Salve a tutti e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Così è (se vi pare)”.
Poiché sono convinto che la mafia non è stata sconfitta, ma è ancora molto forte, ed è in grado di esercitare un potere di attrazione anche tra i giovani – come dimostrano i 181 arresti effettuati a Palermo nei giorni scorsi -; questa sera mi occuperò dell’industria del crimine, vale a dire delle attività illegali riconducibili a cosa nostra, camorra, ndrangheta, sacra corona unita, mafia nigeriana e organizzazioni criminali dell’Europa dell’Est.
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Un’industria, quella legata alle varie forme di mafia, che fattura una cifra come 40 miliardi di euro, un volume d’affari che la colloca al quarto posto della graduatoria dei principali gruppi industriali del paese, subito dopo l’Eni (93,7 miliardi di euro), l’Enel (92,9 miliardi), il Gestore dei Servizi Energetici (55,1 miliardi).
Mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona unita, mafia nigeriana, ecc… messe insieme guadagnano più di Stellantis (l’ex fiat per intenderci), Telecom, Prysmian, Leonardo.
Un riscontro, questo, tirato fuori dalla CGIA di Mestre lavorando sui report di Medio Banca e Banca d’Italia.
Capirete che si tratta di un dato impressionante, ma che è addirittura sottostimato: in quanto non è possibile misurare anche i proventi riconducibili alle infiltrazioni delle cosche mafiose nell’economia legale.
Basti pensare che in base ai dati disponibili sarebbero 150.000 le imprese che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate ad organizzazioni mafiose.
Scavando ancora più a fondo sulla loro diffusione territoriale si scopre che le attività imprenditoriali maggiormente a rischio sono quelle che operano nelle città metropolitane del Nord, del Centro e del Sud del Paese. Nessuna area dello Stivale è esente!
Infatti a guidare la classifica delle imprese potenzialmente legate a contesti di criminalità organizzata ci sono Napoli con 18.430 imprese su 256.106 unità produttive, Roma con 16.716 aziende su 335.534 imprese, Milano con 15.644 aziende su un totale di unità iscritte pari a 314.018. Seguono Caserta, Brescia, Palermo.
Per quando concerne la Sicilia subito dopo Palermo che occupa il primo posto di questa particolare classifica con 4.016 imprese su 80.604, troviamo Catania con 3.291 aziende su un totale di imprese iscritte pari a 84.938, Trapani con 1.534 su 39.585, Messina con 1.327 su 47.927, Agrigento con 954 imprese su 34.481, Ragusa con 885 su 31.986 aziende, Siracusa con 863 imprese su 31.173. Caltanissetta ed Enna occupano gli ultimi due posti della graduatoria rispettivamente con 790 su 20.377 e 366 su 13.229 imprese iscritte.
Una presenza, quella di cosa nostra e delle organizzazioni criminali, che non risparmia nessuna Regione e nessuna provincia siciliana, che è ancora viva e vegeta grazie alle sue doti camaleontiche che sono quelle di adattarsi alle circostanze in cui deve operare, sfruttando con prontezza le opportunità che offre il mercato.
Quindi, nonostante i colpi inferti dalla magistratura e dalle forze di polizia, la piovra – che come abbiamo visto si è trasformata in camaleonte – è ancora forte, come testimoniano anche i dati di questi ultimi dieci anni (2013-2023) sulle estorsioni, che sono aumentate del 66,2 per cento con un picco di più 128,3 per cento nel Nord-est.
Le Regioni dove si sono registrate maggiori denunce sono, nell’ordine: Trentino Alto Adige (+281,3 per cento); Lazio (+127,3 per cento); Emilia Romagna (+122,3 per cento), la Sicilia registra una percentuale del 37,6 per cento.
Per quando concerne le province siciliane a registrare maggiori denunce di estorsioni nel periodo considerato sono: Agrigento (+87,0 per cento), Palermo (+81,7 per cento), Trapani (+78,8 per cento), Caltanissetta (+457 per cento), Messina (+39,3 per cento), Ragusa (+13,9 per cento). Seguono: Catania con una percentuale di +12,3 per cento, Siracusa con il +4,7 ed Enna con meno 31,6 per cento.
Un fenomeno, quello delle estorsioni, che – secondo la Direzione Investigativa Antimafia – continua a diffondersi senza ricorrere come prima a minacce e all’uso della violenza, ma costringendo i titolari delle imprese ad assumere persone da loro indicate, a utilizzare i servizi delle imprese suggerite, a rifornirsi nelle aziende “amiche” o addirittura proponendo fatturazioni false.
Ma se è vero che le mafia con le scommesse illegali guadagna cento volte di più delle estorsioni, come sostengono in tanti, c’è da chiedersi perché continua a taglieggiare commercianti e artigiani?
La risposta che mi sento di dare a questa domanda è una sola: lo fanno per controllare il territorio e per non perdere la loro identità.
Pertanto, considerato che le mafie sono sempre più potenti e dispongono di molti soldi e di conseguenza possono reclutare i migliori cervelli e gli operatori più qualificati in grado di mettere a disposizione il loro know-how tecnologico, occorre capire che per battere questo mostro non bastano i convegni, le dichiarazioni roboanti di politici, sindacalisti e rappresentanti di associazioni di imprese (cose per carità anche utili), serve però ben altro! Che cosa? E nello specifico, cosa sarebbe necessario fare?
Lo scopriremo insieme questa sera! Non ci resta che darvi appuntamento alle ore 20.00 con la nostra prima visione trasmessa sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!
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