I metalli e le terre rare ucraine sono diventati la nuova moneta di scambio tra Kiev e Donald Trump. Il presidente Zelensky ha tentato in tutti i modi di trasformare la ricchezza mineraria del suo Paese in un assegno per le forniture militari del Pentagono e, in piccola parte, il suo piano sta riuscendo. Il tycoon e i suoi ora ne parlano come di un punto fondamentale di ogni trattativa e il vicepresidente Vance venerdì a Monaco ha avuto un colloquio privato con la delegazione ucraina per discutere di un memorandum che ha al centro contratti da miliardi di dollari.
Ma di cosa parliamo esattamente quando si tratta di metalli e terre rare? Mentre per i primi non esiste una classificazione universale, le seconde sono scandio, ittrio e lantanio, più 14 elementi detti «lantanidi». Sebbene la definizione suggerisca il contrario, le terre rare non sono affatto introvabili.
SONO PRESENTI su quasi tutta la crosta terrestre ma in concentrazioni spesso bassissime che fanno lievitare i costi di estrazione a dismisura. Dunque trovare giacimenti abbastanza grandi da renderne l’estrazione redditizia è ciò che le rende rare. Oltre al fatto che negli ultimi decenni l’industria legata alle nuove tecnologie e alle energie rinnovabili ne ha iniziato a fare un uso massiccio. Per questo, la maggior parte degli studi le hanno posizionate ai primi posti tra gli asset strategici che ogni superpotenza cercherà di controllare da qui ai prossimi anni. Il maggior produttore mondiale di terre rare è la Cina, che con il 30% circa delle riserve mondiali scoperte è diventata il monopolista globale. Secondo alcune stime Pechino deteneva il 97% del mercato nel 2011, calato al 70% del 2022, ma continua a controllare l’85% dei processi di trasformazione. Nella classifica gli Stati uniti sono il secondo produttore, con il 15,5% dei giacimenti. Seguono Myanmar e Australia. Secondo Global Affairs delle 115 milioni di tonnellate di riserve mondiali di elementi di terre rare stimate nel il 2021 ben 44 milioni erano detenute dalla Cina. La quale fornisce a Washington (dati triennio 2019-2022) il 72% delle terre rare utilizzate negli Usa.
DUNQUE, NELL’OTTICA della nuova guerra commerciale contro la Cina, per Trump appropriarsi dei diritti di sfruttamento di un territorio potenzialmente ricco di tali risorse diventa fondamentale. Non sappiamo con quanta premeditazione, dato che la rielezione di Trump era ancora incerta, lo scorso 16 ottobre Volodymyr Zelensky ha posizionato ai primi posti del suo «Piano per la vittoria» presentato al parlamento ucraino proprio questi metalli. «L’Ucraina detiene risorse naturali, tra cui metalli e terre rare, per un valore di migliaia di miliardi di dollari. Abbiamo uranio, titanio, litio, grafite e altre risorse strategiche e di enorme valore che intensificheranno la competizione globale».
DA QUEL MOMENTO in poi Kiev ha iniziato a redigere relazioni segrete che sono diventate proposte di accordi sulla sicurezza, sugli investimenti e sullo sfruttamento di tali risorse naturali. Tra questi, quello presentato dalla delegazione ucraina a quella statunitense venerdì scorso è il più consistente. Del resto, ancora prima dell’invasione russa, Zelensky aveva già invitato (2021) Elon Musk a visitare il suo Paese. «Le batterie al litio ucraine potrebbero interessare uno dei maggiori produttori di auto elettriche al mondo» aveva spiegato l’allora vice-capo dell’ufficio presidenziale Igor Zhovkva. Ora, nelle stime fatte dagli uffici ministeriali ucraini, quello minerario è considerato uno dei 9 settori fondamentali per il rilancio dell’economia post-bellica, tanto che nella conferenza di Londra del giugno 2023 la ministra dell’Economia di Kiev, Yulia Svyrydenko, ha parlato delle «più grandi riserve europee di litio, titanio e di significativi depositi di altri minerali» pronti da sfruttare.
Secondo il Servizio statale di geologia e sottosuolo ucraino le riserve di litio del Paese ammontano a circa 1/3 di quelle accertate in Europa (circa il 3% dei giacimenti mondiali). Inoltre: l’Ucraina è tra i primi 5 paesi per riserve di grafite, tra i primi 10 per il titanio (il giacimento di titanio di Stremygorod nella regione di Zhytomyr è uno dei più grandi al mondo), al primo posto in Europa e all’undicesimo nel mondo per l’uranio.
NON POSSEDIAMO una mappa esatta perché secondo una vecchia legge sovietica, mantenuta dai governi post-indipendenza, vige il divieto di pubblicare la quantità di riserve di litio, titanio e uranio. Anche se lo sfruttamento dei giacimenti non è a un livello avanzato (per mancanza di fondi e per una legislazione farraginosa) l’Ucraina ha sempre esportato queste materie prime, anche verso la Russia. Si pensi che molte delle strutture di potenza della fusoliera del bombardiere russo Tupolev Tu-160, che oggi bombarda le città ucraine, sono realizzate in titanio in larga parte estratto dalle miniere ucraine.
Tre anni di guerra e quasi il 27% del territorio nazionale occupato dai russi hanno impoverito le disponibilità minerarie ucraine (soprattutto di litio), ma tutto sommato in modo non significativo. Per le terre rare, tuttavia, il discorso è molto diverso: l’area del più grande giacimento del Paese (che secondo gli studi dovrebbe svilupparsi dalla costa del Mar Nero e risalire lungo il confine pre-bellico tra le regioni di Zaporizhzhia e Donetsk) è in buona parte occupato dalle truppe di Mosca.
COME PENSA di poterlo sfruttare la Casa bianca non è chiaro, dato che sarebbe assai strano scoprire che l’amministrazione Usa non conosce l’esatta ubicazione di ciò che tanto desidera. In Ucraina la questione circola sulle chat di Telegram e sui blog e in questi giorni più di una persona ci ha detto, quasi sghignazzando: «La cosa più divertente è che Trump ora si impegna tanto per qualcosa che poi non potremo dargli».
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