. A stare dalla parte della vita non si sbaglia mai. E ci auguriamo di essere stati anche noi del Popolo della Famiglia della Toscana a contribuire a questa scelta, con l’accorata lettera aperta che prima del voto abbiamo indirizzato al Presidente della Regione Eugenio Giani, ai Referenti dei sette gruppi consiliari presenti in Regione e al nuovo Presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Amoroso”.
Il Popolo della Famiglia ribadisce la propria contrarietà alla legge approvata dalla Regione Toscana, contestandone la legittimità. Tossani sostiene che il suicidio assistito sia stato introdotto nell’ordinamento italiano senza un reale vuoto normativo, considerando che la materia era già regolata dagli articoli 579 e 580 del Codice Penale, che puniscono rispettivamente l’omicidio del consenziente e l’istigazione o aiuto al suicidio.
Secondo Tossani, la sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019, che ha parzialmente depenalizzato il reato in seguito al caso DJ Fabo, avrebbe di fatto scavalcato il Parlamento, influenzando l’agenda politica e forzando l’introduzione del suicidio assistito nel sistema giuridico italiano:
“La Consulta si è sostituita al potere legislativo parlamentare. Il quale, fino ad oggi, ha lasciato fare, lasciandosi dettare l’agenda dalla Consulta stessa. Si ha l’impressione che vi sia una sinergia tra diversi attori istituzionali affinché il suicidio assistito entri prima nella cultura, poi nella pratica e infine a pieno titolo nella legislazione della nostra comunità nazionale”.
Il Popolo della Famiglia contesta anche l’idea di autodeterminazione avanzata dai promotori della legge, in particolare dal leader dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato:
“Il modello di civiltà al quale vogliamo riferirci è antitetico a quello della falsa autodeterminazione spacciata per libertà di scelta. La vita va difesa tutta intera, dal concepimento alla morte naturale, altrimenti si crea un alibi per eliminarla a nostro comodo. La vita dell’uomo non dipende dalle tendenze del momento, ma deve essere ontologicamente salvaguardata”
La battaglia ora passa al Parlamento
Il movimento pro-life invita ora il Governo a impugnare la legge regionale, giudicandola incostituzionale in quanto non di competenza regionale, e auspica un dibattito parlamentare che ristabilisca il principio della tutela assoluta della vita.
“La vera battaglia per la vita non si è svolta martedì scorso in Regione Toscana, ma comincia adesso in Parlamento. Vedremo presto se il potere esecutivo e quello legislativo vorranno mantenere la loro prerogativa, trovando argomenti per difendersi dagli interventi della magistratura. E vedremo quale ruolo vorrà giocare, in questa partita fra la vita e la morte, ciascun partito politico” conclude Tossani.
Un tema destinato a rimanere al centro del dibattito politico nazionale, tra chi difende il diritto all’autodeterminazione e chi, come il Popolo della Famiglia, chiede una netta inversione di rotta e una riaffermazione dei valori della vita e della dignità umana.
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