Caso Paragon tra difese di Nordio, report su Casarini e segreto di Stato


Il governo italiano ha invocato il segreto di Stato sul caso Paragon, evitando di rispondere alle interrogazioni parlamentari riguardanti l’uso dello spyware Graphite per sorvegliare giornalisti e attivisti, sebbene Nordio abbia comunque smentito un coinvolgimento della Penitenziaria.

Nel frattempo Mediterranea annuncia di voler diffondere un report indipendente con importanti aggiornamenti sullo spionaggio a Luca Casarini.

Ancora novità sul caso Paragon. Nella giornata di ieri il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha ricevuto una lettera dal sottosegretario Mantovano, delegato del governo per i servizi segreti.

Nella missiva si specifica che ogni ulteriore dettaglio sulla vicenda “deve intendersi classificato e, ai sensi dell’articolo 131, comma 1 del regolamento della Camera, anche se richiamato in futuri atti non potrà formare oggetto di informativa da parte del governo se non nella sede del Copasir”.

Apposto dunque il segreto di Stato: “le uniche informazioni pubblicamente divulgabili” sono quelle fornite dal ministro Luca Ciriani durante il question time del 12 febbraio.

Tuttavia, intervenendo in Aula durante un question time oggi alla Camera, il ministro Nordio ha comunque chiarito che “nessuna persona è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024 e nessuna mai intercettata dalla penitenziaria”. Parole che hanno generato l’immediata replica dell’ex premier Matteo Renzi: “Se nessun Ministero è responsabile dell’acquisto del Trojan israeliano allora sono solo i servizi ad avere questo strumento. Ma se i servizi hanno intercettato un giornalista, Alfredo Mantovano ha mentito. Oggi Nordio ha messo molto in difficoltà Mantovano: ecco perché Mantovano non voleva che Nordio rispondesse in Aula”.

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IL REPORT INDIPENDENTE

Nel frattempo Luca Casarini ha reso noto che la ONG Mediterranea Saving Humans pubblicherà il report indipendente di The Citizen Lab che rivelerebbe come lo spionaggio ai suoi danni sia iniziato nel febbraio 2024, molti mesi prima della scoperta del software spia, avvenuta il 31 gennaio 2025.

L’analisi dell’attacco informatico subito dal capomissione di Mediterranea potrebbe fornire elementi utili per risalire alla fonte dell’operazione e, potenzialmente, identificare la società privata incaricata dello spionaggio e il relativo committente. La presenza di Graphite nel telefono della vittima, rilevata già nel novembre 2024 e confermata da Meta il 31 gennaio 2025 dopo verifiche approfondite, indica che solo agenzie governative possono aver avuto accesso a questa tecnologia, secondo quanto affermato da Citizen Lab. Risulta inoltre fondamentale individuare l’origine del primo attacco avvenuto nel febbraio 2024 e comprendere il processo di costruzione dell’infrastruttura di sorveglianza tramite spyware, al fine di chiarire tutti gli aspetti dell’operazione.

Gli esperti di Citizen Lab sottolineano la gravità dello spionaggio illegale avvenuto a febbraio 2024, ritenendo necessario approfondire l’indagine civile su quanto accaduto. L’uso di questo tipo di attacchi, in genere – viene fatto notare –  indica un monitoraggio governativo con l’intento di estendere il controllo anche alle persone vicine al bersaglio. Viene inoltre valutata positivamente la segnalazione tempestiva di Meta attraverso Facebook e WhatsApp. L’analisi in corso sembra rivelare solo una parte di un quadro più ampio e complesso.

COME FUNZIONA IL SEGRETO DI STATO SUL CASO PARAGON

Il segreto di Stato in Italia è uno strumento che il governo può utilizzare per proteggere informazioni delicate, soprattutto quando la loro diffusione potrebbe mettere a rischio la sicurezza nazionale, le relazioni internazionali o il lavoro dei servizi segreti.

A regolare questi aspetti è la Legge n. 124 del 2007, che definisce chi può apporlo, per quanto tempo e in quali casi. La decisione ultima spetta al Presidente del Consiglio, che ha facoltà di revocarlo in qualsiasi momento.

Il Parlamento ha il compito di controllare l’uso del segreto di Stato, ma non può annullarlo. Se un’inchiesta della magistratura si scontra con un’informazione coperta dal segreto, a decidere è la Corte costituzionale, nei cui confronti il segreto non ha valore. Se il premier decide di confermarlo, il magistrato non può proseguire con le indagini su quella parte del caso.

Diffondere informazioni coperte da segreto di Stato è un reato grave e chi lo fa rischia il carcere. Se a violarlo è un funzionario pubblico o un membro dei servizi segreti, le pene sono ancora più severe.

L’articolo 131 del regolamento della Camera invocato da Mantovano stabilisce invece le modalità in cui l’esecutivo può rifiutarsi di rispondere a un’interrogazione parlamentare: “Il Governo può dichiarare di non poter rispondere indicandone il motivo – in questo caso, il segreto di Stato – Se dichiara di dover differire la risposta, precisa in quale giorno, entro il termine di un mese, è disposto a rispondere”.

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Non è chiaro, comunque, se il Governo abbia facoltà di secretare informazioni su un corpo di polizia giudiziaria, né quale sia nel concreto l’atto su cui viene apposto il segreto di Stato.

LA DENUNCIA DELL’ODG E DELL’FNSI

Le opposizioni e le organizzazioni giornalistiche hanno espresso preoccupazione per l’assenza di chiarezza e per l’impatto sulla libertà di stampa e sui diritti costituzionali. L’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana hanno presentato oggi una denuncia contro ignoti, chiedendo maggiore trasparenza sullo scandalo che ha coinvolto diversi giornalisti italiani.





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