Fabio Verona: economista alla banca nazionale finlandese


In sottofondo i dolcissimi versetti di Leonardo, un anno, il terzogenito. Le sorelline Aurora ed Ellen, 5 e 3 anni, sono alla scuola materna. Fabio Verona, classe 1978, di Gussago, è in congedo di paternità per 3 mesi. Vive a Helsinki con la moglie Julia e lavora alla Banca centrale finlandese.

Verona, da economista a papà a tempo pieno?
Questo è il terzo congedo di paternità. Qui in Finlandia è normale. Con le mie bambine ero stato a casa 6 mesi.

Da quanto vive in Finlandia? E come ci è arrivato?
Abito e lavoro qui dal settembre 2012. Dopo aver girovagato in Europa e nel mondo ho fatto il dottorato in economia a Oporto, in Portogallo. E durante il dottorato ho trascorso un anno a New York, alla Columbia University. Bellissima esperienza: abitare a Manhattan è qualcosa di incredibile ma adesso non ci vivrei più.

E come è finito a Helsinki?
Una volta concluso il dottorato in economia, è normale fare il job market, il mercato del lavoro per gli economisti.

In cosa consiste?
Si fa richiesta a tutte le istituzioni che cercano economisti. Si valuta l’offerta, si manda la documentazione necessaria: se l’istituzione è interessata ti chiama per un primo colloquio che, dai tempi del Covid, si fa on line.

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Il passo successivo?
Se li convinci, ti invitano ad andare a visitare la loro sede: può essere un’università, una banca centrale, un istituto di ricerca. Di solito si fa un seminario, si parla con i vari dirigenti, i potenziali futuri colleghi. Se sono interessati c’è l’offerta, poi si contratta.

La Banca centrale finlandese era l’unica possibilità?
No, ma questa era la proposta migliore.

Il suo percorso scolastico?
Elementari e medie a Gussago, superiori all’Itis. E all’università ingegneria gestionale a Brescia. Quando ho deciso di fare l’Erasmus, la mia prima scelta era Helsinki. Però, visto il numero di posizioni e le graduatorie, l’università mi ha mandato in Portogallo. Ci sono stato 7 anni tra i 2 Erasmus e il dottorato in economia. Mi è piaciuto tantissimo, a Oporto vivevo sul mare, era splendido. Ma evidentemente Helsinki era nel mio destino.

E in Italia mai un’opportunità?
L’avrei presa in considerazione se solo l’avessi avuta, magari dalla Banca d’Italia. Essere all’estero non è sempre facile. Nonostante sia sposato con la finlandese Julia e abbia 3 figli, prendo comunque in considerazione l’ipotesi di tornare o di andare altrove. I bambini sono piccoli e non vanno ancora a scuola: sarebbe più semplice ora.

Ha il doppio passaporto?
Nota dolente.

In che senso?
Sono solo cittadino italiano. Parlo bene il portoghese, ma il finlandese non mi entra in testa. C’ho provato ma senza la giusta convinzione.

E come fa a vivere nella capitale della Finlandia senza saperne la lingua?
Al lavoro parliamo inglese, in città idem. Ma per avere la cittadinanza bisogna passare il test di finlandese. Mia figlia di 5 anni, che parla perfettamente l’italiano e il finlandese, mi prende in giro: papà, questo non si dice così. E ride. Devo mettermi più d’impegno. Tre parole le so, se devo spiaccicare qualcosa ce la faccio ma capirlo e parlarlo come si deve…

Lei è cresciuto a Gussago.
Sì. Mio padre Renato è stato presidente della società di calcio. Ci ho pure giocato per 5 anni, poi sono passato all’Ospitaletto e ho fatto pure un biennio nelle giovanili del Brescia: ho avuto come allenatori Lorenzo Ciulli e Gianluca Inversini. Ero centrocampista centrale. Poi sono tornato nel Gussago.

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Una promessa del calcio.
Mi sono dovuto fermare e il treno era passato. Ma anche da qui tifo Brescia. E quando c’era Joronen, i miei colleghi e i miei amici qui a Helsinki lo seguivano con simpatia.

È sempre stato affascinato dall’idea di andare all’estero?
L’Erasmus l’avevo fatto nel 2002. Mi è piaciuto subito stare lontano da casa, sono diventato indipendente: ho imparato a cucinare, tenere la casa, fare la lavatrice. Ho capito che si può sopravvivere anche senza la mamma.

E stirare?
Imparato pure quello.

Com’è la vita in Finlandia?
Abito in centro a Helsinki. Funziona tutto abbastanza bene ma anche dopo più di 10 anni non mi sono ancora abituato al chiaroscuro. In estate ci sono 20 ore di luce: vedi il tramonto a mezzanotte e se ti svegli alle 3, puoi goderti l’alba. L’inverno è il contrario: il sole arriva alle 10 del mattino e alle 3 del pomeriggio sta già tramontando.

Il clima?
Raramente, in estate, si superano i 25 gradi. D’inverno si va sottozero di parecchio.

E lo sopporta?
Sì, qui vendono giacconi adatti per ripararsi dalle temperature rigidissime. I 5 gradi di Brescia sono peggio dei -20 di Helsinki. In Italia il freddo è umido, qui è secco.

E come si fa con i bambini dell’età dei suoi figli?
All’asilo fino a -10 gradi li portano fuori a giocare tutti i giorni, senza problemi: mattina e pomeriggio. I più piccoli, nel passeggino o nella culla, li mettono a dormire in terrazza. I pediatri finlandesi raccomandano che con l’aria fresca dormono meglio. In Italia mi darebbero del matto. Qui io lo faccio, fino ai -10 gradi. In Italia, no.

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Cosa fa alla Banca centrale finlandese?
Ricerca: al 50 per cento su richiesta della banca, il resto per ciò che interessa a me.

Faccia un esempio.
La banca mi chiede di studiare nuovi modelli economici per fare previsioni. E questo assorbe il 50 per cento del mio orario di lavoro. Il restante 50 mi occupo di macroeconomia.

Com’è l’Italia da lontano?
È la meta preferita dei colleghi per le ferie. E tra le più gettonate c’è il lago di Garda.

Il personaggio italiano più femoso in Finlandia?
Berlusconi torna in ogni discorso anche ora che è morto. E sa perché? È l’unico Premier della storia della Repubblica ad avere governato per un’intera legislatura. In Finlandia gli esecutivi, a parte uno degli ultimi, stanno in carica per 4 anni. E i miei colleghi non capiscono come mai da noi un governo duri in media solo 13-14 mesi.

Come è messo con il cibo?
Mi piace il piatto tipico finlandese: il filetto di renna ai ferri. Per il resto mangio italiano, naturalmente.
Vincenzo Corbetta

Fonte: Bresciaoggi

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