Sanità, al Veneto 11 miliardi di euro: «Piano per aumentare gli stipendi»


di
Michela Nicolussi Moro

L’importo dal Fondo sanitario nazionale, il sottosegretario Morelli: 380 milioni in più. L’assessora regionale Lanzarin: «Casa e nido per chi sta nel pubblico»

Per il 2024 al Veneto è andata una quota del Fondo sanitario nazionale di 10,8 miliardi, 380 milioni in più rispetto al 2023. Lo ha annunciato il 17 febbraio a Palazzo Balbi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), Alessandro Morelli: «Il Fondo sanitario nazionale 2024 ammonta a 134 miliardi a fronte dei 128 miliardi del 2023, quindi è cresciuto di 5 miliardi. Nel 2025 saliremo a 136 miliardi, il governo si è impegnato ad aumentare le risorse della sanità soprattutto per far fronte alla maggiorazione dei costi e all’adeguamento salariale dei dipendenti. L’incremento dello stanziamento per il Veneto è legato alla crescita della spesa farmaceutica e dei costi energetici e al potenziamento dell’assistenza territoriale».

Le spese nel dettaglio

A cosa siano serviti i 380 milioni in più lo spiega nel dettaglio l’assessore a Sanità e Sociale, Manuela Lanzarin: «Intanto di questi 10,8 miliardi di euro, 850 milioni sono stati distribuiti alle aziende sanitarie e 620 rimangono nella quota accentrata, che serve anche a garantire l’equilibrio di bilancio. Negli ultimi 13 anni il Veneto ha sempre chiuso in pareggio i conti della sanità. Inoltre garantiamo 30 milioni di prestazioni extra Lea (cioè non corrisposte dal Servizio sanitario nazionale ma pagate dalla Regione, in modo che l’utente versi solo il ticket, ndr). Quanto ai 380 milioni in più ci hanno permesso di garantire al meglio i Livelli essenziali di assistenza in ospedale e sul territorio; di fronteggiare le liste d’attesa riservando lo 0,4% del Fondo sanitario regionale, cioè 49,9 milioni, al pagamento di prestazioni aggiuntive rese dal personale del servizio pubblico e all’overbudget del privato accreditato; di pagare 100 euro l’ora le prestazioni extra dei medici in Pronto Soccorso; di far fronte ai rinnovi contrattuali — aggiunge Lanzarin —. Con 55 milioni nel triennio 2024/2026 rinnoviamo poi i contratti della cooperazione sociale per l’assistenza ad anziani, minori, disabili e soggetti colpiti da dipendenze. Infine abbiamo iniziato la formazione dell’infermiere di famiglia e aumentato l’assistenza domiciliare al 10% degli over 65 aventi diritto». «I soldi in più coprono a malapena i rincari energetici e quelli legati all’inflazione — obietta Vanessa Camani, capogruppo del Pd —. Il Veneto è l’unica regione a non lamentarsi dei tagli alla sanità».




















































Il personale che non si trova

Ma il vero nodo è quello del personale, che non si trova. «Un problema che riguarda tutta la pubblica amministrazione — ha detto Morelli — lo testimoniano i bandi pubblici: non riusciamo a coprire i posti messi a gara. Lo stipendio del pubblico impiego non regge i costi di vita eccessivi di molte città, quindi l’impegno del governo è di aumentarlo. Stiamo ragionando con alcune Regioni, tra cui il Veneto, per corrispondere contributi finanziari ai dipendenti pubblici, anche attraverso benefit». Quali potrebbero essere nel Veneto lo anticipa l’assessore Lanzarin: «Tante Usl stanno già offrendo a medici e infermieri l’alloggio nelle loro foresterie o in altri spazi, messi a disposizione pure per gli ambulatori dei medici di famiglia. Poi ci sono convenzioni per gli affitti, soprattutto in Polesine e nel Bellunese, e il Nido per i figli piccoli. Stiamo conducendo un monitoraggio per capire quante Usl l’abbiano già al proprio interno». Intanto, per il triennio 2024/2026, è stata approvata in Consiglio regionale la norma che alza i fondi integrativi del personale in ogni azienda sanitaria dell’1%-2%, per un totale di 150 milioni all’anno. Da corrispondere a medici, infermieri e Oss al lavoro in zone e servizi disagiati.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Burnout e carichi di lavoro

«Dobbiamo non solo trovare personale ma anche trattenerlo — conclude Lanzarin — va impostata una strategia che consenta: una remunerazione all’altezza di quella garantita nel privato; un clima lavorativo più disteso, in grado di evitare il burnout; carichi di lavoro accettabili; la tutela da nuove aggressioni. Abbiamo redatto il Piano di contrasto alla carenza di personale e la settimana prossima, con la cabina di regia, valuteremo anche la situazione di infermieri e operatori sociosanitari. Intanto stiamo procedendo con i rinnovi contrattuali di medici e comparto ospedalieri e lavorando all’integrativo per i dottori di famiglia».

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

18 febbraio 2025

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link