Battaglia tra vecchi leghisti e Salvini per prendersi il pratone di Pontida


È il luogo dove tutto è nato: il prato dei raduni della vecchia Lega Lombarda. I fuoriusciti dal partito salviniano, grazie a una sentenza del Tribunale di Milano, hanno intenzione di mettere le mani sul pratone. Salvini, ora, cerca la strategia dell’arrocco per accaparrarsi quel bene

Strategia dell’arrocco per Matteo Salvini che gioca d’anticipo sulle mosse di un crescente movimento nordista di ritorno, il quale potrà anche rimettere al centro il Nord, ma senza l’Alberto da Giussano e, con ogni probabilità, lontano dal pratone dei comizi di Pontida.

I vecchi simboli della Lega

Salvini ha da tempo preso le distanze dal vecchio Carroccio, se non altro per evitare che i 49 milioni di rate da saldare allo Stato ricadano sulla Lega per Salvini. Però il vicepremier non ne disdegna i simboli che in politica, sia in fase di presentazione delle liste, che nel segreto dell’urna, hanno ancora un certo valore.

Ecco quindi che, circa un mese fa, Matteo Salvini ha ottenuto dal ministero del Made in Italy la potestà dell’Alberto Da Giussano, il leggendario guerriero protagonista della battaglia di Legnano, divenuto l’emblema del Carroccio, dell’ascesa di Umberto Bossi e delle istanze autonomiste. Così, quale effetto plastico di tale novità, quest’anno il consiglio federale della vecchia Lega Nord non dovrà neppure scomodarsi a concedere a Salvini l’uso del simbolo dell’Alberto da Giussano, perché nel frattempo è diventato suo. Più precisamente, il 9 gennaio scorso l’Ufficio brevetti e marchi del Mimit ha approvato la registrazione del logo di Alberto da Giussano, soddisfacendo così la richiesta presentata dal ministro e vicepremier Matteo Salvini il 15 giugno del 2018. In quella stessa data, il vicepremier e segretario della Lega aveva depositato anche la domanda per la registrazione di altri due loghi, uno contenente il simbolo della “Lega Salvini Premier” e l’altro solo con la scritta “Lega” e l’immagine del condottiero lombardo. Anche per questi due marchi, il 9 gennaio è stata concessa l’approvazione dall’Ufficio brevetti.

L’Alberto da Giussano

Quando queste novità sono giunte all’orecchio del leghista della prima ora, Giuseppe Leoni, rimasto fedele al credo bossiano e che, insieme ad altri leghisti, sta cercando di ricreare un movimento autonomista, ha fatto un balzo sulla sedia. Se non altro perché Leoni, che di mestiere fa l’architetto, quel simbolo l’ha disegnato: «Il Butti, che era di Viggiù, forse potrebbe rivendicarlo. Non certo Matteo. Che c’entra Matteo con un simbolo storico e territoriale?». Il riferimento è all’artista Enrico Butti, che dell’Alberto da Giussano faceva statuette in bronzo fra la fine del ‘800 e i primi del secolo successivo. Il Butti è scomparso quasi cent’anni fa, mentre il Salvini si muove veloce nella strategia dell’arrocco e, secondo fonti ben informate, la prossima mossa potrebbe essere quella di portare a casa il pratone di Pontida, prima che ci pensi qualcun altro a portarselo via. Infatti, nel paragrafo “L’evoluzione prevedibile della gestione” del bilancio 2023, ultimo disponibile, la Lega Nord scrive che si sta studiando «uno sviluppo di strategie e sinergie future che consentano al Movimento sia di perseguire l’obiettivo di un razionale efficientamento dell’attività e del suo complessivo assetto organizzativo».

Il pratone

Il fazzoletto verde della bergamasca è di proprietà della Pontida Fin, una srl controllata al 99,99 per cento dalla Lega Nord e allo 0,01 per cento da Umberto Bossi, e detiene la proprietà della maggior parte dei beni immobiliari della Lega, dalla sede di via Bellerio 41 al prato di Pontida, per un totale di immobilizzazioni materiali da 5,7milioni e un patrimonio netto da 3,6milioni di euro. Si tratta del portafoglio della Lega Nord, come si deduce dal bilancio di quest’ultima: la Pontida Fin è posta a bilancio per un valore di 7,1 milioni di euro.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

La società ha un patrimonio netto negativo per 11,6 milioni di euro. Versa circa 75mila euro l’anno per il debito verso lo Stato che, essendo a tasso zero, ha raggiunto un valore attualizzato da 18 milioni di euro anziché gli iniziali 69 milioni. Il bilancio è firmato dall’amministratore federale della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania, Giulio Centemero.

Dunque, il vero gioiello della Lega Nord è contenuto in Pontida Fin e sono i beni immobiliari di via Bellerio e del pratone di Pontida. Che potrebbero cambiare di mano per via di una sentenza di primo grado di metà dicembre 2024 da parte della giudice della Quinta sezione civile del Tribunale di Milano, Sarah Gravagnola. La togata, con la sentenza di primo grado, ha stabilito che la Lega Nord deve versare un maxi risarcimento da 3 milioni di euro allo storico legale di Bossi, Matteo Brigandì. Il risarcimento è «a titolo di compensi professionali, oltre interessi sul compenso forfettario di 250mila euro dal 31 dicembre di ciascun anno (dal 2000 al 2012) e interessi “dovuti” dall’anno 2000 al mese di ottobre 2012 in forza della scrittura del gennaio 2012 a firma dell’avvocato Brigandì e dell’onorevole Bossi».

L’eredità di Brigandì

Brigandì, che è stato a lungo il legale del Carroccio, dopo essere stato assolto penalmente dalle accuse di patrocinio infedele e autoriciclaggio, aveva avanzato una causa civile, lamentando di non aver ricevuto le parcelle annuali in qualità di capo dell’ufficio legale interno del partito. Il procedimento è durato parecchio, soprattutto perché la Lega contestava la veridicità del documento firmato dal Senatùr, ma ora la giudice lo ha dichiarato autentico, dopo una consulenza tecnica d’ufficio. Non è stata accolta invece dal giudice un’analoga richiesta di Brigandì nei confronti della Lega Salvini Premier e, a questo punto, è la sola Lega Nord a dover risarcire Brigandì.

La sentenza di primo grado è provvisoriamente esecutiva e questo vuol dire che, anche se la Lega Nord decidesse di impugnarla e andare in appello, dovrebbe prima versare all’avvocato Brigandì i 3 milioni dovuti. Tuttavia il mese scorso Matteo Brigandì è venuta a mancare, e gli eredi stanno valutando come portare avanti l’azione legale dell’avvocato torinese che, a parole, avrebbe lasciato a Giuseppe Leoni il compito di portare avanti quella battaglia legale. E, prima di andarsene, avrebbe anche spiegato ai suoi come fare. Non essendo possibile rifarsi sulla Lega per Salvini, l’azione sarebbe quella di avviare una procedura esecutiva sui beni della Lega Nord e sulle azioni da questa detenuta nell’unico bene di valore, ovvero sulla Pontida Fin, cercando quindi di prendersi il pezzo pregiato della vecchia e nuova Lega: la sede di Via Bellerio e, soprattutto, il pratone di Pontida per ridarlo agli autonomisti che tanto agognano la possibilità di rialzare il capo per reindirizzarlo verso i progetti originali.

© Riproduzione riservata



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Prestito personale

Delibera veloce

 

Source link