colloqui positivi a Riad. Zelensky protesta e parla di ultimatum. Il tycoon lo scarica


Nel muro invalicabile che sanciva un distacco irreversibile tra gli Stati Uniti e la Russia, sembra finalmente essersi aperto un varco a Riad.
Ho motivo di credere che la parte americana ha iniziato a capire meglio la nostra posizione“, ha detto a margine degli incontri, l’assistente presidenziale della Russia Yuri Ushakov all’emittente RBC, spiegando che la parte russa ha valutato la conversazione, costruttiva.
Durante i negoziati, durati quattro ore e mezza, oltre a Ushakov hanno partecipato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, mentre gli Stati Uniti erano rappresentati dal segretario di Stato Marco Rubio, dall’assistente per la sicurezza nazionale Mike Waltz e dall’esperto di Medio Oriente Stephen Whitkoff.
Mosca, in sostanza, ha concordato con la posizione espressa dal segretario di Stato americano Marco Rubio, secondo cui Russia e Stati Uniti devono essere guidati dai rispettivi interessi nazionali. Entrambe le parti hanno riconosciuto che, quando questi non coincidono, è necessario evitare conflitti e cercare soluzioni diplomatiche. Hanno inoltre mostrato interesse nel riprendere le consultazioni su questioni geopolitiche e hanno concordato di accelerare la nomina degli ambasciatori nelle rispettive capitali, risolvendo definitivamente le problematiche relative al lavoro dei diplomatici.
Dal lato americano, il segretario di Stato Marco Rubio ha evidenziato che la risoluzione del conflitto in Ucraina aprirebbe opportunità di cooperazione con la Russia in ambito geopolitico ed economico. Tuttavia, il processo richiederà una “diplomazia complessa e intensa”, con concessioni da tutte le parti. Trump intende risolvere il conflitto in modo equo, prevenendo un suo eventuale rinnovo nel futuro.
Uno spazio all’ultima fila delle trattative sarà riservato all’Europa, già umiliata dallo scacco matto teso da Washington con l’avvio delle trattative a sorpresa, mentre i suoi leader erano arroccati sull’imperativo categorico della “pace attraverso la forza”.
La delegazione russa ha ribadito che la presenza di truppe NATO in Ucraina, anche sotto bandiera europea o nazionale, è inaccettabile per Mosca. Confutato con risolutezza inoltre il “piano di Kellogg” sulle concessioni territoriali dal Cremlino che si è espresso anche contro l’introduzione di peacekeeper in Ucraina da parte dei paesi della NATO, compresi quelli europei, in qualsiasi formato.


Nessuna intesa a Parigi. L’Europa pensa a trincerarsi investendo tutto nella guerra

Un’idea, quest’ultima, che è stata portata avanti durante il vertice di emergenza convocato da Emmanuel Macron a Parigi, descritto dai media occidentali come oltremodo “deludente”.
La pubblicazione Politico ha evidenziato che i leader europei non sono riusciti a trovare una risposta rapida alle pressioni di Trump. Dopo una riunione durata tre ore e mezza, non sono emerse nuove idee congiunte, e le discussioni si sono concentrate sull’invio di truppe in Ucraina, senza raggiungere l’intesa. Polonia, Germania e Danimarca si sono opposte a tale ipotesi, mentre il Primo Ministro britannico Keir Starmer ha sottolineato che l’invio di peacekeeper richiederebbe garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti.
Macron ha affermato che il lavoro continuerà sulla base delle proposte della Commissione europea, sia per sostenere l’Ucraina che per rafforzare la difesa europea, in linea con l’agenda definita al vertice di Versailles del 2022.

Vertice sull’Ucraina e la sicurezza in Europa

E la linea dell’organo UE non potrebbe essere più delirante e pericolosa. “Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l’Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L’Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all’Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa“, ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ha già proposto di aumentare le spese militari europee in armi a quota 3% del Pil. Ovviamente previ tagli consistenti al welfare che già nel 2025 dovrebbe essere ridimensionati di 12 miliardi di euro.
Un’idea condivisa con grande entusiasmo dal segretario di Stato Usa, J. D. Vance e, ovviamente, dal segretario generale della NATO, Mark Rutte, che dopo aver dato il benestare ad investimenti nella Difesa senza precedenti, ha subito ricevuto il plauso del complesso militare industriale.
A seguito delle sue dichiarazioni, infatti, le azioni delle principali aziende del settore della difesa hanno registrato significativi rialzi durante i primi scambi di lunedì. In Germania, il gruppo Renk ha visto un balzo del 12%, mentre Rheinmetall è salita dell’8,4% e Hensoldt del 6,5%. Nel Regno Unito, BAE Systems ha registrato un incremento del 5,25%. Oltremanica, in Francia, Thales ha chiuso con un +3,75% e Dassault Aviation con un +6,67%. In Italia, Leonardo ha segnato un aumento del 4,3%, mentre la svedese Saab ha guadagnato il 6,5%. Questi movimenti riflettono una rinnovata attenzione degli investitori sul settore della difesa in seguito alle recenti dichiarazioni politiche.
Che dire… l’Europa, umiliata, calpestata, inetta e consegnata all’irrilevanza politica, ecco che ottiene rivalsa nel consegnare il suo futuro all’altare della guerra, trasformandosi in un incantevole giardino di trincea da cui Washington prenderà le distanze, ricevendo altresì laute rendite per le commesse militari in crescita, garantite dai maggiori investimenti nella difesa.

Il futuro dei colloqui tra Washington e Mosca

Nel prossimo futuro, si prevede di avviare un processo di stabilizzazione in Ucraina, con consultazioni regolari tra le due parti, una volta che avranno nominato le proprie squadre di negoziazione. Il rappresentante speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina, Keith Kellogg, sta lavorando con Kiev e l’Europa per facilitare il dialogo con la Russia, mentre Washington nominerà un rappresentante separato per questo scopo.
Mosca e Washington hanno anche concordato di rimuovere gli ostacoli alla cooperazione economica reciprocamente vantaggiosa. Gli Stati Uniti hanno proposto una moratoria sugli attacchi alle infrastrutture energetiche, ma la Russia ha precisato di colpire solo obiettivi militari, non civili.
Durante i negoziati, le parti hanno discusso tutti i temi che dividono ancora i due paesi. L’assistente presidenziale russo Yuri Ushakov ha sottolineato che Mosca e Washington sono interessate a promuovere le relazioni bilaterali, tenendo conto degli interessi reciproci. Tuttavia, l’incontro tra i presidenti Putin e Trump non avverrà la prossima settimana, e le date precise rimangono incerte, richiedendo ulteriori negoziati.

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Volodymyr Zelensky e Donald Trump

Trump: colloqui positivi. Zelensky protesta e parla di ultimatum. Il tycoon lo scarica

Volodymyr Zelensky? Non pervenuto. La delegazione americana prima dei negoziati di martedì ha persino ignorato domande sull’assenza dell’Ucraina durante l’incontro, riferisce Reuters.
Uno smacco certamente non gradito dal leader ucraino che ha dichiarato di non accettare “alcun ultimatum” riguardo alla fine del conflitto con la Russia. Durante una conferenza stampa tenutasi dopo i colloqui ad Ankara con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Zelensky ha sottolineato che Russia e Stati Uniti stanno discutendo un “ultimatum” proposto dal Cremlino sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
Pare che in questi giorni si stiano svolgendo negoziati nello stesso spirito, ma tra rappresentanti russi e statunitensi. Si parla ancora una volta dell’Ucraina, ma senza l’Ucraina“, ha affermato Zelensky. “Mi chiedo: se non abbiamo accettato simili ultimatum nel momento più difficile, perché si pensa che lo faremo ora?”.
Il leader ucraino, sempre più isolato, ha continuato a sognare l’Ucraina nell’Alleanza Atlantica. “Credo che l’Ucraina diventerà membro della NATO, ma oggi non sentiamo un sostegno concreto da parte degli Stati Uniti. Sappiamo che loro e molti partner europei non appoggiano la nostra adesione, un risultato che rispecchia il desiderio della Russia. Rimangono altre garanzie possibili: un forte esercito ucraino e la presenza di truppe alleate, dagli Stati Uniti all’Europa“, ha concluso.
Un forte risentimento aleggia nell’aria e Donald Trump non ha mancato di adoperare la sua solita schiettezza dalla residenza di Mar- a-Lago, dicendosi “deluso” dalla contrarietà espressa dall’Ucraina in merito alla riunione a Riad.
Secondo il tycoon i colloqui in Arabia Saudita tra le delegazioni di Stati Uniti e Russia, sono invece andati “molto bene”. Parole che segnano un distacco ormai concreto tra Kiev e Washington.

Foto © Imagoeconomica

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