Rimuovere gli argini per dare libero sfogo al corso d’acqua, con benefici sia per la biodiversità, sia per l’agricoltura, sia per attività di svago. Stiamo parlando della riqualifica di circa 400 metri del canale Ramello, situato nella palude d’importanza nazionale Ciossa Antognini, e che tocca i territori dei comuni di Cadenazzo e Locarno. «È uno dei progetti più importanti promossi dalla Fondazione del Parco del Piano di Magadino, sin dalla sua nascita», sottolinea il direttore Giovanni Antognini che abbiamo incontrato direttamente sul posto. Un progetto che prevede un investimento di 1,2 milioni di franchi, sostenuto da Confederazione, Cantone e Comuni, così come dalla Fondazione Blue Planet Virgina Böger X.X. L’obiettivo? «Riattivare la dinamica naturale del corso d’acqua, favorendo da un lato le specie animali e vegetali presenti nel comparto e dall’altro lottando contro la diffusione delle neofite invasive», precisa da parte sua il progettista Marco Nembrini co-titolare dello studio di consulenza e ingegneria ambientale Oikos. I lavori sono iniziati da circa un mese e dovrebbero terminare a fine maggio.
Campi rialzati e di qualità migliore
La palude d’importanza nazionale Ciossa Antognini e il canale Ramello sono un hotspot di biodiversità unico a livello svizzero, nel quale vivono anche specie ittiche che troviamo unicamente nel Piano di Magadino, come il curioso pesce cobite mascherato, fortemente minacciato di estinzione. Il progetto prevede un allargamento del corso d’acqua, che era stato incanalato circa un secolo fa. Contemporaneamente verrà bonificata l’area circostante. Come? Grazie al materiale di scavo che, oltre a permettere la riqualifica palustre, sarà utilizzato anche per la bonifica agricola: «Il terreno dei campi sarà ristrutturato e rialzato di 40 centimetri (garantendo così maggiore sicurezza in caso di esondazioni) con materiale di buona qualità», spiega Nembrini. Campi che devono anche subire l’invasione di neofite invasive come il poligono del Giappone. E la lotta contro queste specie è uno degli obiettivi della Fondazione. In questo contesto vi è anche la volontà di combattere l’espansione del gambero rosso della Louisiana, altra specie alloctona presente nei corsi d’acqua che minaccia la biodiversità.
«La riqualifica di questo canale è un progetto di vasta portata, volto a soddisfare esigenze naturalistiche, ma anche di svago», prosegue poi Antognini. A questo proposito è prevista la realizzazione di una torretta di osservazione – particolarmente adatta agli amanti del ‘bird-watching’, ma che potrebbe essere utilizzata anche dalle scuole per attività didattiche – raggiungibile tramite una passerella in legno che forma un percorso ad anello immerso nella natura. «Una zona delimitata dedicata ai visitatori che dovrebbe così permettere di lasciare indisturbate le altre aree riqualificate e palustri», precisa il direttore. Sempre in ambito svago, va poi segnalato che attraverso quest’area transita anche la pista ciclabile del Parco. Insomma, il progetto, oltre a soddisfare tutti i macro obiettivi della Fondazione, «garantisce un maggiore equilibrio tra svago e natura, permettendo una migliore preservazione della fauna e della flora del Piano di Magadino».
Due anni di progettazione e sei mesi di cantiere
E proprio i numerosi interessi in gioco (natura, agricoltura, svago e così via) richiedono il coinvolgimento di diversi attori, compresi parecchi enti cantonali come la Sezione forestale, quella dell’Agricoltura, l’Ufficio caccia e pesca o quello della Natura e del paesaggio. Un processo partecipativo durato quasi 2 anni che ha consentito alla Fondazione di capire le esigenze e gli interessi dei diversi protagonisti e di ottenere il loro consenso per passare all’azione. Il cantiere vero e proprio durerà invece circa 6 mesi. Anche se gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo: le condizioni meteo potrebbero influenzare i lavori, che sono già di per sé complicati a causa, ad esempio, dell’acqua di falda che, come voluto, si appropria del terreno limitando il raggio d’azione dei mezzi pesanti.
‘Dopo i lavori, una fase di monitoraggio’
In ogni caso il cantiere è solo una delle diverse fasi del progetto: «Una volta terminati i lavori vi saranno ancora altre cose da fare», spiega Nembrini. È infatti prevista una fase di monitoraggio: «I nuovi ambienti ricreati seguiranno un’evoluzione naturale ma sorvegliata, che comprende la gestione della vegetazione e delle piante invasive e il controllo della nuova dinamica idraulica del canale. Verrà anche verificato che le nuove sponde non subiscano un’erosione troppo marcata, che la confluenza nell’altro canale funzioni correttamente e che il corso d’acqua continui ad assolvere la sua funzione primaria, ovvero far scorrere l’acqua verso il lago Maggiore». Il termine specifico per definire questo processo è ‘rinaturazione controllata’.
Protezione della natura ma non solo
Ricordiamo che la Fondazione del Parco del Piano di Magadino è nata grazie all’approvazione da parte del Gran Consiglio nel 2014 del relativo Piano di utilizzazione cantonale. Uno strumento che ha quindi permesso di intervenire più facilmente sul territorio, dando il giusto peso sia alla protezione della natura, sia ai bisogni dell’agricoltura, tenendo contemporaneamente conto di tematiche quali lo svago e la didattica. L’obiettivo ultimo della fondazione è in ogni caso la preservazione e il miglioramento di un’area di importanza nazionale e internazionale sul piano della biodiversità. A tal proposito nel 2023 era ad esempio stato presentato il progetto di valorizzazione del biotopo di Vigna Lunga-Trebbione a Gudo a beneficio, in particolare, di specie protette e a rischio di estinzione. E sempre sul territorio di Gudo, in zona Progero, partiranno in questi giorni i lavori per rispettivamente la creazione di due stagni naturali e la realizzazione di uno specchio d’acqua artificiale. E questo per garantire in particolare la riproduzione delle specie di anfibi presenti nel comparto. Tornando alla Ciossa Antognini, lungo il lato nord della riserva naturale, sono pure previsti interventi volti a creare un sistema di depressioni (lanche, stagni e paludi) con l’obiettivo di contenere la proliferazione di neofite invasive, migliorare il valore naturalistico del comparto e, non da ultimo, limitare i costi per la messa in sicurezza della linea di alta tensione soprastante.
Si diceva prima degli interessi in gioco. In questo contesto va infine ricordato che è ancora in fase di progettazione il potenziamento – prevista una spesa di circa 60 milioni di franchi – della rete di 80 chilometri di canali presenti sul Piano di Magadino per assicurare una maggiore capacità idrica. E questo per garantire una maggiore sicurezza in caso di alluvioni e nubifragi, cercando così di evitare un eventuale allagamento dei campi. Un progetto – promosso in questo caso dal Consorzio correzione fiume Ticino – che deve tener conto di richieste contrapposte giunte principalmente dai settori agricolo e ambientalista: il primo chiede che non venga sacrificato troppo terreno produttivo, mentre il secondo sollecita l’inserimento di più zone naturali lungo i canali.
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